Guerra e franco forte: ma il futuro delle esportazioni svizzere è a vele spiegate

Sara Bracchetti

7 Luglio 2022 - 11:11

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Continua la crescita nonostante le difficoltà che si sono acuite nel 2022. Secondo Credit Suisse e Switzerland Global, i prossimi sei mesi segneranno un’ulteriore impennata.

Guerra e franco forte: ma il futuro delle esportazioni svizzere è a vele spiegate

La guerra in Ucraina di certo raffredda un po’ le aspettative. E anche la pandemia si fa ancora sentire. Ma la crescita c’è, importante, dunque pazienza se sarebbe potuta essere anche più grande: la Svizzera può chiamarsi fortunata, oppure prendersi i suoi giusti meriti e dirsi brava, davanti a un export carico di bellissime promesse, anche per la seconda metà di questo 2022.

Franco forte? Nessuna paura

Nonostante il franco sempre più forte, nonostante le difficoltà di approvvigionamento che agiscono da freno: il sondaggio di Switzerland Global dice che i prossimi sei mesi continueranno lungo un percorso robusto di rialzo. Prospettiva ribadita dal barometro di Credit Suisse, concorde nell’affermare che l’eccezionale impennata delle esportazioni registrata nel 2021 e nella prima parte del 2022 non solo si confermerà, ma supererà se stessa.

Oltre 16 punti sopra la soglia di crescita

Scenari impensabili dopo lo scoppio della guerra, ormai divenuta qualcosa con cui provare a convivere. Fatto sta che il clima delle esportazioni delle piccole e medie imprese elvetiche intervistate da Switzerland Global Enterprise segna un indice pari a 66,6 punti, ben al di sopra della soglia di crescita di 50 punti. Anche Credit Suisse prevede un’ulteriore crescita e 1,49 punti.

Ma aumentano anche i problemi: +19%

Il sondaggio non mente. Lo dimostrano le preoccupazioni che comunque si registrano fra i titolari, che si destreggiano agilmente con volumi positivi ma ammettono anche un certo raffreddamento. Per motivi ovvi, in primis le interruzioni della catena del valore innescate dalla pandemia e aggravate sia dal conflitto, sia dalla politica adottata dalla Cina riguardo al Coronavirus. A doverci fare i conti sono oggi il 64% delle aziende, il 19% in più rispetto a gennaio. Altre problematiche che generano ansia e difficoltà sono inflazione e prezzi al rialzo, dell’energia e delle materie prime.

Inflazione e prezzi preoccupano sempre più

«Le difficoltà nella catena di approvvigionamento si sono nuovamente intensificate dopo una breve ripresa e stanno chiaramente rallentando la crescita - conferma Alberto Silini, senior director global consulting di Switzerland Global Enterprise - Le tematiche dell’inflazione e dei prezzi dell’energia e delle materie prime impensieriscono le aziende e potrebbero aumentare di rilevanza nei prossimi mesi».

I nostri mercati: Germania, Usa, Cina

Ciò detto, non c’è da lamentarsi troppo: il futuro è ancora roseo, proprio grazie a quella Cina che al contempo mette nei guai. Europa esclusa, è qui che la Svizzera esporta in misura determinante, così come negli Stati Uniti. Per il 70% e oltre delle aziende è però la Germania il target; Francia al 25%, poi Italia (19%) e Austria (17%).

La scoperta del Sudamerica, l’addio alla Russia

Benché non sia il momento di aprirsi a nuovi mercati nuovi mercati, il Sudamerica si segnala inoltre come una tendenza in ascesa. «L’attuale situazione globale fa sì che, da un lato, i piani di espansione vengano ridimensionati e, dall’altro, che regioni alternative come il Sudamerica entrino sempre più nel mirino delle aziende ancora intenzionate ad espandersi», spiega Silini, registrando come ben l’11% degli intervistati aspiri ad avervi accesso. In calo netto, invece, la Russia, ormai esclusa delle priorità elvetiche.

L’industria farmaceutica inizia a stare peggio

Chi vive il momento peggiore? «L’industria meccanica, i produttori di apparecchiature per l’elaborazione dei dati e ora anche l’industria farmaceutica e chimica, interessate inmaniera più incisiva dai problemi di fornitura - risponde Andreas Gerber, responsabile clientela commerciale svizzera di Credit Suisse - Ciononostante, tutti gli indicatori mostrano che nei prossimi tre o sei mesi potremo assistere a una crescita significativa anche nel settore delle esportazioni. Ciò si spiega, da un lato, con l’elevata domanda di prodotti svizzeri che garantisce un portafoglio ordini completo, dall’altra, con il fatto che negli ultimi due anni le pmi svizzere hanno trovato il modo di affrontare le avversità grazie alla loro grande forza innovativa e flessibilità».

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