Bitcoin e CO2: che relazione c’è? Sotto accusa il mining delle criptovalute

Redazione

27/12/2021

27/12/2021 - 11:12

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Il processo di creazione delle criptovalute - detto "mining" - inciderebbe negativamente sulla sostenibilità ambientale.

Bitcoin e CO2: che relazione c'è? Sotto accusa il mining delle criptovalute

La notizia rimbalza da qualche giorno sui principali giornali di tutto il mondo. La creazione della criptovaluta più famosa, bitcoin, produrrebbe la stessa quantità di anidride carbonica generata dalla Nuova Zelanda.

Un po’ di numeri

Come riporta la bella infografica pubblicata sul numero 37 del settimanale The Good Life, negli ultimi 12 mesi il valore dei bitcoin è cresciuto del 350%. Nata nel 2009 questa criptovaluta oggi si calcola sia detenuta già dall’11% degli americani (30 milioni di persone) e dal 5% degli europei (7 milioni). Ma c’è di più: dal giugno di quest’anno il Salvador è il primo Paese ad aver adottato il bitcoin come moneta legale.
Un aspetto che lascia intuire quanto sia già diffusa la valuta nel mondo e quanto lo diventerà nei mesi a venire.

Fluttuazioni continue

La promessa di un’alta redditività sta stimolando gli investimenti anche da parte dei giovanissimi, che in alcuni casi in Svizzera non esitano indebitarsi per scommettere sulle criptovalute.
Eppure a ben vedere, anche il valore della criptovaluta più famosa al mondo è sottoposto a continue fluttuazioni. Tanto per citarne una recente, quella prodotta dal dietrofront di Tesla sul pagamento delle sue auto in BTC. Una decisone che ha generato lo scivolone del valore di bitcoin di oltre il 10% e sulla quale ha pesato la motivazione addotta da Elon Musk secondo cui il processo di creazione della criptovaluta - detto "mining" - inciderebbe negativamente sulla sostenibilità ambientale.

Una moneta energivora

Secondo l’analisi pubblicata da money,it, per produrre bitcoin - e tutte le altre criptovalute - vengono utilizzate macchine che consumano enormi quantità di energia, ricavata in gran parte da centrali alimentate da combustibili fossili. Si calcola che la quantità di anidride carbonica diffusa da questo processo è di circa 37 milioni di tonnellate, pari al volume di un Paese come la Nuova Zelanda, con un consumo di energia elettrica di circa 78 terawattora, lo stesso del Cile.

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