Thomas Jordan all’Usi di Lugano: «Utili a Cantoni e Confederazione non prima di tre anni»

Chiara De Carli

01/06/2023

05/06/2023 - 13:47

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Il presidente della Banca nazionale svizzera al Central Banking Dialogue, organizzato dall’Usi: «La nostra lotta contro l’inflazione continua».

Thomas Jordan all'Usi di Lugano: «Utili a Cantoni e Confederazione non prima di tre anni»

«L’inflazione è la mia principale preoccupazione», sono le prime parole pronunciate dal presidente della Banca nazionale svizzera (Bns), Thomas Jordan, intervenuto all’Università della Svizzera italiana (Usi) in concomitanza dell’evento Central Banking Dialogue.
«Il nostro mandato - ha ribadito ancora una volta - è mantenere la stabilità dei prezzi. Abbiamo un ambiente fragile con una crescita lenta, in cui la politica monetaria deve lavorare per preservare la stabilità.
Come me, la maggior parte dei governatori delle banche centrali non dormono la notte. Per noi è fondamentale ristabilire un ambiente senza inflazione».

Central Banking Dialogue all’Usi di Lugano

L’evento si è tenuto mercoledì nel tardo pomeriggio, nell’Aula Magna dell’Usi a Lugano. Dopo l’introduzione da parte di Lorenzo Cantoni, prorettore vicario dell’Usi, il dialogo tra Jordan e Agustín Carstens, direttore generale Banca dei regolamenti, è stato moderato dalla rettrice nominata dall’Usi, Luisa Lambertini, professoressa di Finanza internazione all’EPF di Losanna che vanta esperienze professionali anche alla Federal Reserve e alla Bns.
Il presidente della Bns parla della situazione della Svizzera con cauto ottimismo. Guardando al passato, valuta i tassi negativi come una misura necessaria, perché in quel momento servivano per assolvere lo scopo primario della banca centrale. «Certo, possono creare delle distorsioni, in modo particolare, nel settore immobiliare. Con i tassi bassi, anche i prezzi di obbligazioni e azioni aumentano. Quando aumentano, perdono valore». E ritiene che il tasso guida attuale, portato all’1,5% nell’ultima riunione «a livello storico non è così elevato. Serve per ristabilizzare i margini». «Bisogna andare con i piedi di piombo, ma non danneggerà la stabilità», afferma alludendo a Credit Suisse. «In questo caso - continua - il problema non è stata l’instabilità creata dai tassi di interesse, quanto la fiducia da parte dei clienti che è venuta a mancare».

Cs-Ubs: situazione nuova da valutare con attenzione

Invita poi a una riflessione generale sul caso Credit Suisse: «Prima avevamo due grandi banche, ora ne abbiamo una sola. Una situazione del tutto nuova che va analizzata in modo approfondito da parte di tutti, Autorità e politica. Da questo evento abbiamo imparato che la fuga di capitale può essere veramente veloce e più importante, un aspetto che va preso in considerazione. Dobbiamo chiederci dunque: che cosa si può fare per evitare questo assalto agli sportelli? Non dobbiamo giungere a conclusioni affrettate».

Franco svizzero, vera forza dell’economia del Paese

Tornando a parlare dell’inflazione, esprime consenso verso la situazione Svizzera, dove il picco ha raggiunto “solo” il 3,5%, ora è scesa attorno al 2,6%. «Ci ha aiutato il franco svizzero - afferma Jordan senza indugio -. Grazie alla sua valutazione nominale, ci ha aiutato ad arginare la spinta dell’inflazione. Ma non è stato sufficiente, per questo siamo stati costretti ad aumentare i tassi di interesse. Soprattutto per contrastare l’inflazione importata». Ricorda poi l’obiettivo del 2%: «Se rimane radicata poi è difficile farla scendere al di sotto. La nostra lotta contro l’inflazione continua, non l’abbiamo sconfitta del tutto».

Il mondo è cambiato

«Prendiamo decisioni sulla base di grandi incertezze. non sappiamo mai se, raggiungendo un determinato tasso di interesse, l’effetto desiderato sia quello effettivo, non si può sapere se la stretta sia eccessiva. Bisogna aspettare. A livello storico il tasso in vigore è ancora basso, non vedo ancora grandi rischi. A volte si sbaglia la tempistica. Arriva poi quella situazione in cui è necessario compiere ancora un paio di passi; può essere che si vada troppo in là. In quel caso è necessario tornare indietro».
Dopo questo periodo, caratterizzato da due anni di pandemia e dalla guerra in Ucraina, quindi da un repentino aumento dei prezzi delle materie prime e di una scarsità evidente di beni a livello mondiale, Jordan non crede torneremo a un contesto pre pandemia. La stessa economia verde rende impossibile pensare che si possa ottenere lo stesso risultato a parità di costo. «Il mondo è cambiato ed è più frammentato, così come lo è l’economia», spiega Jordan.

Central Banking Dialogue, Jordan: «Non c’è nulla da distribuire. Per un bel po’».

Si sofferma poi sugli utili che quest’anno, per la prima volta dopo decenni, non saranno distribuiti a Confederazione e Cantoni.
Ripete ancora una volta che l’obiettivo della Bns è mantenere la stabilità dei prezzi. «A volte possiamo scrivere utili, altre perdite. Non si possono giudicare i risultati finanziari. Dobbiamo poi capire come trasferire questi utili alle autorità fiscali». In una situazione tesa come quella attuale «con pochi guadagni e perdite, non è facile distribuirli. Dobbiamo essere coscienti che ci potranno esserne delle altre. Negli anni passati abbiamo deciso di non distribuire tutti gli utili raccolti in un unico anno, poiché non sappiamo come potrà andare l’anno successivo». A livello politico si discute di questa mancato versamento: «Mi auguro che vi sia una comprensione della situazione. Non è il nostro obiettivo principale, ma una misura collaterale. Quando si è in un contesto in cui non c’è nulla, non c’è nulla nemmeno da distribuire. E per un bel po’». Stima infatti che prima di 2-3 anni Confederazione e Cantoni non vedranno neanche un centesimo di franco. Il direttore del Dfe del Cantone Ticino, Christian Vitta, ha preferito non commentare.

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