Turismo in Ticino: che aria si respira tra gli albergatori e i ristoratori del territorio?

Redazione

21 Novembre 2022 - 10:08

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A pesare sono le tante incognite che riguardano il conflitto in Ucraina, la corsa dell’inflazione e la forza del franco.

Turismo in Ticino: che aria si respira tra gli albergatori e i ristoratori del territorio?

Qual è il "sentiment" degli operatori turistici ticinesi, rispetto ai prossimi mesi?
Secondo i dati di ottobre del KOF,l’aria che si respira tra albergatori e ristoratori non è certo positiva. A pesare su questo orientamento sono i dati resi noti dall’Ufficio federale di statistica che indicano mediamente un calo del 13% nei primi sei mesi del 2022 per quanto riguarda i pernottamenti alberghieri.

Pernottamenti e volumi di vendita

Dai dati prodotti dal KOF, oltre la metà delle strutture sostiene che i volumi di vendita del terzo trimestre in Ticino sono inferiori rispetto allo stesso periodo del 2021. Questo nonostante più in generale, in Svizzera oltre la metà delle aziende sostiene ancora che i volumi siano aumentati e il saldo, seppur in calo, rimanga positivo. In Ticino, l’aria che si respira tra gli operatori è cauta: le previsioni sui volumi di vendita per il trimestre invernale si mostrano più negative per il Ticino.

Analisi

Per Angelo Trotta, direttore di Ticino turismo, quella attuale è parte di una fase prevista. "Eravamo consapevoli che sarebbe stato impossibile raggiungere cifre come quelle che avevano caratterizzato il 2021, ancora molto condizionato dalla pandemia e dalla riduzione degli spostamenti. Stiamo comunque registrando una progressione del 12,2% (gennaio/settembre) rispetto al 2019, anno precovid. I nostri connazionali continuano a premiare la nostra regione, anche se i pernottamenti sono diminuiti rispetto allo scorso anno".
A condizionare l’andamento del mercato in Ticino sono le tante incognite ancora aperte: "L’elenco annovera la crisi energetica con costi che sono cresciuti a livello esponenziale, il franco forte, l’inflazione, la crisi delle materie prime, la guerra, la difficoltà nel reperire personale nel settore alberghiero e della ristorazione, i cambiamenti climatici e infine – ma non per ultima – la pandemia" ha concluso Trotta.

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