Una buona notizia e una invece cattiva: inflazione in calo, tassi di interesse no

Sara Bracchetti

8 Febbraio 2023 - 09:36

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Il presidente della Fed Powell ha dichiarato che è cominciata la ripresa, ma il percorso sarà lungo e accidentato: solo nel 2024, ipotizza, la tendenza negativa sarà davvero invertita.

Una buona notizia e una invece cattiva: inflazione in calo, tassi di interesse no

La tregua ormai è vicina. E la parola che ci ha spaventato nel corso del 2022, a significare numeri in continuo rialzo e prezzi in crescita costante, quest’anno potrebbe essere meno nemica. Solo una previsione, fuor di dubbio, ma autorevole, visto che viene dal presidente della Federal Reserve Jerome Powell: il quale ha dichiarato che l’inflazione non deve fare più così tanta paura com’è stato negli scorsi mesi. Anche se il percorso verso cui si è avviata di recente, segnato da una diminuzione che si fa progressiva, resta lungo e complesso.

Segnali positivi dal settore dei beni

A fare da capofila della ripresa economica saranno dunque gli Stati Uniti, come prevedibile. Qui «il processo disinflazionistico, vale a dire il processo di riduzione dell’inflazione, è iniziato», ha dichiarato nelle scorse ore Powell, nel corso di un evento a Washington D.C. «Ѐ iniziato nel settore dei beni, che rappresenta circa un quarto della nostra economia», ha poi precisato, ricordando pero come «sono le primissime fasi»: dunque ancora incerte, in grado di riservare sorprese o conoscere andamenti altalenanti, destreggiandosi al cospetto di tassi di interesse che, al contrario, potrebbero aumentare più di quanto previsto dai mercati, «se i dati economici non collaborano».

Previsti incrementi aggressivi dei tassi

Durante una sessione di domande e risposte presso l’Economic Club di Washington, presente il co-fondatore del Carlyle Group David Rubenstein di cui Powell è ex partner, il capo della Fed non ha dunque garantito che sarà modificata la politica degli incrementi aggressivi dei tassi di interesse, cominciata lo scorso anno. Il cambiamento, invocato dagli investitori, resta sospeso dinanzi a dati economici ancora fragili. «Dobbiamo essere pazienti - ha spiegato Powell - Il percorso sarà accidentato e al momento pensiamo che ci sarà bisogno di mantenere ancora i tassi a un livello restrittivo».

Powell: «Dovremo reagire ai dati»

I dati dell’ultimo rapporto economico, relativi al mese di gennaio, hanno infatti registrato ancora un’inflazione che, pur in calo, resta superiore alle aspettative rosee della Fed. «La realtà è che reagiremo ai dati - ha dunque dichiarato Powell - Se continueremo a ricevere, per esempio, forti rapporti sul mercato del lavoro o rapporti sull’inflazione più elevati, potrebbe benissimo verificarsi il caso in cui saremo costretti a fare di più e ad aumentare i tassi più di quanto inizialmente previsto».

Fed all’ottavo aumento in 10 mesi

Nell’ultima riunione, una settimana fa, la Fed ha alzato il tasso di interesse di riferimento di un quarto di punto percentuale, in maniera comunque più contenuta rispetto al passato. Si tratta a ogni modo dell’ottavo aumento da marzo 2022, che impedisce di ipotizzare in maniera plausibile quando gli aumenti si fermeranno. Powell non ha mancato di affermare che, con ogni probabilità, non sarà prima del 2024: solo allora, ha aggiunto infatti, sarà venuto il momento in cui la Fed si sentirà davvero a proprio agio.

Ancora un anno per arrivare al 2%

«La mia ipotesi è che ci vorrà sicuramente non solo quest’anno, ma il prossimo anno per scendere vicino al 2%». Interessante, al proposito, l’indice dei prezzi delle spese per consumi personali. Secondo quanto messo nero su bianco dal dipartimento del Commercio, l’inflazione sarebbe aumentata del 5% nell’ultimo anno a dicembre e del 4,4% se si scorporano cibo ed energia.

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