Ma la Svizzera è ancora un Paese innovativo? Forse no

Sara Bracchetti

31 Gennaio 2022 - 19:24

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I segnali non lasciano tranquilli. Tra calo dell’occupazione e ricerca circoscritta a poche compagnie, si rischia di non reggere il confronto con la concorrenza e perdere la sfida globale per l’innovazione.

Ma la Svizzera è ancora un Paese innovativo? Forse no

Ma la Svizzera è davvero e ancora un Paese innovativo? O vive di una nomea che rischia presto di non appartenerle più? Né l’una né l’altra, a giudicare dall’analisi di Satw, accademia delle scienze tecniche che pubblica un rapporto sul potere dell’innovazione nella Confederazione. Mettendo in luce però che i segnali sono tutt’altro che incoraggianti.

Il declino dell’industria

Di questo passo, mettono in guardia gli esperti, è solo questione di tempo. Le tendenze, già preannunciate e preoccupanti, parlano di deindustrializzazione, smantellamento delle attività, declino nel campo delle innovazioni più dirompenti. L’appello implicito è dunque a correggere il tiro per poter tornare a livelli competitivi.

Il quadro del settore manifatturiero

Secondo l’accademia alvetica, l’industria manifatturiera in Svizzera è ancora affidabile, se non altro perché molto diversificata: condizione che certo dà maggiore sicurezza in caso di crisi. Ha 660.000 le posizioni a tempo pieno, genera una parte significativa del volume delle esportazioni ed è di notevole importanza per l’economia nazionale.

Le difficoltà delle pmi

Non c’è però motivo di gioire. Negli ultimi anni si è assistito a un progressivo calo dell’occupazione, dovuto soprattutto a una riduzione del numero delle piccole e medie imprese operative sul territorio. Inoltre, la ricerca si è sempre più concentrata nelle mani di pochi, per lo più grosse compagnie che si spartiscono la scena intera.

La parola alla politica

Le conseguenze rischiano di essere deleterie. Diventa infatti sempre più difficile sopravvivere alla concorrenza internazionale nella sfida globale per l’innovazione, un appuntamento cui la Svizzera non può e non vuole mancare. Non resta dunque che affidarsi alla politica, la quale è chiamata a essere autorevole e a escogitare soluzioni e condizioni favorevoli a una ripresa.

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