Dumping salariale: Il Consiglio nazionale boccia l’iniziativa ticinese

Gabriele Stentella

1 Giugno 2021 - 21:34

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La proposta ticinese che chiedeva di rendere illegittimi i licenziamenti legati al fenomeno della svalutazione salariale non ha trovato il sostegno del Consiglio nazionale. Quali scenari potrebbero aprirsi ora?

Il fenomeno del Dumping salariale può portare molto problemi nel mercato lavorativo di determinati paesi o regioni. Questo fenomeno si verifica quando i datori di lavoro mettono in atto una serie di comportamenti il cui unico obiettivo è quello di abbassare il costo del lavoro legato ai propri dipendenti, optando nella maggior parte dei casi per l’assunzione di soggetti con basse aspettative retributive.

Il Dumping salariale si verifica solitamente in contesti in cui è estremamente facile reperire manodopera poco qualificata che non avrebbe quindi le stesse aspirazioni retributive dei lavoratori qualificati, i quali raramente accetterebbero di lavorare per determinate retribuzioni. Tuttavia negli ultimi tempi si è assistito a una svalutazione dei salari anche nei confronti di figure professionali molto qualificate.

Questo fenomeno è presente anche nel nostro paese, sebbene esistano misure volte a disincentivarlo. Di recente si è tornato a parlare del problema legato al Dumping salariale dopo la bocciatura di una proposta che, a detta dei suoi promotori, avrebbe eliminato questo fenomeno. Ma cosa è successo nel dettaglio?

Consiglio nazionale: legittimo licenziare per assumere un lavoratore che guadagna meno

Con 99 voti contro e soli 76 voti a favore, la proposta avanzata dal Canton Ticino per discutere la legittimità dei licenziamenti maturati in contesti interessati dalla svalutazione salariale non ha trovato il benestare del Consiglio nazionale.

La proposta ticinese nasce all’indomani della votazione popolare che nel 2016 aveva approvato l’iniziativa "Prima i nostri!", presentata dall’UDC. Con tale proposta si mirava a modificare l’articolo 336 CO, inserendo il riconoscimento di licenziamento illegittimo nei casi in cui un lavoratore o una lavoratrice perde il lavoro a causa dell’assunzione di un’altra risorsa che a parità di qualifiche percepirà un salario minore. Il licenziamento sarebbe stato giudicato illegittimo anche nel caso in cui il lavoratore o la lavoratrice avesse rifiutato una riduzione del salario.

In Svizzera il Ticino non è il solo Cantone a essere interessato dal fenomeno del Dumping salariale. Ginevra e Zurigo sono infatti altri due Cantoni in cui sembrano sussistere problematiche relative alla svalutazione salariale.

Quali sono le argomentazioni contro questa proposta?

Stando a quanto affermato dai consiglieri che hanno manifestato un parere contrario alla proposta ticinese, quest’ultima minerebbe la natura liberale del mercato del lavoro svizzero.

Un altro punto critico di questa iniziativa è rappresentata dalle "pari qualifiche" citate nella proposta di modifica all’articolo 336. Questo termine infatti non ha un significato giuridico nel nostro ordinamento, al pari dell’espressione "significativa riduzione di salario".

Anche tra le fila dell’UDC non sono mancati pareri contrari alla proposta. Il consigliere ginevrino Yves Niedegger ha per esempio evidenziato che un licenziamento può definirsi illegittimo solo se discrimina un individuo in base all’appartenenza a una determinata categoria di persone.

Ora non rimane che sentire il parere del Consiglio degli Stati, che potrebbe anche esprimere un parere opposto a quello del Consiglio nazionale.

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