Industria tech svizzera: le prospettive si fanno sempre più cupe. Swissmem: «Si punti sugli accordi di libero scambio»

Chiara De Carli

29 Agosto 2023 - 10:59

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L’India rappresenta un’eccezione positiva nelle statistiche sulle esportazioni, dove è stato registrato un aumento dell’11,1%.

Industria tech svizzera: le prospettive si fanno sempre più cupe. Swissmem: «Si punti sugli accordi di libero scambio»

Il primo semestre dell’anno ha messo alle strette il settore dell’industria tecnologica svizzera. Swissmem ha diffuso oggi il resoconto sull’andamento dei primi sei mesi del 2023, dal quale emerge che l’industria dei macchinari, delle apparecchiature elettriche e dei metalli, nonché i settori tecnologici correlati ha risentito del rallentamento economico. A cominciare dai nuovi ordini che sono stati inferiori del 9,6% su base annua. Con un -14,3%, il calo è stato molto più pronunciato nel secondo trimestre rispetto al trimestre precedente (-4,8%). Anche le esportazioni sono diminuite dell’1,1% nella prima metà dell’anno. Le vendite sono rimaste al livello dell’anno precedente (+0,7%). Il basso livello dell’indice dei direttori d’acquisto a livello mondiale e le aspettative cupe dei dirigenti aziendali lasciano presagire una seconda metà dell’anno difficile. Sul fronte dell’occupazione, con 329.900 unità, l’industria tecnologica ha impiegato 9.000 persone in più nel secondo trimestre rispetto al trimestre corrispondente dell’anno precedente.

Apprezzamento franco svizzero freno verso export

Le aziende hanno risentito, in modo particolare, dell’apprezzamento del franco svizzero. Se da un lato infatti la solidità della moneta nazionale rappresenta una garanzia contro l’inflazione importata, dall’altro si traduce in riduzione delle esportazioni, poiché ne derivano svantaggi competitivi rispetto ai concorrenti stranieri. Una situazione che rende ancora più importante migliorare le condizioni quadro per l’industria tecnologica. Secondo Swissmem, inoltre, gli accordi bilaterali con l’UE devono essere garantiti senza concessioni politiche sulle misure di accompagnamento. Per l’associazione di categoria sono anche necessari nuovi accordi di libero scambio con India, Vietnam, Thailandia e Mercosur.

Calano le esportazioni di beni verso i mercati chiave

Tra gennaio e giugno 2023, le esportazioni di beni dell’industria tecnologica svizzera sono state pari a 36,1 miliardi di franchi svizzeri, in calo dell’1,1% su base annua. A trascinare verso il basso, in modo particolare, la minor richiesta estera di metalli (-9,0%). Anche le esportazioni di strumenti di precisione hanno subito un lieve calo (-0,4%). Mentre sono leggermente aumentate le esportazioni in termini nominali nell’ingegneria elettrica/elettronica (+1,9%) e nell’ingegneria meccanica (+1,0%). Le esportazioni sono diminuite in tutti i principali mercati. In termini concreti, ciò si traduce in un calo delle esportazioni del 2,5% verso l’Asia, dello 0,3% verso gli Stati Uniti e dell’1,2% verso l’UE, con un calo del 2,7% verso la Germania particolarmente significativo.

Prospettive cupe

Intanto, l’umore delle aziende non è dei migliori. Nei prossimi dodici mesi, il 37% degli imprenditori prevede un calo degli ordini dall’estero. Si tratta di un terzo in più rispetto al primo trimestre del 2023. Allo stesso tempo, la percentuale di coloro che prevedono un aumento degli ordini è diminuita di un terzo. Il livello dell’indice dei responsabili degli acquisti (PMI) per l’industria conferma le prospettive più fosche. In quasi tutti i principali mercati - in particolare nell’eurozona e, in misura maggiore, in Germania, Cina e Stati Uniti - il PMI di luglio 2023 ha previsto un forte rallentamento.

Gli affari restano buoni in alcuni settori

Più nel dettaglio, gli affari restano buoni per le aziende che si occupano di subfornitura per l’industria aerospaziale e per quelle che operano nei settori dell’ambiente e dell’energia. Le aziende dei settori metallurgico, automobilistico e delle macchine tessili sono invece sottoposte a una forte pressione. Molte aziende sono ancora in grado di attingere a un portafoglio ordini ben nutrito. Di conseguenza, Swissmem non prevede una significativa perdita di posti di lavoro nel breve periodo, soprattutto perché c’è ancora una forte carenza di specialisti. Tuttavia, Stefan Brupbacher, direttore di Swissmem, è molto preoccupato per la situazione: «I prossimi mesi saranno probabilmente difficili per le aziende dell’industria tecnologica svizzera. Nel migliore dei casi, l’alto livello del portafoglio ordini sarà in grado di compensare in qualche modo il rallentamento fino alla ripresa degli ordini. Tuttavia, non possiamo escludere un taglio profondo, data la cattiva situazione economica di molti mercati chiave. Inoltre, l’aumento dei tassi di interesse in tutto il mondo sta frenando gli investimenti».

Si punta tutto sull’India

L’India rappresenta un’eccezione positiva nelle statistiche sulle esportazioni, dove è stato registrato un aumento dell’11,1% nella prima metà dell’anno, per un valore di mezzo miliardo di franchi svizzeri.

«Molte aziende vogliono diventare meno dipendenti dalla Cina e iniziano a guardare all’India come luogo di produzione alternativo, ha commentato Martin Hirzel, Presidente di Swissmem -. Tuttavia lo sviluppo positivo del mercato indiano non sarà sufficiente a compensare il prossimo rallentamento. Per questo, in generale, abbiamo bisogno di migliori condizioni quadro, come nuovi accordi di libero scambio con India, Thailandia, Malesia e Mercosur, oltre a un miglioramento del trattato con la Cina».

Necessari accordi bilaterali

L’approccio più importante alle condizioni quadro, tuttavia, è il nostro rapporto con l’Europa. L’UE rimarrà il nostro partner commerciale più importante per i decenni a venire. «Date le crescenti tensioni tra i principali blocchi di potere mondiali, l’UE potrebbe diventare ancora più importante per la Svizzera», sottolinea Hirzel. «Dobbiamo quindi ristabilire le relazioni con l’UE su una nuova base stabile. Mi aspetto che il Consiglio federale formuli un mandato negoziale entro la fine dell’anno e che concluda i negoziati entro la metà del 2024».

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