Tassi di interesse, quando sarà raggiunto il picco? Stefano Gianti, Swissquote: «In gioco la credibilità delle banche centrali»

Chiara De Carli

4 Maggio 2023 - 17:21

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Mentre la Fed ha fatto intendere che si prenderà una pausa, Bce e Bns continueranno la loro lotta contro l’inflazione. Almeno fino a settembre.

Tassi di interesse, quando sarà raggiunto il picco? Stefano Gianti, Swissquote: «In gioco la credibilità delle banche centrali»

Quando finiranno di aumentare i tassi di interesse le banche centrali? Stando alle ultime novità, la Federal Reserve dovrebbe aver toccato il picco ieri (mercoledì 3 maggio, ndr), con l’ultimo incremento di 25 punti base. Ora ci sarà una pausa, durante la quale l’istituto centrale osserverà attentamente gli effetti della politica monetaria restrittiva.
«Ormai non ci dovrebbero essere più sorprese - conferma Stefano Gianti, education manager di Swissquote -. L’inflazione negli Usa è scesa significativamente. C’è una tendenza chiara: le spese per gli alimenti, che pesano il 15% sull’inflazione, hanno dato un nitido segnale di allentamento, il trend è al ribasso da mesi. La situazione pare sotto controllo anche per gli immobili. L’unica voce che ad aprile ha registrato un’impennata è stata quella relativa ai trasporti (influisce al 20%). Complessivamente, ad ogni modo, tutte le voci di spesa sono in discesa. Nonostante ciò, l’inflazione permane elevata. Un problema che tutti i banchieri centrali vogliono combattere, e che continuano a fare, per evitare nuove fiammate». Guardando al futuro, Gianti non delinea tanto una recessione, perlomeno imminente, quanto piuttosto parla delle conseguenze che i tassi di interesse stanno causando alle banche regionali negli Stati Uniti.

Perché allora la Fed ha deciso di aumentare i tassi nonostante le crisi delle banche?
«Il mandato degli istituti centrali consiste nel tenere sotto controllo i prezzi al consumo. Ora devono pensare a evitare fiammate future. Qualora dovessimo parlare di inflazione a fine dicembre o all’inizio del 2024, rappresenterebbe un serio problema di credibilità per le banche centrali. Quindi, preferiscono causare qualche difficoltà in più adesso. È vero, in un anno la Fed ha aumentato i tassi per dieci volte consecutive, ma Powell ha espressamente ribadito che un’economia senza prezzi stabili è davvero difficile da gestire».

Agendo sul costo dei debiti, non si rischia di aumentare le insolvenze?
«Aumentare i tassi porta a un rallentamento del ciclo economico. “Dobbiamo raffreddare l’economia e l’incremento degli stipendi”, ripete spesso Powell. Se cresce l’economia, cresce anche la domanda e l’inflazione sale. Le banche centrali danno sempre priorità alla lotta all’inflazione e sanno bene che quando si raffredda l’economia emergono delle grande da risolvere.
Tra i settori più frequentemente colpiti, c’è quello immobiliare, ma anche il Venture capital che negli Usa rappresenta il 25% del Pil, con un valore pari a 5,6 trilioni di dollari, e al momento è quello sta soffrendo di più. Il calo dei depositi è marcatissimo. Ciò porterà all’insolvenza».

Recentemente JP Morgan ha assorbito la fallita First Republic Bank. Quali questioni solleva la vicenda?
«Sicuramente il tema dell’accentramento bancario. I colossi, rilevando le banche regionali, diventeranno sempre più grandi. Così facendo potrebbero poi portare a difficoltà future. Qualora dovessero avere problemi di bilancio, sarà davvero dura».

La Banca centrale europea (Bce) oggi ha aumentato i tassi di altri 25pb e Lagarde ha dichiarato che per ora non ha intenzione di prendere una pausa, perché?
«La Bce ha iniziato a mettere mano alla politica monetaria alcuni mesi dopo alla Fed. Per questo, dobbiamo aspettarci altri aumenti nelle prossime riunioni. Verosimilmente ve ne saranno due da 25 pb ciascuno. Si arriverà quindi a settembre con un tasso guida pari al 3,75%, che dovrebbe corrispondere al tasso pivot».

Per quanto riguarda la Banca nazionale svizzera (Bns), cosa deciderà nella riunione di giugno?
«Anche in Svizzera la Bns lotta contro il problema dell’inflazione. In particolare, il settore dei servizi ha subito degli incrementi significativi. Dettati anche dalla volontà delle aziende di approfittare del periodo storico per rivedere al rialzo i propri margini. Dunque, è molto probabile che nella riunione del 22 giugno, la Bns porterà il tasso all’1,75%. Anche in questo caso il tasso pivot sembra essere vicino. A fine anno l’inflazione scenderà al 2,5%, prevista all’1,4% già nel 2024. Dal mio punto di vista, tuttavia, i prezzi potrebbero permanere più elevati per un periodo di tempo più lungo».

Quando scenderanno i tassi di interesse?
«La Fed ha toccato il picco ieri. I mercati si aspettano ora due tagli consecutivi di 25 pb ciascuno, nelle riunioni di novembre e dicembre. Tuttavia le decisioni rimangono in balìa di quel che accadrà. Se dovessero sorgere ancora problemi con le banche regionali, la Fed dovrà agire fornendo liquidità ai mercati e tagliando i tassi».

E conclude: «Sarà interessante osservare il comportamento del dollaro, in un periodo storico in cui la Federal Reserve non metterà mano al tasso guida e con la Bce che parallelamente aumenterà i tassi di altri 50 punti base».

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