L’Opec+ estende i tagli alla produzione di petrolio fino al 2024. Nuovo aumento della benzina in arrivo?

Matteo Casari

5 Giugno 2023 - 17:32

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I Paesi esportatori di petrolio hanno stabilito un nuovo target di 40,46 milioni di barili al giorno per il 2024. L’Arabia Saudita ridurrà la produzione di un altro milione di barili al giorno a partire da luglio

L'Opec+ estende i tagli alla produzione di petrolio fino al 2024. Nuovo aumento della benzina in arrivo?

L’Arabia Saudita ha annunciato che taglierà la produzione di greggio di un milione di barili al giorno per cercare di rilanciare i prezzi. Gli altri membri dell’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio (Opec+) hanno deciso di mantenere invariati i livelli di produzione, ma hanno trovato un accordo sull’estensione fino al 2024 dei tagli effettuati ad aprile 2023 e ottobre 2022.
Ci sarà un nuovo aumento dei prezzi dei prodotti petroliferi? Quali conseguenze ci saranno per il carburante in Svizzera?

Cos’è l’Opec+?

L’Opec+ è un gruppo di 23 Paesi esportatori di petrolio che si riunisce regolarmente per decidere quanto greggio vendere sul mercato. Al centro di questo gruppo ci sono i 13 membri dell’Opec, che sono principalmente nazioni del Medio Oriente e dell’Africa. L’Organizzazione è stata costituita nel 1960 con l’obiettivo di fissare l’offerta mondiale di petrolio e il suo prezzo.
I Paesi dell’Opec producono circa il 30% del greggio del globo. L’Arabia Saudita è il maggiore fornitore di petrolio all’interno del gruppo, con una produzione di oltre 10 milioni di barili al giorno.
Nel 2016, quando i prezzi del petrolio erano particolarmente bassi, l’Opec ha unito le forze con altri 10 produttori dando vita all’Opec+. Uno dei membri dell’organizzazione allargata è la Russia, che produce anch’essa più di 10 milioni di barili al giorno. Insieme, i Paesi Opec+ producono circa il 40% di tutto il greggio mondiale. L’organizzazione può al contempo abbassare i prezzi, immettendo più petrolio sul mercato.

Perché questi tagli alla produzione?

L’Opec+ ha raggiunto un accordo per estendere i tagli alla produzione fino al 2024, fissando a 40,46 milioni di barili al giorno il nuovo target di produzione di petrolio. L’ulteriore riduzione di un milione di barili al giorno da parte dell’Arabia Saudita entrerà invece in vigore a luglio. Queste decisioni segue il taglio di 1,16 milioni di barili al giorno dello scorso aprile, intrapreso volontariamente da otto membri dell’Opec+. Un’altra riduzione a livello di gruppo di due milioni di barili al giorno era avvenuta nell’ottobre 2022.
Si ritiene che l’Arabia Saudita, che attualmente presiede l’Opec+, abbia bisogno che il prezzo del Brent salga a 80 dollari al barile o più per coprire la spesa pubblica e le importazioni. Alcuni esperti sostengono che la mossa del governo saudita potrà raggiungere l’obbiettivo di incrementare la quotazione del petrolio, tuttavia senza conseguenze drastiche sul mercato. Questo perché la domanda globale dell’oro nero oggi rimane molto debole.

L’altalena del greggio

Nel 2020, il prezzo del greggio è crollato a causa della mancanza di acquirenti, in quanto il mondo intero si è bloccato con la pandemia. L’Opec+ ha dovuto rilanciare i prezzi tagliando drasticamente la produzione, di oltre nove milioni di barili al giorno.
Poi, in seguito all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, la quotazione del Brent era salita a oltre 130 dollari al barile. Tuttavia, a marzo 2023 il prezzo è tornato a stabilizzarsi, scendendo a poco più di 70 dollari al barile, il minimo degli ultimi 15 mesi.
All’inizio di questa settimana le quotazioni del greggio stanno però ritornando a crescere. Attualmente il futures Brent in consegna ad agosto sono scambiati a 78,03 dollari al barile, per un incremento giornaliero del 2,50%. I futures del West Texas Intermediate (WTI) di luglio stanno invece aumentando del 2,61%, a 73,61 dollari al barile.

Cosa sta succedendo al petrolio russo?

Dopo l’inizio del conflitto tra Russia e Ucraina, i Paesi dell’UE hanno interrotto l’importazione di petrolio russo via mare. Stati Uniti e Regno Unito hanno invece smesso del tutto di acquistarlo. La Russia ha dunque cominciato a esportare più greggio verso Paesi come l’India e la Cina, che non stanno imponendo sanzioni contro Mosca.
Tuttavia, le nazioni del G7 stanno cercando di mantenere basse le entrate petrolifere della Russia imponendo un tetto massimo di prezzo di 60 dollari al barile per il petrolio esportato.

In arrivo aumenti anche in Svizzera?

Ci saranno conseguenze sul prezzo del carburante e dei prodotti raffinati nel nostro Paese? Stando ai dati dell’Ufficio federale dell’energia (DFAE), il petrolio soddisfa il 36,3% del consumo energetico lordo della Svizzera.

Il greggio importato nella Confederazione proviene per il 39% dalla Nigeria, il 25% dalla Libia e il 32% dagli Stati Uniti. Per quanto riguarda la materia prima quindi, per il momento non dovrebbero esserci grandi sbalzi di prezzo al rialzo.

Tuttavia la produzione propria a partire da questa fornitura, che viene gestita nell’unica raffineria di petrolio della Svizzera si trova a Cressier (Neuchâtel), copre soltanto un quarto del fabbisogno del Paese. Il restante 75% circa della domanda di prodotti raffinati viene quindi soddisfatta tramite l’importazione dai vicini Stati europei, principalmente dalla Germania. Questi acquistano a loro volta il greggio dai Paesi membri dell’Opec+, che di conseguenza dovranno adattare i loro prezzi in seguito alla decisione dell’estensione del taglio alla produzione.

Non ci sarà dunque da stupirsi se anche nel nostro Paese arriveranno aumenti nel prezzo di benzina, diesel o in altri impieghi dei prodotti raffinati.

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