Bilancio da incubo per Meta: le big tech sono messe a dura prova dalla crisi economica

Matteo Casari

27/10/2022

27/10/2022 - 14:01

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L’azienda di Mark Zuckerberg ha registrato un nuovo semestre in rosso. Le difficoltà del gruppo sono dovute a una crisi che tutte il settore delle multinazionali tecnologiche stanno vivendo, con sempre meno inserzionisti pubblicitari intenzionati a investire.

Bilancio da incubo per Meta: le big tech sono messe a dura prova dalla crisi economica

La caduta libera di Meta è inarrestabile. Dopo che la società madre di Facebook ha emesso un debole bilancio del terzo trimestre, con utili al di sotto delle aspettative degli azionisti a Wall Street, le quotazioni sono crollate del 19% nella mattinata di mercoledì.

Numeri peggiori delle attese

La Cnbc ha riportato alcune cifre chiave dell’ultimo bilancio trimestrale di Meta. I dati si mostrano anche peggiori rispetto alle previsioni di alcuni fornitori globali di dati del mercato finanziario, come Refinitiv e StreetAccount:

  • Utile per azione (EPS): 1,64 dollari
  • Ricavi: 27,71 miliardi di dollari
  • Utenti attivi giornalieri (DAU): 1,98 miliardi
  • Utenti attivi mensili (MAU): 2,96 miliardi
  • Ricavo medio per utente (ARPU): 9,41 dollari contro i 9,83 dollari previsti.
    Meta deve fare i conti con un ampio rallentamento della spesa pubblicitaria online, con le sfide poste dall’aggiornamento della privacy di Apple e con l’aumento della concorrenza di TikTok. Sommando tutto ciò, Meta ha registrato già due trimestri consecutivi con un calo dei ricavi e si prevede che nel quarto trimestre registrerà il terzo calo di seguito.

Crollano le azioni di Meta

L’azienda ha dichiarato che il fatturato del quarto trimestre sarà compreso tra 30 e 32,5 miliardi di dollari. Gli analisti si aspettavano un fatturato di 32,2 miliardi di dollari. Tra luglio e settembre, invece, il fatturato è sceso del 4% nel terzo trimestre, a fronte di costi e spese di Meta aumentate del 19% rispetto all’anno precedente, raggiungendo i 22,1 miliardi di dollari. Il reddito operativo è diminuito del 46% rispetto all’anno precedente, raggiungendo i 5,66 miliardi di dollari.
Il margine operativo, ovvero i profitti che rimangono dopo aver contabilizzato i costi di gestione dell’azienda, è sceso al 20% dal 36% dell’anno precedente. L’utile netto complessivo è sceso del 52% a 4,4 miliardi di dollari nel terzo trimestre.
Ai livelli postumi di circa 108 dollari, Meta è scambiata ai minimi da marzo 2016, otto mesi prima dell’elezione di Donald Trump a presidente.
Anche i ricavi dell’unità Reality Labs, che produce le cuffie per la realtà virtuale e il suo futuristico business del metaverso, sono scesi di quasi la metà rispetto all’anno precedente, a 285 milioni di dollari. La perdita è aumentata a 3,67 miliardi di dollari dai 2,63 miliardi dello stesso trimestre dell’anno precedente.

Big tech colpita dalla crisi della pubblicità

Il rapporto di Meta è l’ultimo segnale di difficoltà del mercato pubblicitario online, che viene colpito da fattori quali l’aggiornamento della privacy di Apple per il 2021 e i timori di un’imminente recessione. Queste preoccupazioni hanno indotto le aziende a ridurre in modo sostanzioso le campagne di marketing e pubblicitarie.

Giganti della tecnologia in crisi?

La scorsa settimana, le azioni di Snap, compagnia che possiede il social Snapchat, sono crollate del 30% un giorno dopo che la società ha riportato un fatturato più debole del previsto, che i dirigenti hanno attribuito ai cambiamenti della piattaforma e a un’economia in crisi.
Gli investitori sono rimasti delusi anche dalla relazione sugli utili del terzo trimestre di Alphabet, la multinazionale che controlla Google, che mercoledì ha portato al più grande crollo del prezzo delle azioni della società dal marzo 2020. L’attività di YouTube ha registrato un calo delle vendite del 2% rispetto all’anno precedente e il direttore finanziario di Alphabet, Ruth Porat, ha dichiarato che il calo riflette principalmente un’ulteriore contrazione della spesa degli inserzionisti.
Anche Microsoft non è rimasta immune: il gigante tecnologico ha registrato un rallentamento dei tassi di crescita sia per la sua attività pubblicitaria di ricerca e notizie sia per l’unità LinkedIn. Amy Hood, direttore finanziario di Microsoft, ha attribuito il rallentamento a riduzioni nella spesa pubblicitaria dei clienti.

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