Kazakistan, bitcoin, mining ed energia: gli ingredienti alla base del caos

Redazione

10/01/2022

10/01/2022 - 10:48

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Sotto accusa la quantità di energia necessaria per gestire le criptovalute, alla base dell’innalzamento dei prezzi degli idrocarburi nel Paese, precipitato nel caso a inizio anno.

Kazakistan, bitcoin, mining ed energia: gli ingredienti alla base del caos

Forse non tutti sano che il Kazakistan è il secondo paese più importante al mondo dopo gli Stati Uniti d’America, per quel che riguarda le criptovalute, Bitcoin in testa.

Quanta energia per il "mining"

Negli ultimi anni sono infatti decine di migliaia le aziende che trattano criptovalute, ad aver scelto l’ex Paese Urss per creare e sviluppare le monete virtuali. Un’attività - a cominciare dal "mining", come viene definito il processo di creazione della moneta virtuale - che richiede un elevatissimo impegno energetico. Al punto che sono ormai in molti a ritenere che sia stato anche questo elemento ad aver contribuito al rialzo dei prezzi degli idrocarburi, liberalizzati dal governo kazako a inizio anno, che anno poi fatto scoppiare le violente sommosse che stanno dividendo il Paese.

Il richiamo dei costi bassi

Secondo quanto scritto dal Financial Times, nel solo 2021 circa 90mila società - la maggior parte cinesi impegnate sulle valute bitcoin e ethereum - hanno aperto una sede in Kazakistan, attirate soprattutto dai bassi costi energetici. E così, nel bel mezzo del deserto che sorge nel paese, sono comparsi giganteschi capannoni dove sono stati installati computer e server super potenti.
Risultato? La rete distributiva del Kazakistan non ha retto alla richiesta di energia, generando ripetute interruzioni delle forniture. Nel frattempo, la domanda di maggiori kilowatt ha prodotto l’effetto di fare innalzare il prezzo degli idrocarburi, mettendo in ginocchio la vita di moltissimi cittadini che sono così scesi in piazza all’inizio dell’anno, per protestare nei principali centri del Paese. Il tutto ha generato una spirale di violenze che ha prodotto già morti e arresti.

Il valore di bitcoin torna a settembre

I problemi rilevati in Kazakistan, uniti alle problematiche segnalate in altri paesi come la Cina - dove i blackout segnalati nel 2021 sarebbero stati prodotti proprio dalle attività di generazione delle criptovalute - hanno avuto già come conseguenza quella di abbassare il valore di bitcoin,riportandolo alle quotazioni di settembre 2021.
Una situazione che al di là delle fluttuazioni economiche legate al valore del listino, sta seriamente mettendo in discussione la reale sostenibilità delle criptovalute in tutto il mondo.

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