Gli esperti rivedono il Pil al ribasso: per il 2022 la crescita è al 2,6%

Chiara De Carli

15 Giugno 2022 - 11:06

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L’inflazione passa dall’1,9% ipotizzato lo scorso marzo, al 2,5% a cui si accompagnerà un probabile effetto attenuante sull’andamento del consumo privato.

Gli esperti rivedono il Pil al ribasso: per il 2022 la crescita è al 2,6%

La guerra in Ucraina e le condizioni economiche dei partner commerciali della Svizzera fanno riesaminare la crescita del Paese. È quanto emerge dal comunicato diffuso nella mattinata di oggi dalla Segreteria di Stato dell’economia (Seco), dal quale si evince che il gruppo di esperti ha rivisto al ribasso il Pil svizzero al netto degli eventi sportivi: al 2,6% per il 2022 e all’1,9% per il 2023. Questo perché, nonostante l’economia svizzera abbia iniziato positivamente l’anno, a livello internazionale le condizioni appaiono meno rosee.

Primo trimestre

Nonostante le misure adottate nel primo trimestre per contenere l’ultima ondata di coronavirus, la crescita del Pil è stata favorevole. Sostenuta in modo particolare dall’industria. La Seco prospetta un’ulteriore ripresa a seguito dell’allentamento delle normative sanitarie, soprattutto nei settori del tempo libero e dell’industria alberghiera e della ristorazione, è probabile che si manifesti un potenziale di recupero. Dunque, se l’andamento favorevole del mercato del lavoro sostiene i consumi privati, l’inflazione rimane moderata rispetto alla media internazionale. Sulla base degli indicatori attuali, il gruppo di esperti prevede che la ripresa dell’economia svizzera continuerà nel prossimo futuro.

Situazione precaria

L’incognita più grande si nasconde dietro alla guerra in Ucraina e alla debole economia cinese, alle prese ancora una volta con un lockdown a Shangai. Questo quadro rende l’economia internazionale altamente volatile, in particolare quando si tratta di beni d’esportazione russi e ucraini come fonti energetiche e prodotti alimentari e mangimi. Prodotti che hanno registrato un’impennata.
E così, se alla Svizzera poteva andare peggio dal punto di vista inflazionistico, le condizioni in cui versano i principali partner commerciali, hanno effetti frenanti sui settori più esposti dell’economia svizzera. Per questo, oltre ad aver designato una crescita al ribasso, si prospetta al rialzo l’inflazione che passa dall’1,9% ipotizzato lo scorso marzo, al 2,5% a cui si accompagnerà un probabile effetto attenuante sull’andamento del consumo privato.

Economia svizzera in ripresa

Nonostante questo clima di profonda incertezza, l’economia svizzera dovrebbe dunque continuare sulla strada della ripresa dalla crisi del coronavirus con una crescita del Pil superiore alla media, anche se con meno dinamicità rispetto alle previsioni precedenti. Questa ripresa però rimane in balìa delle situazioni economiche dei partner commerciali del Paese a rischio recessione e a deficit energetici e di materie prime.
Gli esperti hanno anche considerato, nella seconda parte dell’arco di tempo previsionale, un rallentamento degli effetti di recupero legati alla pandemia. Ci si può attendere una normalizzazione della congiuntura, a condizione che i fattori che attualmente la rallentano, tra cui spiccano i problemi legati alle catene di approvvigionamento globale e l’elevata inflazione internazionale, si attenuino gradualmente.

Rialzo dei tassi guida

Oltre a ciò si somma la politica monetaria internazionale che avrà probabilmente un effetto frenante. Per il 2023 nel suo insieme, il gruppo di esperti riduce le previsioni di crescita all’1,9% (al netto degli eventi sportivi, previsione di marzo: 2,0 %). L’inflazione media annua dovrebbe scendere all’1,4% (previsioni di marzo: 0,7 %). Anche per il mercato del lavoro il gruppo di esperti si attende un’ulteriore ripresa e prevede un tasso di disoccupazione medio del 2,1 % nel 2022 e del 2% nel 2023.

Rischi congiunturali

Dato l’incremento dei tassi di interesse, si intensificano i rischi associati al forte aumento del debito internazionale. La probabilità di correzioni sui mercati finanziari aumenta. Anche il settore immobiliare continua a essere soggetto a rischi, sia a livello nazionale che internazionale. Infine, non sono da escludere altre ricadute dovute alla pandemia, ad esempio in seguito alla comparsa di nuove varianti. In particolare, vi è il rischio che le nuove misure adottate dalla Cina per contrastare la pandemia, fortemente restrittive, si ripercuotano negativamente sull’economia internazionale.

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# PIL

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