INCHIESTA La lenta ripresa dei piccoli negozi in Ticino. Si soffre anche a Lugano, ma c’è chi ha sfruttato nuove opportunità

Matteo Casari

10 Febbraio 2023 - 17:33

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Secondo un’indagine KOF, i piccoli negozi stanno facendo più fatica a ripartire rispetto alle attività medie e grandi. Abbiamo fatto un giro per il centro di Lugano e abbiamo chiesto un parere agli esercenti. Ecco che cosa ci hanno risposto.

INCHIESTA La lenta ripresa dei piccoli negozi in Ticino. Si soffre anche a Lugano, ma c'è chi ha sfruttato nuove opportunità

Il commercio al dettaglio in Ticino è in ripresa? Secondo uno studio autorevole sembrerebbe di no, almeno per le piccole attività. Ma le realtà imprenditoriali sono decise a reagire. Tra aumenti dei prezzi e ricerca di nuovi modelli di business, ecco come i negozi luganesi stanno cercando di affrontare il nuovo anno, nel tentativo di lasciarsi alle spalle la pandemia, la crisi energetica e il rincaro del costo della vita.

La ripresa economica esclude le piccole attività

Secondo l’ultima indagine del centro di ricerca congiunturale del Politecnico di Zurigo (KOF), a gennaio in Ticino si sono visti i primi segnali di ripresa per l’intero settore del commercio al dettaglio. Tuttavia, sono stati principalmente i medi e grandi rivenditori a migliorare i propri risultati, sia in termini di volumi di vendita che di affluenza di clienti, mentre la stessa crescita non è stata riscontrata tra le attività più piccole.
È veramente così? Abbiamo parlato con alcuni commercianti di Lugano per capire come i piccoli negozi stanno vivendo la ripresa economica, e se le difficoltà evidenziate dallo studio KOF si confermano anche nel più grande e frenetico centro urbano del nostro cantone.

Le difficoltà ci sono per tutti settori?

È indubbio che la pandemia, la crisi energetica e i problemi delle catene di approvvigionamento hanno gravato su ogni attività di commercio del Cantone, così come nel resto del Paese. Allo stesso tempo però i riscontri sono diversi tra i negozi, specialmente a seconda del settore. «Tutto quello che sta accadendo non incoraggia sicuramente gli acquisti. I rincari dell’energia, dei costi di trasporto e di produzione sono risentiti tanto dalla gente quanto da noi commercianti» dichiara Umberto Rezzonico, titolare del negozio di giocattoli e articoli per bambini Zoeyland.
Lo stesso sta accadendo tra i negozi di gioielli, dove «nel settore c’è ancora molta tranquillità parlando di acquisti» ci spieg Cinzia Ferrari, titolare dell’omonima gioielleria, «siamo ancora ben lontani dal numero di vendite del periodo prima della pandemia e della crisi».

Il segreto è reinventarsi

Allo stesso tempo c’è chi, grazie ai diversi campi di attività o modelli di business, non solo sta risentendo meno del difficile contesto economico, ma addirittura è riuscito a far crescere le proprie vendite e la propria clientela.
È il caso dello store di abbigliamento e home decor Spirito Libero: «A noi la pandemia ha messo il turbo. Il nostro negozio è stato stabile per 13 anni e poi, grazie a nuovi strumenti, abbiamo sviluppato meglio la nostra attività» spiega Tazio Peschera, proprietario del negozio a conduzione famigliare. «Da quando abbiamo aperto lo shop online lavoriamo bene tutto l’anno fortunatamente, non abbiamo vissuto alcuna flessione di recente».

L’opportunità di avviare nuovi business

C’è anche chi ha intravisto la possibilità di aprire un’attività proprio durante il periodo pandemico, grazie al cambio delle abitudini dei consumatori. Dolce Vita Shop importa prodotti artigianali siciliani per poi consegnarli a tutti clienti ticinesi e non solo dal suo magazzino a Lugano. «Avendo iniziato da poco non è facile fare valutazioni, ma da quando abbiamo aperto siamo comunque in costante crescita» dichiara Yuliya Tramonte, proprietaria dell’attività, «lo shop è nato online durante la pandemia, e la scelta sta pagando».

Aumentare i prezzi fa perdere clienti

Secondo l’indagine del KOF, l’aumento dei prezzi è stata una delle soluzioni più adottate da commercianti per far fronte alla difficile situazione economica. Più che una scelta è stata per molti una costrizione, dato che gli stessi fornitori hanno innalzato il costo dei propri prodotti.
Tuttavia, tra i negozianti di Lugano questa tendenza non è stata particolarmente diffusa, in quanto giudicata controproducente a livello di clientela: «Nonostante i costi delle materie prime, tra cui l’oro, sono schizzati alle stelle, io non utilizzo questo metodo, perché vorrebbe dire tirarsi la zappa sui piedi» commenta Cinzia Ferrari, «anche se ho notato che molti nel settore sono ricorsi a questa soluzione».
Anche per i giocattoli le materie prime sono un aspetto fondamentale, ma il meccanismo di rifornimento particolare di questo settore corre in soccorso dei commercianti: «Noi facciamo approvvigionamento con largo anticipo, i fornitori abituali lavorano su listini annuali, il che mi ha permesso di non rimarcare aumenti di prezzo per il momento» dichiara il proprietario del negozio Zoeyland.

Clienti in fuga oltreconfine?

Un riscontro curioso che alcuni commercianti hanno evidenziato, oggi più che mai, è il paragone che molti clienti fanno con i negozi oltreconfine, con sempre più consumatori nostrani che per risparmiare valutano visite in Italia.
«Il Ticino è una zona molto particolare rispetto al resto della Svizzera. I miei prodotti arrivano dalla Sicilia e li sto importando da sola dalla dogana. Altri rivenditori recuperano la merce dal altre zone senza pagare le tasse» spiega la titolare di Dolce Vita Shop. «Mi è capitato di ricevere lamentele, ma nel mio caso il prezzo dei prodotti dipende dai costi di provenienza e della dogana». Yuliya crede però che per la ripresa del nostro Paese sia necessario far girare più che mai l’economia locale: «Io sto lavorando per insegnare alla gente che se si vuole sviluppare il mercato svizzero bisogna comprare la merce qui, non andare a fare la spesa in Italia».
Anche nel caso dell’abbigliamento, la competitività dei prezzi al di là del confine rappresenta una sfida costante. «Noi non abbiamo effettuato nessun rincaro dei prezzi, vogliamo rimanere competitivi con l’Italia» commenta il signor Peschera di Spirito Libero. «Tenendo le calcolazioni più basse qualcosa perdiamo, però almeno non c’è differenza di prezzo, anzi a volte ci fanno notare di essere più a buon mercato rispetto a negozi della vicina penisola».

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