Dopo aver sospeso la partnership con gli oligarchi russi, il World Economic Forum di Davos taglia con Mosca. Disponibile a ripresa di dialogo solo a fine conflitto.
Il Forum economico mondiale (WEF) blocca le relazioni con la Russia. L’invasione dell’Ucraina e le sanzioni imposte dai G7 ha portato il Forum “a conformarsi alle sanzioni internazionali in evoluzione – sottolineando che – non avrà relazioni con alcuna persona o istituzione sanzionata”. Lo ha indicato in una nota il vertice di Davos, dando conferma a quanto riportato dal giornale internazionale Politico. Amanda Russo, portavoce del WEF ha dichiarato alla testata:
"Non siamo impegnati con nessun individuo sanzionato e abbiamo congelato tutte le relazioni con entità russe".
La posizione del WEF
Una manifestazione di intenti che pone in risalto la posizione assunta da parte del World Economic Forum di Davos nei confronti del conflitto scatenato dalla Russia. Con una dichiarazione scritta infatti sia fondatore Klaus Schwab e il presidente del WEF Børge Brende hanno ribadito “la piena solidarietà al popolo ucraino e con tutti coloro che stanno soffrendo ingiustamente per questa guerra totalmente inaccettabile”.
Nomi rimossi dagli elenchi
Tra i nomi rimossi dall’elenco dei membri del consiglio di amministrazione del WEF compare Herman Gref - amministratore delegato di Sberbank, sanzionato da Stati Uniti, Regno Unito e Canada. Silurati anche un centro di ricerca sostenuto dal Cremlino a Mosca e un consiglio consultivo guidato da un consigliere economico di Putin.
Possibile mediatore
Dal canto suo, il Forum non chiude completamente la porta al Cremlino. Si dice disponibile nel fare da mediatore per ricostruire i ponti tra Russia e Ucraina, ma solo a conflitto concluso. Anche nel gennaio del 2015, dopo l’invasione della Crimea e le atrocità in Siria legate alla Russia, Putin e il suo predecessore Dmitry Medvedev, si sono rivolti al WEF. Lo hanno fatto per ben cinque volte dal 2007.
Perché il WEF si comporta così?
In parte per proteggere la reputazione, in parte per via delle sanzioni. Stando a Politico, dalle conversazioni tra i membri delle reti globali del WEF emerge una forte insofferenza verso i legami tra WEF e Russia, soprattutto per i componenti del "Young Global Leaders". Il WEF deve poi confrontarsi con le sanzioni di USA, Europa e Svizzera. Sarebbero almeno sei gli habitué di Davos a essere assoggettati alle sanzioni dei diversi governi. Tra i membri del Forum anche chi ha portato avanti l’inasprimento delle sanzioni internazionali, come Chrystia Freeland. Consigliera del WEF, ha guidato l’estromissione delle banche russe dallo SWIFT.
Ruolo cruciale
Il WEF rappresenta da tempo un foro di confronto importante per gli oligarchi russi. Proprio a Davos nel 1999 l’élite russa sostenne Boris Eltsin nel fermare il ritorno al potere dei comunisti.
Russia post-sovietica e Forum economico mondiale sono dunque cresciuti di pari passo, obiettivo di entrambi: essere considerati una grande potenza. Con un semplice accordo si sono da allora supportati. Putin appoggiava il Forum, gli oligarchi russi lo finanziavano. Il compito del WEF, aiutare la Russia e, il suo presidente, nel redimersi agli occhi del mondo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Iscriviti alla newsletter