INTERVISTA Lavoro nero, i cantieri del Ticino nell’occhio dei controlli. Bagnovini, SSIC TI: «Danneggia la collettività»

Chiara De Carli

09/06/2022

25/01/2023 - 15:24

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In Ticino, come in tutti i Cantoni confinanti con altri Paesi, i controlli avvengono con periodicità, proprio perché la sensibilità e l’attenzione volta a questo fenomeno è maggiore.

INTERVISTA Lavoro nero, i cantieri del Ticino nell'occhio dei controlli. Bagnovini, SSIC TI: «Danneggia la collettività»

Per chi lavora in nero in Svizzera le pene sono davvero severe. Si parla di multe fino a un milione di franchi e detenzione fino a 5 anni. Misure prese in considerazione dei danni che il lavoro in nero arreca al tessuto economico e sociale di un Paese. Nel territorio elvetico il fenomeno è presente, seppur in minima parte se confrontato con gli Stati vicini. E la bassa percentuale della quota dell’economia sommersa rispetto al Pil, al 5,8%, è secondo gli esperti una condizione agevolata da una bassa pressione fiscale. Inoltre le disposizioni di legge non dettagliate, federalismo e democrazia diretta sembrano scoraggiare il lavoro in nero.
Ad ogni modo, stando ai dati diffusi oggi dalla Seco, tra i settori in cui è più facile riscontrare condizioni di collaborazione anomale ci sono il settore dell’edilizia e della ristorazione. E in Ticino, come in tutti i Cantoni confinanti con altri Paesi, i controlli avvengono con periodicità, proprio perché la sensibilità e l’attenzione volta a questo fenomeno è maggiore.
Nonostante ciò, non è facile riconoscere un’attività illecita, poiché il più delle volte è difficile da individuare. Lo sostiene Nicola Bagnovini presidente dalla Società Svizzera Impresari Costruttori sezione Ticino (Ssic Ti) spiegando che: «Si manifesta più spesso nei piccoli interventi dentro le mura di casa, dove nessuno può vedere. Nei grandi cantieri è raro che si verifichi: talvolta si riscontra qualche lavoratore non notificato, ma sono casi rari».

E sottolinea: «Come associazione riteniamo che il lavoro nero danneggi i cittadini e la collettività. Quando si parla di questo fenomeno immediatamente si pensa al committente che risparmia qualche franco nel breve termine, senza tuttavia prendere in considerazione i danni arrecati ai lavoratori regolari. La loro posizione viene indebolita a causa della concorrenza sleale, poiché in queste situazioni non vengono rispettati i contratti collettivi e non pagate le assicurazioni sociali. Pertanto, le conseguenze ci sono anche per gli stessi lavoratori che accettando queste condizioni, non beneficiano delle prestazioni previdenziali, sociali e assicurative previste dalle leggi e dai contratti collettivi di lavoro. Si evince dunque come questo fenomeno danneggi tutti, poiché a causa dell’evasione fiscale e contributiva vengono sottratte importanti risorse economiche alla collettività».

Quali sono i campanelli d’allarme che dicono che ci troviamo di fronte a una situazione anomala?
«Orari di lavoro strani, mezzi posteggiati un po’ lontano dal posto di lavoro, l’assenza di un cartello che attesti che lì un’impresa sta lavorando. Sono tutti elementi che mancano quando l’azienda o l’artigiano sta lavorando in nero. Per fare un esempio: se la ditta lavora durante il sabato o nei giorni festivi, c’è qualcosa che non va. Quasi sicuramente ci troviamo di fronte a un rapporto diretto tra committente e lavoratore che esula da regole e contratti collettivi. Solitamente, per le aziende lavorare al sabato è un evento raro, poiché i datori di lavoro sono tenuti ad avere il permesso della Commissione paritetica oltre a dover versare il 25% di supplemento salariale all’operaio. Per i festivi, il supplemento salariale nel nostro Contratto collettivo è addirittura del 100%. Quindi se non è più che indispensabile, al sabato e nei giorni festivi non si lavora».

Chi ci guadagna?
«Nessuno ci guadagna, nemmeno il committente che paga 30 franchi all’ora anziché 60. Se osserviamo il tutto da una prospettiva più ampia, ci si accorge che viene danneggiato tutto il sistema economico».

Qual è il profilo del lavoratore in nero nel settore edile?
«Spesso si tratta di lavoratori singoli, proprio perché questo riduce la possibilità di essere colti in flagrante. Negli anni, abbiamo riscontrato anche casi eclatanti con persone in invalidità o in pensione scoperte a lavorare in nero. Altri poi arrivano dalla vicina Italia, soprattutto artigiani».

È il committente che cerca il lavoratore in nero, viceversa o entrambi?
«Da un lato il committente cerca di risparmiare, ma dall’altro se non ci fosse nessuno disposto a lavorare in nero, anche il committente che propone il nero non ci sarebbe. Sono due aspetti collegati, ma il più delle volte è il committente che vuole risparmiare».

Cosa dovrebbe tenere in considerazione predilige le sue scelte verso questo tipo di scelte?
«Le garanzie di buona esecuzione: se dovessero esserci problemi qualche tempo dopo la conclusione di lavori (infiltrazioni, tubi che perdono o lavori mal fatti), avere a che fare con una ditta in regola dà delle garanzie di assistenza anche a lavori ultimati, mentre quando si paga un lavoro in nero queste garanzie non ci sono. Per non parlare poi delle conseguenze in caso di infortunio sul lavoro…».

Come si fa a segnalare?
«I controlli sono aumentati anche a livello cantonale e inoltre il Cantone Ticino dà la possibilità di segnalare in modo facile e anonimo casi sospetti di lavoro nero, telefonando all’Ufficio per la sorveglianza del mercato del lavoro (091 814 37 89) o compilando l’apposito formulario presente sul sito web (ti.ch/lavoro-nero). Questo perché spesso sono proprio le segnalazioni fatte dalla popolazione che permettono di individuare casi di abuso».

C’è una maggiore diffusione tra le aziende provenienti dall’estero?
«Grazie all’Associazione interprofessionale di controllo (AIC) del settore della costruzione e dell’artigianato edile controlliamo l’85-90% delle aziende che entrano in Ticino. Sotto i 90 giorni di permanenza sono infatti obbligate a emettere una notifica in cui vengono riportati i dati essenziali sul luogo di lavoro, il committente e per quanto tempo opereranno in Ticino. I nostri ispettori sanno quindi dove andare a svolgere i controlli, durante i quali verificheranno anche se il numero di lavoratori annunciati corrisponde. Qualora trovino lavoratori irregolari o situazioni non a norma partono le segnalazioni agli organi di controllo preposti, che a loro volta provvederanno a sanzionare ditte e lavoratori».

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