Per Credit Suisse i prezzi energetici incideranno sull’inflazione. Ma l’economia crescerà ancora

Redazione

16 Marzo 2022 - 10:00

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Credit Suisse pubblica lo studio «Monitor Svizzera» per il 1° trimestre 2022, dove si conferma la previsione di una crescita economica del 2,5% per quest’anno.

Per Credit Suisse i prezzi energetici incideranno sull'inflazione. Ma l'economia crescerà ancora

Quanto peserà l’aumento dei prezzi energetici sulla Svizzera?
Credit Suisse ha reso noto lo studio «Monitor Svizzera» per il 1° trimestre 2022. Di fatto, la guerra in Ucraina sta rallentando l’attività economica della Svizzera, anche se al momento prevale la ripresa dalla pandemia.
Gli economisti di Credit Suisse confermano le previsioni di una crescita economica del 2,5% per quest’anno. Tuttavia, a controbilanciare questa tendenza, c’è il netto aumento dei prezzi dell’energia.

Coronavirus riduce la sua portata economica

L’impatto del coronavirus sull’economia si è sensibilmente ridotto rispetto a qualche mese fa, anche grazie a un’ampia revoca delle misure di contenimento.
D’altro canto però, la guerra in Ucraina sta peggiorando la situazione congiunturale in Europa, con ripercussioni anche in Svizzera. La Confederazione è meno vulnerabile all’aumento dei prezzi di gas e petrolio rispetto ai Paesi limitrofi, soprattutto perché, da un lato, il gas nel nostro Paese non è utilizzato per la produzione di energia elettrica e, dall’altro, i costi energetici rappresentano una piccola porzione dei bilanci familiari.
Tuttavia, eventuali problemi di approvvigionamento avrebbero conseguenze di vasta portata, dato che circa un quarto dell’intero fabbisogno energetico negli orari di punta è coperto dal gas naturale, di cui la metà di provenienza russa.

Anche in Svizzera l’inflazione aumenta

Il forte aumento del prezzo di gas naturale e petrolio a livello mondiale spinge verso l’alto il tasso d’inflazione anche in Svizzera. Stando alle previsioni aggiornate di Credit Suisse, l’inflazione si attesterà oltre il 2,0% per alcuni mesi, per poi tornare a scendere lentamente (media annua per il 2022: 1,8%). Questa variazione non dovrebbe però portare ad una modifica immediata della politica monetaria. Per il momento - sostengono gli esperti di Credit Suisse - la BNS interverrà, se necessario, sul mercato dei cambi. Il primo aumento dei tassi d’interesse è atteso per metà 2023. Inoltre, in base a un’analisi della correlazione storica tra consumo e variazione dell’indice nazionale dei prezzi al consumo, l’effetto frenante dell’inflazione sulla congiuntura è limitato: dal 1982 a oggi, un aumento del tasso d’inflazione di un punto percentuale riduce il consumo privato in media dello 0,11% - 0,13% (a seconda del metodo di stima).

Effetto "greenflation"

La pressione al rialzo cui sono sottoposti i prezzi energetici non è dovuta solo all’aggravarsi della situazione geopolitica. Gli economisti di Credit Suisse esaminano le implicazioni della «greenflation», ossia l’aumento dei prezzi dovuto alle misure di lotta al cambiamento climatico, quali tasse sul CO2 più elevate, per le economie domestiche svizzere. Dall’analisi della natura e dell’origine delle emissioni di CO2 nei consumi svizzeri e dalla simulazione di quattro scenari per l’imposizione sul CO2 in Svizzera e all’estero i tecnici di Credi Suisse giungono a due conclusioni.
Primo: meno la Svizzera partecipa a una tassa globale sul CO2, più le entrate per emissioni tenderanno inizialmente a confluire all’estero. Dopotutto, il consumo svizzero genera gran parte delle emissioni per la produzione di beni all’estero.
Secondo: l’estensione della tassa nazionale sul CO2 non solo farebbe sì che le entrate per le emissioni restassero in Svizzera, bensì preparerebbe anche l’economia a un eventuale aumento globale del prezzo del CO2. Al tempo stesso questo servirebbe anche da incentivo per ridurre la dipendenza dalle importazioni di gas e petrolio.

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