Telelavoro dei frontalieri, in Italia qualcosa si muove. Silvana Snider: «Giorgetti vuole una soluzione»

Chiara De Carli

31/01/2023

31/01/2023 - 15:44

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Nel tardo pomeriggio in Senato prenderanno il via le discussioni.

Telelavoro dei frontalieri, in Italia qualcosa si muove. Silvana Snider: «Giorgetti vuole una soluzione»

Per i frontalieri e le aziende ticinesi, la fine del telelavoro rappresenta un vero e proprio problema a cui Italia e Svizzera devono porre rimedio e nel giro di poco tempo. A distanza di un mese dal mancato rinnovo dell’accordo amichevole, la politica sembra essersi resa conto del pasticcio e del ritardo clamoroso sui tempi. Tanto è vero che in Italia sono stati depositati due ordini del giorno da parte del Movimento 5 Stelle (con il senatore Bruno Marton) e Partito Demostratico (con il senatore Alessandro Alfieri), e un terzo a firma Lega e Fratelli d’Italia (con i senatori Stefano Candiani e Andrea Pellicini) che porteranno il dibattito in Senato, per le 16.30 di oggi. Per domani è attesa la ratifica del nuovo accordo relativo al regime fiscale dei frontalieri italiani.
«L’accordo amichevole è stato abrogato perché era stato formulato appositamente per la pandemia», mette subito in chiaro Silvana Snider, consigliera del ministro italiano dell’Economia Giancarlo Giorgetti. «La questione non è così semplice: si deve chiarire se un lavoratore si possa definire "frontaliere" anche nel caso in cui resti a casa a lavorare». «L’accordo attualmente in vigore, così come quello in votazione al Senato, non vieta al lavoratore italiano di lavorare da casa per un’azienda svizzera». La faccenda, infatti, è puramente fiscale.
«Bisogna stabilire in quale Stato vadano pagate le tasse». Il rischio è di «interferire con il nuovo accordo sul regime fiscale siglato da Italia e Svizzera», «in cui viene esattamente definito chi è il frontaliere», ricorda Snider. «Onde evitare nuove difficili interpretazioni», per il governo italiano è meglio agire in modo oculato: «Lasciare un regime fiscale agevolato in questi termine potrebbe essere discriminatorio nei confronti degli altri cittadini italiani».

«L’accordo non vieta il telelavoro»

Da domani, però, a sentirsi discriminati potrebbero essere gli stessi frontalieri italiani, che rinunceranno ai giorni di telelavoro, mentre i colleghi svizzeri potranno scegliere in quale modalità lavorare. Snider però puntualizza ancora una volta che l’accordo fiscale non vieta di lavorare da casa. «Occorre una riflessione accurata», «è giusto lasciare questo privilegio fiscale?».

Giorgetti vuole trovare una soluzione

Qualora fosse trovata una quadra sulla questione, in vista della ratifica del nuovo accordo fiscale, aggiunge che «andrebbe inserita norma aggiuntiva che a oggi non c’è». Ricorda infine che nel 2015, quando venne definita la nuova intesa «questo governo non c’era. Per lo meno - sottolinea - siamo riusciti a salvaguardare i vecchi lavoratori frontalieri».
Da parte del ministro Giorgetti, «c’è tutta la volontà nel trovare una soluzione», ma è essenziale capire «una volta per tutte, se si possa definire frontaliere solamente una persona che va a lavorare in Svizzera o anche chi lavora da casa».
«Sul tavolo abbiamo le segnalazioni che arrivano dal territorio, da parte della Regio Insubrica, così come l’invito alla riflessione da parte delle aziende situate nei comuni di frontiera, sempre più in difficoltà nel trovare dipendenti. A riguardo siamo intervenuti chiedendo un premio per i lavoratori che rimarranno nelle ditte italiane della zone di confine».

Il telelavoro riguarda un frontaliere su otto

La vicenda ha attirato l’attenzione anche di alcuni senatori leghisti. Lunedì sera il senatore varesino ed ex sindaco di Tradate Stefano Candiani, in collegamento con il consigliere regionale lombardo della Lega Emanuele Monti, dai banchi del Senato ha riferito che il governo italiano e quello svizzero sono propensi a firmare in tempi rapidi una nuova intesa amichevole sul telelavoro. Spiegando inoltre che quella in scadenza, non poteva essere prolungata poiché scritta e formulata appositamente per l’emergenza pandemica.

Piace il modello francese

Nelle prossime ore, dunque, la problematica sarà affrontata e molto probabilmente sarà presa in esame l’intesa raggiunta lo scorso dicembre tra Svizzera e Francia. Secondo la nuova normativa, i frontalieri francesi possono lavorare da oltre confine, fino a un massimo del 40% del tempo di lavoro annuale, senza intaccare lo status di frontaliere e quindi l’imposizione dei redditi derivanti da attività lavorativa dipendente in Svizzera.

In arrivo il bonus per chi rimane a lavorare al di là della frontiera

Nella conferenza stampa, Candiani ha infine spiegato che una volta che il nuovo accordo transiterà alla Camera per essere votato, sarà inserito un emendamento che riguarda una sorta di premio per i lavoratori che rimangono a lavorare nella regione di frontiera italiana. Zone in cui, a causa dell’elevata attrattività salariale ticinese, la forza lavoro è sempre più risicata. Questo sistema potrebbe disincentivare nuovi flussi di frontalieri. Una misura integrativa alla tassazione prevista per i "nuovi frontalieri" che nel 2025 frutterà allo Stato Italiano un gettito da 1,6 milioni, destinato a salire a 221 milioni di euro nel 2044. Idealmente, questi soldi saranno ripartiti sugli stipendi dei lavorati presenti nei comuni di frontiera. L’idea sarà portata avanti, insieme ad altri deputati del Varesotto.

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