Prospettive di riduzione dei dazi per l’export svizzero

Redazione

12 Novembre 2025 - 21:44

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L’ottimismo torna tra gli imprenditori svizzeri con la possibilità di una riduzione dei dazi statunitensi al 15%, ma quali conseguenze avrà questo sul delicato equilibrio economico e politico? Scopri come l’incontro tra Trump e i leader elvetici potrebbe cambiare le sorti del commercio svizzero.

Prospettive di riduzione dei dazi per l'export svizzero

Il Futuro Economico della Svizzera: Ventilata Riduzione dei Dazi Statunitensi

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Le indiscrezioni di Bloomberg hanno acceso un cauto ottimismo negli ambienti economici elvetici, dove la prospettiva di una riduzione dei dazi statunitensi dal devastante 39% al più gestibile 15% rappresenterebbe una boccata d’ossigeno per l’export svizzero. La notizia arriva in un momento cruciale per la Confederazione, che da mesi si trova sotto la pressione di tariffe doganali senza precedenti imposte dall’amministrazione Trump, le più severe mai applicate dagli Stati Uniti a una nazione industrializzata. L’eventuale accordo, se confermato nelle prossime due settimane, porterebbe la Svizzera sullo stesso piano dell’Unione Europea, che era riuscita a negoziare proprio quella soglia del 15% lo scorso anno. Tuttavia, la cautela rimane d’obbligo: i negoziati commerciali con Washington si sono già dimostrati volatili e imprevedibili, come testimonia l’interruzione improvvisa delle trattative dello scorso luglio, quando sembrava che un’intesa fosse a portata di mano.

La svolta diplomatica sembra essere arrivata grazie all’incontro della scorsa settimana tra Donald Trump e una delegazione di miliardari e dirigenti d’azienda svizzeri nello Studio Ovale, un faccia a faccia che ha evidentemente colpito favorevolmente il presidente americano. L’atmosfera positiva di quell’incontro ha spinto Trump a ordinare al suo rappresentante per il Commercio, Jamieson Greer, di intensificare i negoziati diretti con Berna, segnalando un cambio di passo significativo nella strategia americana. Questo sviluppo rappresenta un’evoluzione importante rispetto alla posizione iniziale dell’amministrazione Trump, che aveva giustificato i dazi del 39% con l’accusa che la Svizzera "rubasse" 40 miliardi di franchi agli Stati Uniti ogni anno attraverso il deficit commerciale bilaterale. Una posizione che il Consiglio federale aveva definito "assurda", sottolineando come tale squilibrio fosse ampiamente compensato dalle importazioni di servizi, settore in cui la Svizzera è tradizionalmente deficitaria con gli Stati Uniti. La presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter aveva respinto con fermezza questa interpretazione, ribadendo l’impegno di Berna per una soluzione negoziale piuttosto che per misure ritorsive. L’approccio diplomatico svizzero, caratterizzato da pazienza e pragmatismo, sembra ora dare i suoi frutti, anche se rimane da vedere quali contropartite Washington richiederà in cambio della riduzione tariffaria.

Le implicazioni economiche di un eventuale accordo si estenderebbero ben oltre i numeri delle esportazioni, toccando settori strategici dell’economia elvetica che hanno già iniziato a mostrare segni di sofferenza. La Banca Nazionale Svizzera ha chiaramente indicato che le prospettive economiche "si sono deteriorate a causa dell’aumento significativo dei dazi statunitensi", mentre i dati sulla disoccupazione mostrano un incremento che, seppur partendo da livelli storicamente bassi, ha raggiunto i massimi degli ultimi quattro anni. Per il Canton Ticino e le imprese della Svizzera italiana, particolarmente esposte ai mercati internazionali attraverso settori come la meccanica di precisione, la farmaceutica e i servizi finanziari, la riduzione dei dazi rappresenterebbe un sollievo immediato per la competitività sui mercati nordamericani. Tuttavia, permane l’incognita delle contropartite che gli Stati Uniti potrebbero richiedere, con voci che parlano di possibili pressioni per l’adozione automatica delle sanzioni americane o l’adesione a boicottaggi di aziende straniere, misure che potrebbero mettere alla prova la tradizionale neutralità svizzera. La questione assume particolare rilevanza in un momento in cui la Svizzera cerca di mantenere il suo ruolo di hub finanziario globale, bilanciando le pressioni geopolitiche con la necessità di preservare le relazioni commerciali con tutti i principali partner internazionali.

La partita che si sta giocando tra Berna e Washington va oltre i semplici numeri commerciali, rappresentando un test cruciale per la capacità della Svizzera di navigare le acque sempre più turbolente della geopolitica economica globale. L’eventuale successo dei negoziati dimostrerebbe che il soft power elvetico, basato su relazioni personali di alto livello e diplomazia economica, mantiene la sua efficacia anche nell’era del protezionismo trumpiano. Resta da vedere se questo approccio riuscirà a conciliare le legittime aspettative americane con la necessità svizzera di preservare la propria autonomia strategica, in un equilibrio che potrebbe definire il futuro delle relazioni economiche transatlantiche della Confederazione.

Domande Frequenti

Quali sono le conseguenze di una riduzione dei dazi per la Svizzera?

Una riduzione dei dazi potrebbe portare a un miglioramento immediato della competitività delle esportazioni svizzere negli Stati Uniti, alleviando la pressione su settori chiave dell’economia.

In che modo le relazioni diplomatiche influenzano questi negoziati?

Le relazioni diplomatiche sono cruciali; un incontro favorevole tra leader può accelerare i negoziati, come dimostrato dall’incontro recente tra Trump e la delegazione svizzera.

C’è il rischio di contropartite indesiderate?

Sì, ci sono preoccupazioni riguardo a potenziali richieste statunitensi che potrebbero compromettere la neutralità svizzera, come l’adozione di sanzioni americane.

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