Elon Musk dice addio a Twitter: ma se il tribunale lo costringesse a comprare?

Sara Bracchetti

11/07/2022

11/07/2022 - 12:17

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Venerdì la rinuncia all’accordo, ma secondo gli esperti il ceo di Tesla ha poche possibilità di cavarsela senza danni. Il social network ha assunto il miglior studio legale su piazza per intentare una causa, attesa già all’inizio di questa settimana.

Elon Musk dice addio a Twitter: ma se il tribunale lo costringesse a comprare?

Adesso cominciano i guai per Elon Musk. Perché, secondo gli esperti, il tribunale americano potrebbe costringerlo a completare l’acquisto di Twitter, annunciato e poi declinato come si fa con un invito a cena. Ma, sui mercati, la rinuncia non è così semplice come cambiare idea: quali che siano le ragioni, verranno spiegate dalla Delaware Court of Chancery, alla quale Bret Taylor, presidente del social media, ha dichiarato di volersi rivolgere.

Una clausola capestro nell’accordo

Non accetterà cioè a cuor leggero di perdere i 44 miliardi di dollari promessi dal ceo di Tesla, pari a 54,20 dollari ad azione che però venerdì scorso, dopo l’annuncio del ritiro di Musk, ne valeva in Borsa solo 36. Secondo gli analisti, Musk non ha molte opportunità di passarla liscia: la section 9.9 dell’accordo comunque sottoscritto prevedeva infatti che l’azienda avrebbe avuto il diritto di «far rispettare» gli obblighi contratti da Musk. Il quale, invece, insiste: è stato ingannato da Taylor sia con numeri fittizi - utenti gonfiati per incrementare ad hoc il valore di una compagnia che evidentemente non merita tanto denaro - sia con un cambio di strategia proprio nel corso della trattativa, durante la quale Taylor ha cominciato a licenziare personale.

Il caso Trump e l’inizio della fine

Fine dunque della storia cominciata il 26 marzo, quando Musk aveva contattato il fondatore Jack Dorsey per discutere operazioni di rilancio. Nove giorni dopo aveva annunciato l’acquisto del 9,2% della società, poi che ne sarebbe diventato direttore. Un’altra settimana ancora o poco più ed ecco, il 14 aprile, l’intenzione dichiarata: comprarsi l’intera compagnia, con un’offerta generosissima alla quale i vertici di Twitter non avevano saputo opporre un no. Salvo poi rimanere perplessi dinnanzi all’impegno, chiaramente politico, a ridare accesso a Donald Trump, bandito dopo aver usato la piattaforma contro Joe Biden per dichiararlo perdente alle elezioni e fomentare l’assalto al Congresso, il 6 gennaio 2021.

Il sospetto dei profili fake e spam

Un intervento compiuto grazie a un "fake account", secondo Musk, risentito nei confronti di Joe Biden e dei democratici presumibilmente per il mancato apprezzamento concesso dal governo americano alle auto elettriche di Tesla come vettore per il cambiamento climatico. Dopo aver temporamenamente sospeso l’accordo con Twitter a maggio, in attesa di verificare gli account fake, venerdì la rinuncia definitiva in una lettera inviata in copia alla Sec, la società che controlla la Borsa statunitense: motivata con le colpe del social media che «non ha rispettato gli obblighi contrattuali e non ha fornito le informazioni richieste», relative ai profili fake e spam attivi sulla piattaforma.

Twitter assolda Wachtell, Lipton, Rosen & Katz

Ieri l’indiscrezione di Bloomberg secondo cui Twitter si sarebbe già rivolta allo studio legale Wachtell, Lipton, Rosen & Katz, un’eccellenza nell’interpretazione della legge sulle fusioni, per fare causa a Elon Musk. L’azione legale è attesa per l’inizio di questa settimana.

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