Effetto guerra: fare il pieno costa sempre di più. Il petrolio sfiora i $140 al barile

Chiara De Carli

7 Marzo 2022 - 13:59

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Prezzo del petrolio ai massimi storici: il Brent ha sfiorato i 140 dollari al barile e ora viaggia sui 130. A preoccupare i mercati, l’ipotesi di embargo da parte degli USA al greggio russo.

Effetto guerra: fare il pieno costa sempre di più. Il petrolio sfiora i $140 al barile

L’impennata del prezzo del petrolio sembra inarrestabile e si traduce in aumenti costanti alle stazioni di benzina. In pochi giorni, la verde è salita di 7 centesimi di franchi, il diesel addirittura di 10. Portandosi a un prezzo finale di 1,98 e 2,10 franchi al litro. Questa situazione inizia a pesare sulle tasche dei cittadini e non lasciando intravedere spazi di miglioramento. Il conflitto russo-ucraino e le conseguenti sanzioni imposte dal G7 alla Russia spingono le quotazioni sempre più in alto, portandole a sfiorare nuovi record già dalle prime ore di contrattazione nei mercati asiatici. A questo scenario, si aggiunge anche l’annunciato intento da parte degli USA di sospendere l’import del petrolio russo.

Impennata del petrolio

All’apertura dei mercati asiatici, il prezzo del Brent del Mare del Nord, ovvero il greggio di riferimento in Europa, ha sfiorato i 140 dollari al barile, attestandosi a quota 139,13 USD/b. Valori che non si vedevano dal luglio del 2008, quando la domanda cinese fece schizzare il prezzo fino a 147,50 dollari. Nelle prime contrattazioni, entrambi i benchmark, Brent e Wti, sono aumentati di oltre 10 dollari a barile rispetto al prezzo di riferimento di venerdì, con il Brent a $139,13 e il WTI a $130,50. Il balzo dei prezzi si è concretizzato successivamente all’ipotesi di un possibile embargo del greggio russo da parte del presidente degli Stati Uniti Joe Biden. Una previsione che ha alimentato i timori su un’offerta in un mercato già altamente instabile. Nelle prime ore, in rialzo anche il Light Crude, greggio di riferimento americano scambiato al Nymex. In aumento del 9% rispetto alla chiusura di venerdì scorso. Nelle prime ore, viene trattato a 126,1 dollari al barile.

Embargo petrolio russo

Nel caso in cui l’embargo verso il greggio russo divenisse reale, la fornitura del combustibile – già di per sé in crisi – si assottiglierebbe ancor di più. Lasciando spazi a temuti nuovi massimi. Ma fin dove può arrivare il costo del greggio? L’ipotesi quota 200 dollari al barile si fa sempre più vicina.
Stando ai media, la scorsa settimana, i funzionari USA hanno dibattuto con l’industria petrolifera e del gas statunitense su come un divieto potrebbe influenzare i consumatori americani e le forniture energetiche globali. L’anno scorso, secondo i dati della US Energy Information Administration il petrolio russo rappresentava circa il 3% di tutte le spedizioni di greggio arrivate negli Stati Uniti.
Per la società di intelligence Kpler la quota sale invece all’8% nel 2021, sebbene negli ultimi mesi la curva stia andando verso il ribasso. Al greggio russo importato dagli Stati Uniti vanno sommati altri prodotti petroliferi come l’olio combustibile grezzo, che può essere utilizzato per produrre benzina e diesel.

L’impatto sull’Europa

Al momento, gas e petrolio provenienti dalla Russia sono stati per lo più risparmiati dalle sanzioni introdotte dagli Stati Uniti e dai Paesi europei. Preoccupa infatti l’impatto economico soprattutto per l’Europa, dipendente dalle forniture di gas da Mosca.
Per molti diplomatici, acquistare gas e petrolio russi significa finanziare la guerra voluta dal Cremlino. Su questa posizione si trova il senatore democratico statunitense Joe Manchin, parte di un gruppo bipartisan di legislatori che sostiene un disegno di legge per imporre la restrizione: “È fondamentalmente sciocco per noi continuare ad acquistare prodotti e dare profitti e dare soldi a Putin da poter utilizzare contro il popolo ucraino”. Al momento, però, la messa al bando dell’import del petrolio russo rimane solo una proposta e non è chiaro se sarà condivisa o meno dagli Stati europei.

Verso quota $200?

La Russia è il terzo produttore mondiale di petrolio dopo Stati Uniti e Arabia Saudita. La nazione fa parte dell’OPEC+ e, stando ai dati diffusi dall’Agenzia internazionale per l’energia, nel 2021 ha esportato 7,8 milioni di barili al giorno tra greggio e prodotti petroliferi. Ha fornito combustibili chiave come diesel, olio combustibile, gasolio sottovuoto e una materia prima petrolchimica - conosciuta come nafta - agli acquirenti di tutto il Europa, Stati Uniti e Asia.
Settimana scorsa, JPMorgan Chase & Co ha affermato che il greggio Brent potrebbe chiudere l’anno a $185 al barile, se le forniture russe continueranno a essere interrotte. Per alcuni investitori, infine, il petrolio aumenterà ulteriormente, fino a superare i $200 prima della fine di marzo.

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