Jordan a Jackson Hole: «La Bns è stata severa, ma così salva la coesione sociale»

Sara Bracchetti

29/08/2022

29/08/2022 - 08:26

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Il capo della Bns al raduno annuale della Fed spiega come e perché si è mossa la Svizzera dinnanzi all’inflazione crescente, a cominciare dal rialzo dei tassi di interesse.

Jordan a Jackson Hole: «La Bns è stata severa, ma così salva la coesione sociale»

Una Bns che deve essere indipendente: concentrarsi sul proprio compito senza farsi distrarre da idealismi e nobili obiettivi che, pur lodevoli, però non le competono in maniera diretta. Al meeting di Kansas City, dove nel week end la Federal Reserve ha tenuto il raduno annuale di Jackson Hole, il governatore elvetico Thomas Jordan rivendica l’autonomia delle banche centrali: che non devono guardare in faccia a nessuno, mentre assolvono il proprio compito di stabilizzazione dei prezzi. Né pensare al cambiamento climatico, alle pensioni da finanziare o ad altre questioni sociali che spettano alla politica.

Le banche centrali e la distanza dalla politica

Dalla quale una banca centrale deve stare assolutamente fuori, ha dichiarato Jordan nel suo intervento. «Rinunciare a mantenere la distanza dalla politica non è cosa che si possa fare a cuor leggero», ha dichiarato. Estendere gli obiettivi del mandato, come richiesto da interventi parlamentari e un’iniziativa popolare che auspica il finanziamento delle pensioni da parte della Bns, sarebbe pericoloso. Utilizzare strumenti di politica monetaria a scopi non strettamente pertinenti alla lunga metterebbe cioè a rischio l’efficacia di eventuali misure adottate, ha spiegato Jordan. Per esempio, in termini di politica climatica, sostenere gli investimenti in titoli "verdi" potrebbe favorire i loro prezzi nell’immediato, ma con conseguenze deleterie se poi se ne prevedesse la vendita.

L’ambiente e le disuguaglianze sociali

Idem per la lotta alle disuguaglianze: una politica monetaria espansiva aiuterebbe i redditi modesti a breve termine, ma spingerebbe anche al rialzo i prezzi delle attività, creando alla lunga ancora maggiore disuguaglianza. Ecco perché l’obiettivo principale della Bns deve rimanere il "semplice" controllo dell’inflazione: è attraverso di essa e nono altro di più specifico, ha chiarito Jordan, cha una Banca centrale contribuisce alla coesione sociale.

Prezzi al consumo: +0/2% massimo

A tale proposito, Jordan si è soffermato sulla decisione di aumentare i tassi di interesse a giugno, per la prima volta dopo 15 anni: sofferta, ma inevitabile per scongiurare misure ancora più incisive e drammatiche nel prosieguo, con minacce probabili alla stabilità finanziaria. Senza il rialzo, l’inflazione sarebbe rimasta molto probabilmente al di sopra della stabilità dei prezzi al consumo nel medio termine, che devono crescere tra invece tra lo 0 e il 2 per cento all’anno, forbice che secondo la Bns garantisce una relativa stabilità. «L’inflazione in crescita non deve essere intesa esclusivamente come risultato di shock temporanei dell’offerta innescati dalla pandemia e dalla guerra. Questa considerazione ha rafforzato la nostra decisione di reagire in modo relativamente rapido all’aumento dell’inflazione», ha affermato Jordan.

Pericolo di sottovalutazione dell’inflazione

Il vero pericolo, adesso, è quello di «sottovalutare la persistenza dell’inflazione», data la difficoltà di identificare un aumento delle pressioni inflazionistiche persistenti nel contesto attuale. «Le esperienze della Banca nazionale tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90, l’ultima fase di aumento dell’inflazione in Svizzera, mostrano che una politica monetaria estremamente restrittiva con gravi conseguenze per l’economia reale può essere necessaria una volta che l’inflazione supera un certo livello».

Le incognite della globalizzazione e del clima

Possibile un ulteriore inasprimento, non ha fatto mistero Jordan, sottolineando ancora una volta come il fine ultimo, garantire la stabilità dei prezzi a medio termine senza gravare eccessivamente sull’economia, giustifichi i mezzi. Soprattutto se si considera che le prospettive a lungo termine della politica monetaria mantengono un elevato livello di incertezza: alcuni fattori, come la deglobalizzazione e l’aumento degli investimenti sul clima, potrebbero determinare un periodo inflazionistico più lungo di quanto si stima.

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