Telelavoro: una soluzione per la viabilità in Ticino. "Regolarizzare i frontalieri"

Chiara De Carli

27/05/2022

29/05/2022 - 10:41

condividi
Facebook
twitter whatsapp

Presentata nei giorni scorsi un’interrogazione al Consiglio di Stato ticinese dalle deputate Cristina Maderni (Plr) e Sabrina Gendotti (Ppd) per richiedere la parificazione della soglia tra contributi sociali e fiscali.

Telelavoro: una soluzione per la viabilità in Ticino. "Regolarizzare i frontalieri"

La fine dell’accordo amichevole firmato da Svizzera e Italia, che di fatto ha regolamentato il telelavoro dei frontalieri al tempo del coronavirus, sta per scadere.
Dal primo di luglio, infatti, stando ai Regolamenti comunitari europei nell’ambito dei contributi sociali, il lavoratore frontaliere potrebbe svolgere dal proprio domicilio fino a un massimo del 25% delle ore lavorate in un anno, ovvero circa un giorno a settimana. Normativa che tuttavia non trova conferma nell’accordo fiscale firmato da Svizzera e Italia nel 1974, secondo cui basterebbe una sola ora di lavoro per modificare gli oneri fiscali per datore di lavoro e dipendente: svolgendo la propria attività lavorativa dal proprio domicilio, verrebbe meno lo status di frontaliere.

Telelavoro: una risorsa importante

In questi mesi di emergenza sanitaria, il telelavoro ha permesso la continuazione dell’attività economica, ha contribuito a ridurre, almeno parzialmente, il traffico e il suo impatto ambientale. Ecco dunque che è stata presentata un’interrogazione al Consiglio di Stato ticinese dalle deputate Cristina Maderni (Plr) e Sabrina Gendotti (Ppd) per parificare la soglia dei contributi sociali con quelli fiscali.

Telelavoro: effetti positivi

Oltre ad aumentare la produttività tra gli aspetti positivi anche il minor impatto sull’ambiente. Con il telelavoro il traffico era diventato più scorrevole. Una questione notata non solo in Ticino, ma anche a Ginevra dove più della metà dei 90 mila frontalieri continua a lavorare da casa. Ecco perché nelle scorse settimane sono iniziati i dialoghi con la Francia; qui la proposta, secondo le informazioni raccolte, prevedere l’innalzamento della soglia di telelavoro al 40%.

Telelavoratori frontalieri: occorre regolamentarli

A questo punto, anche le granconsigliere ritengono che sarebbe opportuno procedere analogamente in Ticino.
Durante la crisi sanitaria, si legge nel documento, «Svizzera e Italia hanno trovato in tempi rapidi soluzioni intelligenti ed efficaci nella gestione degli effetti giuridici dovuti all’introduzione del telelavoro». E ora è più che è mai necessario introdurre «dei livelli soglia anche in ambito fiscale, simili a quelli già in vigore per le assicurazioni sociali, in modo da permettere alle aziende ticinesi di disporre di parametri chiari e univoci in tutti gli ambiti rilevanti. È infatti importante che gli aspetti fiscali e assicurativi siano regolati analogamente. Solo in tal modo il telelavoro parziale potrebbe essere davvero utilizzato quale strumento efficace anche per contribuire a risolvere i citati problemi di viabilità».

Parificazione tra fiscalità e assicurazione sociale

Nell’interrogazione viene quindi richiesto di parificare gli ambiti fiscali e assicurativi, permettendo così a un frontaliere di telelavorare un giorno a settimana da casa. Ma siamo sicuri che un solo giorno di telelavoro alla settimana basti per dare respiro alla situazione viabilistica a cui il Ticino è costretto a far fronte quotidianamente?

Argomenti

Iscriviti alla newsletter