Galoppa la benzina, più 10 centesimi in due giorni. E ora la guerra minaccia il pane

Sara Bracchetti

04/03/2022

04/03/2022 - 15:24

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Diesel a 2,10 franchi, verde a 1,98. Il prossimo prezzo a lievitare potrebbe essere quello del pane. Il presidente dei panificatori ticinesi Turuani: "Sono passati appena 8 giorni, per ora nessun effetto. Ma domani?".

Galoppa la benzina, più 10 centesimi in due giorni. E ora la guerra minaccia il pane

La benzina è sotto gli occhi di tutti, carica di numeri che procedono sempre più verso l’alto. La vedi nei titoli di giornale con le loro previsioni poco buone, all’ingresso delle pompe sui display che mostrano incrementi senza più lasciare spazio alla sorpresa: solo al dispiacere e la preoccupazione, tanta, di chi deve fare il pieno. In due giorni, la verde è salita di 7 centesimi di franchi, il diesel addirittura 10: un’impennata che non si immaginava di questa portata.
Per il pane, invece, la situazione non è così evidente. Dentro i negozi, gli aumenti sembrano essersi fermati all’inizio di quest’anno, quando di botto una michetta o il filone grande avevano iniziato a costare un bel 10% in più. Poi più nulla, ma attenzione: non c’è affatto da stare tranquilli. La guerra Russia-Ucraina arriverà anche qui, presto. "Non è questione di sé, ma di quando", è il refrain di chi osa pronunciarsi: e i pronostici più o meno condivisi dicono che non manchi molto.

Farina più cara del 10%

"Magari fra tre giorni mi troverò a fare considerazioni diverse", ammette Massimo Turuani, presidente della Società mastri panettieri-pasticcieri-confettieri del Canton Ticino. Dopo 42 anni a gestire un forno a Gentilino, e 22 alla testa del’associazione, può dire di averne viste tante; e magari concordare anche con Luca Albertoni, direttore della Camera di Commercio del Canton Ticino, che una settimana fa metteva in guardia da possibili rialzi legati al prezzo dei cereali importati dall’Ucraina. Col buon senso che gli ha dato l’esperienza, Turuani va però con i piedi di piombo, quando deve fare previsioni. "Sì, credo che il prezzo crescerà. Ma al momento lo posso leggere anch’io solo sui giornali: si parla di un altro incremento del 10% che però non è ancora arrivato".

Pesano anche elettricità e benzina

Del resto, riconosce, "sono passati solo otto giorni e posso garantire che la guerra, finora, non ci ha portato alcuna conseguenza: l’aumento di gennaio si spiega con l’incremento generalizzato dei prezzi delle materie prime, dalla farina alla corrente elettrica necessaria per far funzionare i forni o il carburante per le consegne, unite a un raccolto parecchio infelice lo scorso anno, quando nessuno ancora si immaginava che sarebbe scoppiata la guerra". Peggio il Covid, per il settore. "Non c’è dubbio. Se un ristorante di cui siamo fornitori è chiuso, questo sì che ci tocca. Ma se in Ucraina c’è la guerra, ammettiamolo: no. Almeno per adesso. Diciamolo chiaro, per amore di onestà: oggi se la farina costa in media 130-135 franchi al quintale, non è colpa di quanto sta accadendo laggiù. Non prendiamo il conflitto a pretesto per spiegare le difficoltà di una professione messa sotto forte pressione già da prima".

Carburanti sopra i 2 Chf: vicini al record 2008

Così come "già da prima" era problematica la situazione dei carburanti, che non accennano a rallentare un rialzo in corso almeno dall’estate scorsa. Manca davvero poco affinché sia sfondato il record del 2008. "Per la verde siamo sotto di appena 1 centesimo: costava 1,99 franchi allora e oggi la Senza piombo 95 è arrivata a 1,98 franchi, ma la 98 è già a 2,07 - commenta Laurent Pignot, portavoce Tcs per la Svizzera Italiana - Il diesel ha raggiunto i 2,10 franchi, per un aumento di dieci centesimi in appena due giorni. Siamo ancora un po’ lontani dai 2,27 franchi del 2008, ma la guerra non lascia presagire nulla di buono, anche se al momento non è possibile misurare come e quanto inciderà. Finora, una causa importante dell’incremento è stata piuttosto la ripresa economica e l’uscita dalla pandemia".

Il consiglio di Acsi: "Ridurre gli sprechi"

Sta di fatto che dall’inizio del 2022 il prezzo ha subito già sei aumenti, l’ultimo quest’oggi "e siamo solo al 4 marzo": come dire, se si vuol essere realisti si può solo guardare al peggio. Anche perché poco altro c’è da fare, se non osservare e inventarsi ripari di fortuna, ammette Evelyne Battaglia Richi, presidente dell’Associazione consumatori Svizzera italiana: "Siamo piombati nella guerra nostro malgrado e ne subiremo le conseguenze, anche se non sappiamo ancora quando - riflette - Per quanto riguarda il settore alimentare, al momento non abbiamo ancora rilevato aumenti. Di sicuro, però, la guerra porterà degli effetti anche su questo fronte, incrementando i rincari già in essere. Con i problemi di approvvigionamento e di consegna delle merci, pensiamo proprio che i prezzi potranno subire dei cambiamenti verso l’alto. Purtroppo non abbiamo altra arma che ridurre lo spreco: ogni anno buttiamo 40 kg di pane a testa, è su questo aspetto che dobbiamo lavorare. Terremo monitorata la situazione, sulla base delle segnalazioni che verranno dai consumatori".

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