Votazione popolare del 25 settembre e modifica dell’AVS. I quesiti

Chiara De Carli

08/09/2022

12/09/2022 - 11:18

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Tra i quesiti proposti nel prossimo referendum, due sono sull’Avs. Il successo o il fallimento di uno, dipende dal successo o dal fallimento dell’altro.

Votazione popolare del 25 settembre e modifica dell'AVS. I quesiti

Conto alla rovescia per la votazione popolare del 25 settembre. Gli svizzeri, a questo giro, sono chiamati a esprimere la propria opinione su tre temi: allevamenti intensivi, AVS (aumento dell’Iva e riforma) e imposta preventiva.

Si vota per l’Avs

Il secondo e il terzo quesito vertono, dunque, sull’Avs. In modo particolare il primo riguarda l’aumento dell’aliquota dell’Iva a favore, per la quale è richiesta una modifica della Costituzione e per cui è necessario indire un referendum. Il secondo riguarda l’adeguamento delle prestazioni dell’Avs, per cui, invece, la votazione è stata richiesta dal comitato referendario. Essendo i due atti normativi collegati, nel caso in cui anche solo su uno dei due quesiti la popolazione si esprime a maggioranza sul ‘No’, ecco che l’intera riforma fallisce.

Avs a corto di liquidità

Le esigenze della riforma dell’Avs nascono dal fatto che la sua stabilità finanziaria è in pericolo, poiché molte persone nei prossimi anni andranno in pensione e di contro non ci sono sufficienti lavoratori in grado di controbilanciare le uscite a cui l’Avs dovrà far fronte per finanziare le rendite. La riforma punta proprio a garantire il versamento delle rendite per i prossimi 10 anni. Tra le misure individuate dal Consiglio federale per sostenere finanziariamente l’assicurazione per la vecchiaia vi è lo spostamento dell’età pensionabile delle donne da 64 a 65 anni, associato a misure compensative che prevedono: il pensionamento anticipato a condizioni più favorevole per le donne nate tra il 1961 e il 1969, mentre qualora decidano di lavorare fino a 65 anni, riceveranno un supplemento sulla rendita.
Ma per l’Esecutivo non basta. Sono necessari altri provvedimenti per generare delle entrate supplementari, per questo è stato pensato a aumento dell’iva, facendo passare l’aliquota ridotta dal 2,5% al 2,6% e quella normale dal 7,7% all’8,1%. La riforma prevede anche una maggiore flessibilità sul pensionamento. Prevede infatti di scegliere liberamente il momento del pensionamento tra i 63 e i 70 anni e di ridurre progressivamente l’attività lucrativa riscuotendo, di pari passo, rendite parziali. Se invece si sceglie di proseguire con il lavoro oltre i 65 anni, si potranno colmare alcune lacune di contribuzione e migliorare la propria rendita, creando dunque un incentivo per continuare a lavorare anziché scegliere la pensione.

Donne in pensione a 65, una proposta che non piace

La proposta ha destato molto clamore, tanto è vero che diverse associazioni sindacali si sono schierate soprattutto per quanto riguarda l’età pensionabile femminile. Per contro, economisti e Consiglio federale sostengono che sia una manovra giusta e necessaria per garantire la sopravvivenza della previdenza di base.

Votazione sull’Avs: il primo quesito

Il primo quesito sull’Avs chiederà ai cittadini: “Volete accettare il decreto federale del 17 dicembre 2021 sul finanziamento supplementare dell’AVS mediante l’aumento dell’imposta sul valore aggiunto?”
Il Consiglio federale e il Parlamento consigliano dunque di votare “Sì”. In quanto l’aumento minimo dell’Iva garantisce le rendite dell’Avs. Finanziare l’Avs solamente tramite i risparmi significa per Esecutivo e Parlamento ridurre in modo massiccio le prestazioni.
La minoranza in Parlamento, invece, si schiera sul fronte del ‘No’. Respinto il decreto federale, i parlamentari non erano inizialmente contrari allo scostamento dell’Iva, ma avrebbero voluto destinare all’Avs una parte degli utili della Banca nazionale.

Riforma Avs, secondo quesito

Il secondo quesito dell’Avs, rappresenta anche quello più discusso e dibattuto in questi mesi. Chiedono infatti se la popolazione sia concorde o meno a modificare la legge federale per l’Avs: “Volete accettare la modifica del 17 dicembre 2021 della legge federale sull’assicurazione per la vecchiaia e per i superstiti (LAVS) (AVS 21)?”
Il Consiglio federale e il Parlamento, ancora una volta, consigliano di apporre la propria crocetta sul “Sì”. Questo perché le prospettive economiche dell’Avs sono a rischio e per questo necessari dei risparmi. Dunque acconsentendo alla modifica, l’età pensionabile di donne e uomini sarà equiparata, alzando quella delle lavoratrici da 64 a 65 anni, compensato con misure.
Sul fronte del “No”, il comitato referendario forte nel sostenere che i risparmi ci saranno, ma saranno realizzati a scapito delle donne. Lavoratrici a cui la rendita di vecchiaia frutta un terzo in meno rispetto a quelle degli uomini. Una mossa che rappresenta un primo passo verso un ulteriore aumento dell’età pensionabile, tra qualche tempo, a 67 anni. Secondo il comitato referendario, l’Avs 21 è il primo di una serie di progetti di smantellamento che riguardano tutti.

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