Italia, arriva la tassa sugli extra-margini delle banche: quali conseguenze? Sergio Rossi, UniFr: «Stabilità finanziaria a rischio»

Chiara De Carli

09/08/2023

14/08/2023 - 11:43

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Aliquota sugli extra-margini delle banche italiane: Sergio Rossi, professore ordinario di macroeconomia e di politica monetaria nell’Università di Friburgo, ci ha aiutato a capire di che cosa si tratta.

Italia, arriva la tassa sugli extra-margini delle banche: quali conseguenze? Sergio Rossi, UniFr: «Stabilità finanziaria a rischio»

L’introduzione di una tassazione sugli extra profitti annunciato dal Governo italiano nelle scorse ore, non è piaciuta alle banche italiane, tanto da perdere in un solo giorno 9,5 miliardi di euro. Ieri il Ftse Mib ha, infatti, chiuso in ribasso del 2,11% precipitando sotto i 28mila punti, livello sul quale era tornato l’11 luglio scorso. Una vera e propria strage che ha spinto nel profondo rosso diversi titoli appartenenti agli istituti bancari: Bper e Banca Mps hanno lasciato sul terreno l’11%, FinecoBank quasi il 10%, Banco Bpm oltre il 9%. Intesa Sanpaolo ha perso oltre l’8%, Unicredit e Banca Mediolanum circa il 6%. Perdita più contenuta per Mediobanca (-2,48%).
Alla base del terremoto, la tassa sugli extraprofitti per l’appunto che prevede un’aliquota prelievo pari al 40% che si applicherà alla luce dell’aumento degli interessi sui finanziamenti.
Solamente nella serata di ieri il chiarimento da parte del Ministero dell’Economia: l’imposta prevederà un tetto massimo dello 0,1 per cento, che ha portato alla revisione delle stime sull’impatto per le banche che dai 5 miliardi ipotizzati ieri è scesa sui 2-2,5. Ma quali saranno le conseguenze?
«Questa misura spingerà numerose banche italiane a orientarsi maggiormente verso i mercati finanziari, visto che gli interessi raccolti con i prestiti concessi alla loro clientela saranno imposti maggiormente sul piano fiscale - ci spiega Sergio Rossi, professore ordinario di macroeconomia e di politica monetaria nell’Università di Friburgo -. In tal caso, molte di queste banche potrebbero trovarsi rapidamente fragilizzate, qualora i mercati finanziari subissero nuovi tracolli a seguito dei problemi di ordine macroeconomico e dell’instabilità sul piano geopolitico in questo periodo di grande incertezza e volatilità delle quotazioni nelle Borse principali».

Il governo italiano ha dichiarato che è una misura analoga a quelle esistenti a livello europeo e che serve per tutelare la stabilità degli istituti bancari: è così?
«Si tratta di una misura analoga, ma non completamente identica: la Spagna, per esempio, preleva anche una tassa sui redditi che le banche hanno ottenuto a seguito delle attività finanziarie che non sono regolamentate in quel Paese. La decisione del Governo italiano, inoltre, potrebbe peggiorare la situazione della piazza bancaria nazionale, indebolendone la stabilità. In modo particolare, qualora un numero rilevante di banche italiane aumentasse i volumi delle loro attività rischiose nei mercati finanziari globali, per evitare un calo dei loro utili, al netto delle imposte dovuto alla tassa sugli extra margini nel mercato creditizio. In fondo, si tratta di una misura che potrebbe danneggiare l’intera economia italiana, se non verrà chiarita e migliorata sul piano operativo».

Per le grandi banche ci si aspetta una stangata da 2,5 miliardi di euro su base annua. Quali sono le conseguenze concrete?
«Queste banche potrebbero decidere di ridurre i volumi dei prestiti concessi ai portatori di interesse nell’economia italiana, rallentandone dunque la crescita, già problematica a seguito delle conseguenze economiche della guerra in atto nel territorio ucraino. Potrebbero inoltre licenziare un numero rilevante dei loro collaboratori e delle loro collaboratrici, allo scopo di preservare i loro profitti ed evitare un calo delle loro valutazioni in Borsa. In un modo o nell’altro, anche la finanza pubblica ne risentirà negativamente, con il rischio di incassare anche meno risorse fiscali a medio termine, generando così un effetto ‘boomerang’ con l’introduzione di questo ‘cap’.»

Ci sono dei benefici? Per chi?
«I beneficiari di questa decisione governativa sono difficili da individuare, dato che il ventilato taglio del cuneo fiscale potrebbe essere reso inutile dal calo, a medio termine, del livello di attività economica di molte imprese in Italia, viste le ricadute negative sulla piazza bancaria nazionale che l’imposizione di una tassa sugli extra margini comporterà nell’arco dei prossimi 12–18 mesi. Tale tassa è intesa anche finanziare le garanzie statali offerte ai giovani fino a 36 anni che intendono accendere un mutuo per acquistare il loro alloggio, ma dal punto di vista macroeconomico la prospettiva appare preoccupante e dubito ci saranno molti giovani propensi a compiere questo passo, anche perché la loro situazione finanziaria e occupazionale difficilmente consentirà loro di ottenere il finanziamento ipotecario da un qualsiasi istituto bancario in Italia. Da questo punto di vista, il solo ipotetico beneficio sarà per i politici italiani che sperano, con questa tassa sugli extra profitti delle banche, di essere rieletti al prossimo loro passaggio alle urne davanti al popolo».

Dopo una reazione negativa registrata dagli indici delle banche italiani, a Milano oggi stanno rimbalzando. Perché?
«È ipotizzabile che questo rimbalzo sia dovuto alla possibilità che il governo in Italia modifichi la misura di questa tassazione, per evitare che i suoi svantaggi siano problematici per la stabilità finanziaria dell’economia italiana, già scossa e indebolita dai recenti eventi di carattere geopolitico legati alla guerra. Forse, però, si tratta solo di un rimbalzo di breve durata, che potrebbe svanire dopo una valutazione approfondita degli svantaggi che potrebbero scaturire da tale misura. In fin dei conti, l’andamento delle Borse non può fare astrazione dalla situazione e dalle prospettive dell’economia reale, che non sono certo rosee in questo periodo molto turbolento».

Intanto a metà giornata a Piazza Affari, continua il sentiment rialzista dei primi scambi, con le banche che ampliano i loro guadagni: il Ftse Mib recupera il 2% tornando a superare i 28.500 punti, FinecoBank il +7,3%, Unicredit il +4,4%, Banco Bpm il +4,2%, Banca Mediolanum il +4%. Mps si attesta al + 3,7%, Intesa Sanpaolo al +3,14%, Banca Generali al +1,8% e Mediobanca al +1,5%.

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