Nuovo taglio di produzione per il formaggio Gruyère. È crisi sul mercato estero

Matteo Casari

23 Giugno 2023 - 15:18

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A causa del calo delle esportazioni e degli effetti dell’inflazione, l’Interprofession du Gruyère sta riducendo la sua produzione

Nuovo taglio di produzione per il formaggio Gruyère. È crisi sul mercato estero

Dopo anni di successi e apprezzamento, il Gruyère sta risentendo della crisi. In particolare, la guerra in Ucraina e l’inflazione stanno pesando sulle esportazioni di uno dei formaggi svizzeri più celebri. Questa tendenza, osservata anche da altri produttori del settore, aveva già portato a un calo del 3% delle quote nei primi tre mesi dell’anno rispetto al 2022. A ciò ha fatto seguito un’ulteriore riduzione del 5% all’inizio di aprile.

In occasione della tradizionale riunione degli azionisti tenutasi mercoledì a La Brévine (NE), l’Interprofession du Gruyère (IPG) ha annunciato un taglio della produzione 10% per la fine dell’anno. «La riduzione è significativa, ma necessaria per mantenere un buon equilibrio nelle scorte senza dover abbassare i prezzi», ha dichiarato Philippe Bardet, direttore dell’IPG, al quotidiano romando La Liberté.

Crisi di esportazioni all’estero

Mentre i consumatori svizzeri continuano a consumare buone quantità di Gruyère, i volumi venduti all’estero sono in netto calo. «C’era già stato un leggero rallentamento nel 2022, ma ora stiamo assistendo a un calo del 10-15% delle esportazioni, che non è cosa da poco per la nostra scala», dice il direttore. L’anno scorso sono state consumate 7.500 tonnellate di Gruyère DOP in Europa e 4.000 negli Stati Uniti, quantità già inferiori a quelle del 2021.
«Sul mercato estero, siamo generalmente nella fascia medio-alta. Ma in alcuni mercati è considerato un prodotto di lusso, come vediamo ad esempio in Francia o in Belgio», sottolinea Philippe Bardet.

Una decisione compresa ma pur sempre sofferta

I produttori stanno prendendo con filosofia questa nuova riduzione delle quote, pur ammettendo che le sofferenze del settore sono reali. «Sappiamo cosa sta succedendo, quindi cerchiamo di essere comprensivi, ma è pur sempre difficile. Una riduzione della produzione non è facile da gestire», spiega Didier Roch, produttore e membro del comitato IPG.
«Nessuno nel settore è contento, né i produttori, né i casari, né gli stagionatori. Ma bisogna capire che è il mercato a dettare le regole», aggiunge Pierre-Ivan Guyot, presidente del comitato IPG.

Una serie di sfortune imprevedibili

Questa non è la prima crisi che attraversa il famoso formaggio friburghese. L’ultima risale al 2015: «Da allora abbiamo fatto tutto il possibile per anticipare questo tipo di problemi, ma è impossibile prevedere un evento come la guerra in Ucraina», sospira Roch. «Si possono avere tutti gli strumenti che si vogliono, ma è impossibile prevedere tutto», concorda René Pernet, casaro e membro del consiglio di amministrazione.
Con le quote ridotte, cosa si farà con il latte in eccesso? «Sarà immesso nell’industria. Ci saranno delle scelte da fare nelle aziende agricole. Gli addetti ai lavori sono incoraggiati a produrre meno latte, ma ognuno decide per sé. Noi raccomandiamo anche di non produrre altro formaggio, perché questo non farebbe altro che gonfiare il problema», afferma Bardet.

La qualità non è in discussione

Il direttore dell’IPG è rassicurante e sottolinea la qualità del prodotto, come dimostrano i premi vinti lo scorso anno. I formaggi Gruyère DOP sono stati premiati in concorsi nazionali e internazionali. Il caseificio Montbovon ha vinto uno Swiss Cheese Award, così come l’alpeggio Vacheresse nella categoria Gruyère DOP alpino. Il caseificio Rossens ha invece vinto il Mundial do Queijo in Brasile.
«Il problema è a breve termine: dobbiamo essere presenti sul mercato e mantenere la qualità dei prodotti. È chiaro che l’entusiasmo che stiamo vivendo dal 2017 alla fine è giunto al termine. Dobbiamo fare un passo indietro e assicurarci di evitare nuove crisi», conclude il direttore di IPG.

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