L’ultima assemblea generale di Credit Suisse: rieletti sette membri del cda. Anche Lehmann

Chiara De Carli

04/04/2023

04/04/2023 - 17:36

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Lehmann e Körner hanno difeso l’acquisizione da parte di Ubs, nonostante le polemiche avanzate da parte degli azionisti.

L'ultima assemblea generale di Credit Suisse: rieletti sette membri del cda. Anche Lehmann

Una giornata storica e allo stesso tempo colma di dolore e frustrazione quella che si sta concludendo negli spazi dell’Hallenstadion di Zurigo-Oerlikon, dove è in corso l’assemblea generale di Credit Suisse. L’ultima, dopo 167 anni di storia. Rieletti i sette membri del consiglio di amministrazione (cda) che chiedevano la riconferma del loro mandato. Con una maggioranza del 55,67% dei voti rappresentati, gli azionisti hanno rieletto Axel P. Lehmann presidente del consiglio di amministrazione per un ulteriore mandato fino alla conclusione della prevista fusione con Ubs. Dopo la sua rielezione nel Consiglio, Christian Gellerstad è stato nominato vicepresidente e Lead independent director. Cinque dei dodici membri, ovvero Shan Li, Seraina Macia, Blythe Masters, Richard Meddings e Ana Paula Pessoa non si sono ricandidati.
Qualche giorno fa, Lehmann aveva ribadito l’importanza della conferma di sette manager, il numero minimo fissato dagli statuti della società. Il cda sarà necessario ancora «per due o tre mesi», il tempo necessario per portare avanti la «fase di transizione» verso la fusione con Ubs.

Tra polemiche e frustrazione

«Mi scuso per non essere stato in grado di fermare la perdita di fiducia che si è accumulata nel corso degli anni e per aver deluso tutti voi». Sono le parole pronunciate dal presidente di Credit Suisse, Lehmann nel corso dell’ultima assemblea generale in corso oggi a Zurigo. Una giornata triste e tesa per la quale il manager ha riferito nel suo discorso: «Posso percepire l’amarezza, la rabbia, lo shock di tutti coloro che sono delusi da questi sviluppi, che si sentono presi alla sprovvista, che ne sono colpiti». «Avremmo far girare la ruota in meglio con tutte le nostre forze». «Il fatto che non ci sia stato il tempo per farlo e che dopo quella fatale settimana di marzo i nostri piani siano stati vanificati mi addolora e mi dispiace davvero». L’unica alternativa alla fusione, sarebbe stato un risanamento secondo la legge sulle banche: «lo scenario peggiore», ha proseguito. Voleva dire «perdita totale per gli azionisti, rischi incalcolabili per i clienti, gravi conseguenze per l’economia nazionale e i mercati finanziari globali». Ora è tempo di guardare al futuro.
La parola è stata presa anche dal ceo Ulrich Körner: «Dopo 167 anni, il Credit Suisse rinuncia alla sua indipendenza». Sostenendo, come Lehmann, che la banca «non aveva più tempo» a disposizione. Il risultato annuale del 2022 aveva segnato una perdita di 7,3 miliardi di franchi, definito dal manager come «inaccettabile». Dimostrando quanto fosse necessario attuale la revisione strategica annunciata a fine ottobre 2022. «Ci abbiamo lavorato con anima e corpo fino all’ultimo minuto».
La tempesta innescata dai problemi degli istituti bancari negli Stati Uniti ha provocato una massiccia perdita di fiducia che ha poi colpito Credit Suisse «in modo particolarmente duro». Costringendo la ex seconda banca ad agire prontamente: «Il crollo di Credit Suisse sarebbe stato un disastro per l’economia globale e per la Svizzera». Credit Suisse e Ubs daranno vita a qualcosa di nuovo, «una società di servizi finanziari globali ancora più forte», ha detto Körner.

Approvazione del bilancio

Questo pomeriggio, l’assemblea generale di Credit Suisse, ha approvato per l’ultima volta i conti. Il 61,4% dei votanti si espresso a favore del bilancio. Il rapporto sulle remunerazioni, per cui era chiesto un parere solo consultivo, è stato accolto solo con il 50,1% dei voti.
Delusione, frustrazione e rabbia sono le emozioni più palpabili negli spazi dell’Hallenstadion di Zurigo-Oerlikon. Gli azionisti hanno respinto la possibilità di procedere a una revisione straordinaria a seguito dell’acquisizione da parte di Ubs. La maggior parte ha infatti votato no, pochi i sì e due gli astenuti.
Gli azionisti hanno chiesto poi di determinare le responsabilità per le enormi difficoltà della banca. Primo fra tutti il rappresentante dell’associazione degli azionisti Ethos Vincent Kaufmann che ha dichiarato nel suo voto che non avrebbe mai immaginato di assistere all’ultima assemblea generale di CS. «Abbiamo subito tutti danni finanziari irreversibili», ha affermato il rappresentante di diversi fondi pensione e azionisti privati. Dunque è «essenziale» che vengano identificati i responsabili di questo tracollo. Nonostante l’intervento delle autorità sia stato dovuto, Kaufmann ha sostenuto che non è chiaro se CS possa valere o meno solo una frazione del suo capitale. «Le informazioni ci sono state nascoste» e ha presentato al consiglio di amministrazione una sfilza di domande a cui Lehmann ha tentato di rispondere.

Nessuno ha sporto denuncia

Nonostante siano in molti a chiedere che chi ha sbagliato paghi, Credit Suisse non ha sporto alcuna denuncia nei confronti di ex manager, ovvero dirigenti o membri del consiglio di amministrazione.
Tra le diverse questioni, è stata posta quella sui pagamenti al banchiere d’affari statunitense Michael Klein. Secondo la defunta revisione strategica, infatti, avrebbe dovuto guidare CS First Boston. «Tutti gli obblighi sono ora trasferiti alla nuova Ubs», ha detto Lehmann.
I bonus differiti, che dovrebbero essere pagati in futuro, ha assicurato il presidente, attualmente sono in fase di revisione.
Intanto non mancano le preoccupazioni per i dipendenti tra qualche tempo saranno lasciati a casa. I rappresentanti dell’associazione degli azionisti Actares hanno invocato «un’acquisizione responsabile da parte di Ubs», augurando inoltre che il ceo di Ubs Sergio Ermotti «riporti fiducia e stabilità». La «responsabilità sociale per i dipendenti che stanno per essere licenziati» è stata richiesta anche alla direzione di Credit Suisse.

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