Uomini, donne e... basta così. In Svizzera non c’è posto per il terzo sesso

Sara Bracchetti

21/12/2022

21/12/2022 - 14:33

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Il Consiglio federale respinge l’ipotesi di una modifica del sistema binario: serve prima un cambio sociale che al momento non esiste. I documenti continueranno a riportare la dicitura maschio o femmina: nessuna nuova opzione né deroga.

Uomini, donne e... basta così. In Svizzera non c'è posto per il terzo sesso

Pensavate che fosse tutto semplice, già scritto o scontato? Che l’identità sessuale non fosse materia su cui discutere, ma da accettare a capo chino e rispettoso, assecondando il sentire di chi ritiene di non essere né uomo, né donna? Ebbene no. In Svizzera, quantomeno, se ne parlerà ancora a lungo; forse fino a che non si arriverà a una conclusione diversa rispetto a quella cui sono giunte le autorità poche ore fa. Nessun terzo sesso, né nell’informalità del quotidiano né nell’ufficialità dei documenti e degli uffici: è ancora prematuro, se non fuori luogo, in un momento storico dove «il binarismo dei sessi è un modello ben radicato nella società svizzera».

Punto di vista da rivedere? Non ancora

Così si è espresso il Consiglio federale in un report adottato poche ore fa, in adempimento al dibattito su due postulati che chiedevano di rivedere il punto di vista formale sulla sessualità degli elvetici. Nessuna premessa sociale, secondo la politica, sarebbe in grado di giustificare quello che, alle condizioni attuali, sarebbe uno stravolgimento delle abitudini e dei costumi dei cittadini svizzeri, ancora legati a un modello che, sia pur sempre meno stereotipato, contempla solo l’uomo e la donna come figure di reale riferimento. Ecco perché i registri ufficiali continueranno a proporre tale ripartizione, senza incrementare le possibilità di scelta né, al contrario, abolirla del tutto, annullando ogni distinzione sessuale come superflua.

Un capriccio carico di troppi problemi legali

Una modifica del concetto di binarismo dei sessi non sarebbe peraltro così semplice da accogliere nella legislazione elvetica. Diversi gli adeguamenti alla Costituzione che dovrebbero seguire a una decisione così significativa, che si allargherebbero poi alle norme di legge federali e cantonali. Insomma, uno scompiglio nel comune percepire e nelle carte al quale la Confederazione ha, per il momento, detto no, allonanando il tema e la problematiche a esso inevitabilmente connesse. Non ultime, il servizio militare e le rivelazioni statistiche, che verrebbero sconvolte nelle loro modalità attuali d’essere e prorogarsi nel tempo.

L’obbligo di barrare una delle sue caselle

Per il momento e per qualche tempo ancora, a quanto pare non breve, si proseguirà dunque come sempre. Alla nascita di un bambino, lo stato civile continuerà a indicare cioè "maschio" o "femmina", con buona pace di un eventuale genitore che magari preferisse, se non altro, lasciare vuote entrambe le caselle. Le conseguenze giuridiche di una tale possibilità non verranno nemmeno contemplate, fino a che non vi sarà nella popolazione un cambio culturale che al momento è ancora remoto.

Decide la società, non la politica

È infatti nella società, e non in Parlamento, nel Governo o nella legge, che la modifica deve compiersi e un nuovo modello dei sessi venire adottato: nell’interpretazione odierna, in futuro la politica avrà semplicemente il compito recepire e istituzionalizzare qualcosa di già avvenuto, non di stimolarlo o accelerarlo. Un parere peraltro condiviso anche dalla Commissione nazionale d’etica per la medicina umana (Cne), che già in un rapporto del 2020 osservava come nuove condizioni sociali debano essere la premessa indispensabile a un’alterazione così importante, per quanto insoddisfacenti effettivamente si rivelino la regolamentazione e la prassi in corso.

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