Russia in default tecnico sul debito estero: cosa succede?

Chiara De Carli

27 Giugno 2022 - 11:02

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I pagamenti in questioni ammontano a 100 milioni di dollari di interessi su due obbligazioni. Il termine ultime per il saldo le 23.59 del 26 giugno.

Russia in default tecnico sul debito estero: cosa succede?

La Russia scivola in zona default sul debito estero, la prima volta dal 1918. Il termine di pagamento ai suoi creditori è scaduto allo scoccare della mezzanotte di questo lunedì 27 giugno. I pagamenti in questione ammontano a 100 milioni di dollari di interessi su due obbligazioni. Una denominata in dollari Usa e l’altra in euro con scadenza rispettivamente 2026 e 2036, da pagare entro il 27 maggio. Con la proroga di 30 giorni, il saldo dei bond era stato rimandato al 26 giugno. Ora di fatto è scaduto.
Mosca, dal canto suo, rifiuta la designazione di Paese insolvente. Il fallimento infatti non sarebbe dovuto alla mancanza di fondi per coprire le cedole, ma piuttosto alla chiusura dei canali di trasferimento da parte dei creditori. Insomma, sarebbe stata costretta al mancato pagamento, per via di una situazione di forza maggiore orchestrata artificialmente dall’Occidente.
«È una cosa molto, molto rara, quando un Governo che altrimenti ha i mezzi è costretto da un governo esterno all’insolvenza - ha affermato Hassan Malik, analista sovrano senior di Loomis Sayles & Company LP - Sarà uno dei più grandi default spartiacque della storia».

Pagamenti non ancora arrivati

Secondo il ministero delle finanze russo i pagamenti al suo National Settlement Depository (Nsd) sono stati eseguiti in euro e dollari, adempiendo così gli obblighi. Ma, stando alle informazioni raccolte dall’agenzia Reuters, alcuni detentori taiwanesi delle obbligazioni non hanno ricevuto ancora i pagamenti.
Dal punto di vista dei creditori, non ricevere il denaro nel tempo stabilito costituisce inadempienza. Mentre dal punto di vista giuridico, sostengono alcuni avvocati, senza una scadenza precisa specificata all’interno prospetto, significa aver tempo fino alla fine del giorno lavorativo successivo per pagare gli obbligazionisti.

Cosa accadrà ora?

Secondo Takahide Kiuchi, economista presso il Nomura Research Institute di Tokyo, la maggior parte degli obbligazionisti manterrà un approccio attendista.
Il default, scattato a causa delle sanzioni, ha una valenza simbolica: la Russia non può prendere prestiti a livello internazionale al momento e non ha bisogno di farlo grazie agli abbondanti proventi delle esportazioni di petrolio e gas. Le conseguenze ci potrebbero essere ma solo sui costi di finanziamento in futuro.
Una situazione ben diversa rispetto alla crisi finanziaria russa, segnata dal crollo del rublo del 1998. L’allora governo del presidente Boris Eltsin andò in default su 40 milioni di dollari del suo debito locale. Ancor prima, nel 1918, la Russia cadde in insolvenza nei confronti dei suoi creditori esteri: i bolscevichi sotto la guida di Vladimir Lenin ripudiarono il carico di debiti lasciati dall’era zarista alla nazione.
La probabilità di finire in zona default era stata già sfiorata da Mosca nei primi mesi di quest’anno. Quando per ovviare al problema del pagamento, aveva modificato il metodo con cui saldare i bond. Una scappatoia lasciata scadere dal Tesoro degli Stati Uniti in maggio, di fatto annullando l’esenzione dalle sanzioni, quindi non consentendo più ai russi di pagare il debito in dollari o nelle valute citate nei prospetti delle emissioni. Una settimana dopo, anche l’agente pagatore russo, il National Settlement Depository, veniva sanzionato dall’Unione Europea.

In risposta, Vladimir Putin ha introdotto nuove regole che affermano che gli obblighi della Russia sulle obbligazioni in valuta estera vengono adempiuti una volta che l’importo appropriato in rubli è stato trasferito all’agente pagatore locale. Stando alle informazioni raccolte, giovedì e venerdì il ministero delle Finanze ha effettuato i suoi ultimi pagamenti di interessi, equivalenti a circa $400 milioni seguendo queste regole. Il che si scontra con le sanzioni in vigore: nessuno dei bond ha termini che consentono il saldo nella valuta locale.
La situazione dunque al momento non risulta essere ancora ben delineata. Quel che è chiaro è l’intento di un default simbolico: trasformare la Russia in un Paese emarginato economico, finanziario e politico.

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