Frontalieri e telelavoro: la risposta lapidaria dell’Agenzia delle Entrate. Dal 1° febbraio si torna al 1974

Chiara De Carli

27/01/2023

30/01/2023 - 11:24

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I frontalieri sono esclusivamente coloro «che si recano quotidianamente in Svizzera dalle zone di frontiera, per svolgere la prestazione lavorativa».

Frontalieri e telelavoro: la risposta lapidaria dell'Agenzia delle Entrate. Dal 1° febbraio si torna al 1974

Non c’è proprio nulla da fare per i frontalieri. Dal primo di febbraio i titolari di permesso G, dovranno dire addio al telelavoro. A nulla è valsa la mobilitazione delle associazioni di categoria e dei sindacati ticinesi e di oltreconfine, perché sul fronte politico ancora tutto tace.
A confermare la situazione è arrivata la risposta "lapidaria" da parte dell’Agenzia delle Entrate, l’agenzia fiscale della pubblica amministrazione italiana, che con il documento diffuso giovedì sera, ribadisce il fatto che lo status di frontaliere è detenuto «esclusivamente da quei lavoratori dipendenti che sono residenti in Italia e che quotidianamente si recano all’estero in zone di frontiera o Paesi limitrofi per svolgere la prestazione lavorativa». Per l’Agenzia delle Entrate tale requisito è una delle «condizioni necessarie, al fine di essere considerato un lavoratore frontaliero», in altre parole «il dipendente» deve recarsi «nella Confederazione Elvetica in tutti i giorni lavorativi».

La contraddizione tra previdenza sociale e sistema fiscale

L’ente dunque respinge la soluzione interpretativa prospettata dal contribuente che chiedeva di riconoscere «la qualifica di lavoratore frontaliero anche successivamente all’efficacia dell’Accordo Covid», chiamando in causa i Regolamenti Comunitari n.883/2004 e n.987/2009 che accordano ai lavoratori frontalieri, in materia di previdenza sociale, l’applicazione della sola legislazione dello Stato nel Paese dove ha sede il datore di lavoro, nell’ipotesi in cui una parte inferiore al 25% dell’attività lavorativa sia svolta in telelavoro.

Smartworking assoggettato al fisco italiano

Una interpretazione definita «inconferente» per l’Agenzia delle Entrate che evidenzia come i Regolamenti non facciano riferimento alla normativa tributaria. Dunque, qualora il contribuente frontaliere lavorerà anche per una sola ora dall’Italia, quella percentuale sarà assoggettata all’imposizione esclusiva della nazione.

Frontalieri equiparati agli altri lavoratori italiani?

Dal primo febbraio dunque, il telelavoro è molto probabile che «venga a cadere in mancanza di un accordo», ha spiegato Marco Bernasconi, esperto di diritto tributario a Teleticino. Qualora invece un frontaliere dovesse lavorare da casa sarà «applicabile la convenzione italo-svizzera che prevede l’imponibilità completa in Italia». In poche parole, i frontalieri residenti nei comuni nella fascia di confine, saranno equiparati agli altri lavoratori italiani e saranno assoggettati alla tassazione concorrente.

Urgente un negoziato tra gli Stati

Intanto, il sindacato Ocst ha fatto sapere che ha preso i contatti con il governo italiano, affinché sia negoziato un nuovo accordo con la Svizzera. E fino a quando la situazione non cambierà, sconsiglia ai lavoratori dei comuni di confine di lavorare da casa.

Questione sottovalutata oltreconfine?

In Italia la questione sembra essere sottovalutata. Massimo Sertori, presidente in carica della Regio Insubrica, qualche mese fa, intervistato da Moneymag, aveva dichiarato che «la maggior parte dei frontalieri svolge un tipo di lavoro che non può essere svolto da remoto», riferendosi a coloro che lavorano nella sanità, edilizia o nella ristorazione e per questo il tema era di «dimensione molto limitata».

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