Banche centrali, quando finirà la politica restrittiva? L’analisi di Elena Guglielmin, Ubs

Chiara De Carli

5 Maggio 2023 - 17:39

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La stretta sui tassi sta avendo un impatto anche sull’economia reale. Ecco cosa ci ha spiegato l’analista di Ubs.

Banche centrali, quando finirà la politica restrittiva? L'analisi di Elena Guglielmin, Ubs

Si conclude una settimana intensa per le piazze finanziarie. Mercoledì la Federal Reserve ha alzato il costo del denaro di 25 punti base, portando il tasso di riferimento a un intervallo del 5-5,25% e nel frattempo ha aperto la porta a una possibile pausa. Il giorno dopo, giovedì 4 maggio, è stata la volta della Banca centrale europea (Bce) che ha portato a sua volta il tasso guida al 3,25% con un incremento di mezzo punto percentuale, in linea con il picco raggiunto nel 2008. Quali sono le prospettive per i prossimi mesi? E come reagirà l’economia reale alla politica monetaria restrittiva? Abbiamo fatto il punto con Elena Guglielmin, Senior Credit Analyst Chief Investment Office Global Wealth Management di Ubs.

Powell nella conferenza stampa del 3 maggio ha prospettato a una pausa nel ciclo del rialzo dei tassi. Una scelta oculata?
«Il tono più accomodante della Fed non preclude un ulteriore rialzo dei tassi a giugno, ma è molto probabile che deciderà di fare una pausa. Sebbene i dati pubblicati finora non la giustifichino di per sé, la Fed deve considerare l’impatto dei 500 punti base di rialzi che ha già implementato e che deve essere ancora completamente assorbito dall’economia reale, come pure la riduzione in corso del bilancio e la stretta creditizia derivante dallo stress del sistema bancario».

Quali sono gli effetti concreti della politica monetaria restrittiva sull’economia reale negli Usa?
«L’economia statunitense sta rallentando. Mentre il PMI manifatturiero ISM ad aprile (47,1) è aumentato rispetto alla lettura di marzo (46,3) ed è stato superiore alle previsioni di consenso, è rimasto in territorio di contrazione (inferiore a 50) per il sesto mese consecutivo. Ciò è in linea con la nostra opinione che il settore manifatturiero sia in una lieve recessione. Anche la crescita del PIL per il primo trimestre ha rallentato più del previsto a causa dei tiepidi investimenti delle imprese e del calo delle scorte».

Intanto, l’instabilità bancaria intanto continua. Perché?
«Dopo il fallimento di Silicon Valley Bank (SVB) e Signature, la scorsa settimana è stata la volta di First Republic. JP Morgan ne ha acquistato la gran parte degli asset come pure i depositi. Come nel caso di SVB e Signature, anche First Republic è stata vittima della fuga dei propri clienti, incerti sulla solidità del patrimonio dell’istituto specializzato in prestiti a famiglie facoltose progetti immobiliari. La Federal Reserve si è attivata a fine marzo riaprendo la finestra di accesso alla liquidità per le banche, aiutando così le banche a gestire i rischi di liquidità e coadiuvando la veicolazione della liquidità nell’economia reale. Di conseguenza la volatilità è diminuita: il VIX è sceso da 26 a circa 18,3».

Se tutto andrà come deve, la Fed si prenderà una pausa dall’innalzamento dei tassi. Quando inizierà a tagliarli?
«Una pausa non significa che la Fed si stia preparando a un taglio. L’inflazione è ancora troppo elevata. Nonostante i segnali di rallentamento, la domanda nel settore privato è ancora solida e il mercato del lavoro deve ancora mostrare crepe significative. Dunque non c’è motivo per la Fed di modificare la sua posizione restrittiva in tempi brevi. Piuttosto valuterà i dati macroeconomici in arrivo prima di fare la prossima mossa. È improbabile che una pausa segni un passaggio a un regime di mercato risk-on, in quanto la fine del ciclo di rialzi dei tassi della Fed è stata ampiamente anticipata per mesi e i prezzi di mercato dovrebbero già rifletterlo. La Fed non sarà più una fonte palese di volatilità del mercato come lo è stato negli ultimi dodici mesi, ma è ora più vicina ad essere un fattore neutrale. Anzi, è sulla buona strada per riuscire a frenare ulteriormente la volatilità una volta che inizierà a tagliare i tassi».

Guardando all’euro zona, la Bce ieri ha alzato i tassi di 25pb. È stato un aumento cauto?
«La decisione di rallentare il ritmo dei rialzi da 50 punti base a 25 punti base è stata ampiamente anticipata dal mercato, in seguito alla pubblicazione del Bank Lending Survey (BLS) della Bce e alla notizia che l’inflazione core è leggermente diminuita ad aprile. Con le tensioni nel settore bancario saldamente in primo piano nella mente degli investitori, anche le condizioni del credito nell’Eurozona sono state messe a fuoco. La Bce ha riconosciuto che i precedenti rialzi dei tassi vengono ora "trasmessi con forza" all’economia. Questo è stato un cenno al BLS precedentemente pubblicato, che ha mostrato che gli standard di prestito si sono inaspriti più di quanto previsto dalle banche commerciali durante il primo trimestre. E, soprattutto, la domanda di prestiti è diminuita drasticamente».

Quando prenderà una pausa?
«Sembra che con dopo la “pausa” della Fed gli investitori stiano concludendo che la Bce seguirà presto. Tuttavia, nella conferenza stampa, è stata sottolineata la dipendenza dai dati. Le proiezioni mostrano un’inflazione superiore all’obiettivo nel medio termine. Pertanto, la propensione rimane verso ulteriori rialzi dei tassi nei prossimi mesi. Le pressioni inflazionistiche, al di fuori del mercato del lavoro, si stanno attenuando, ma riteniamo improbabile che forniscano alla Bce motivi sufficienti per sospendere il ciclo di rialzi prima dell’estate. Ci aspettiamo un rialzo a giugno, seguito da un altro a luglio, portando il tasso di deposito a quello che prevediamo essere un picco del 3,75%. A questo punto, ulteriori prove di allentamento delle pressioni inflazionistiche, anche dal mercato del lavoro, dovrebbero dare ai responsabili politici spazio per una pausa. A nostro avviso, la politica monetaria rimarrà restrittiva ancora per alcuni mesi. Probabilmente dovremo aspettare il 2024 prima che i tassi inizino a scendere».

In Svizzera, la Bns a marzo ha aumentato il tasso guida di 50pb all’1,50%. Cosa aspettarsi dalla riunione del 22 giugno?
«Nella sua ultima riunione, la Bns non ha esplicitamente escluso ulteriori rialzi dei tassi nei prossimi trimestri. Prevediamo che la Bns alzerà il tasso guida di 25 punti base nella prossima riunione di giugno. Alla riunione di marzo la Bns aveva inoltre fatto un esplicito riferimento alle vendite di valuta estera, che possono rafforzare il franco svizzero e contribuire ad attenuare le pressioni inflazionistiche importate. Vediamo un’inflazione del 2,5% per il 2023 e dell’1,4% per il 2024.
Sulla base delle nostre aspettative, l’inflazione complessiva sta scendendo, dunque la Bns dovrebbe astenersi dal rialzare i tassi d’interesse nel 2 trimestre del 2023. I tagli dei tassi potrebbero non essere previsti fino al 2024 e fino a quando la Bns non sarà certa che l’inflazione sia contenuta».

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