L’Europa ha dichiarato guerra agli aerei. Ma i treni possono davvero sostituirli?

Sara Bracchetti

15 Marzo 2023 - 11:04

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Alcuni Paesi stanno cercando di limitare i voli a corto raggio per ridurre le emissioni; ma prezzi elevati del trasporto ferroviario e bassa frequenza restano un deterrente all’uso dei convogli. Inoltre, l’impatto ambientale positivo è minimo.

L'Europa ha dichiarato guerra agli aerei. Ma i treni possono davvero sostituirli?

Ebbene, non si potrà usare per tutto: difficile, per esempio, sostituire l’aereo con il treno per raggiungere il Giappone, gli Stati Uniti, Zanzibar o il Sudafrica. Ma in Europa, per esempio, è qualcosa che si comincia a contemplare: tragitti non molto più lunghi, in termini di tempo dove va calcolata anche l’attesa per il check in o i bagagli all’arrivo; prezzi relativmente contenuti; minore inquinamento. Sembra questa l’ultima delle ragioni, invece è la prima, a spiegare la rivoluzione che proprio qui comincia a compiersi: dove la gente, tornata a viaggiare dopo le restrizioni del Covid e sempre più attenta alla qualità della vita che la pandemia ha fatto riscoprire, opta sempre più spesso per alternative ecologiche, attente al benessere dell’umanità.

Cieli "green": le compagnie si adeguano

Una tendenza buona che coinvolge anche le compagnie aeree, o almeno alcune, disposte a rinunciare a parte del guadagno in nome del futuro. In Olanda KLM, per esempio, ha già stretto partenariati ferroviari; Austria e Francia hanno deciso di provare a limitare le rotte interne, là dove un convoglio possa sostituire il volo. Spagna, Germania e di nuovo Austria hanno cominciato a offrire biglietti economici. Insomma: sembra sulla carta che i cieli siano destinati a diventare più "green", paradossi permettendo.

Il divieto francese ai voli a corto raggio

Ma è davvero così o resta utopia, per motivi pure ovvi? La strada dell’addio agli aerei, almeno dove possibile, è in effetti irta di ostacoli; e anche in Francia, dove è stata predisposta a inizio anno una legge che vieta i voli a corto raggio entro i confini nazionali, così da ridurre inquinamento e riscaldamento del pianeta, si riflette sull’opportunità: pare che i benefici sull’impatto ambientale, troppo limitato, non valgano lo sforzo.

Ma i benefici sono minimi: 0,3%

Per ora, in Francia si ragiona su tre tragitti soltanto, dalla capitale a Bordeaux, Nantes e Lione. «Il divieto di volo francese è una mossa simbolica, ma avrà un impatto minimo sulla riduzione delle emissioni», conferma Jo Dardenne, direttore dell’aviazione presso il gruppo Transport & Environment (T&E). Si tratterebbe, cioè, di ridurre un misero 0,3% delle emissioni prodotte dai voli in decollo dalla Francia continentale.

Solo 2,5% delle emissioni di carbonio

La stima è che oggi l’aviazione contribuisca al 2,5% delle emissioni globali di carbonio; ma altri prodotti di scarto, fra gas, vapore acqueo e scie di condensazione, renderebbero più incisivo l’influsso negativo sul clima. Senza contare che il settore è in espansione, dunque destinato a diventare un’industria fra le più colpevoli. In Europa, tra il 2013 e il 2019 per esempio, le emissioni del trasporto aereo sono aumentate in media del 5% su base annua, calcola l’Ue. Le remore, da parte delle compagnie aeree, sono meno di quanto potrebbero, visto che in Europa non pagano imposte o tasse sul carburante.

La volontà dei consumatori

Resta il fatto che l’esempio francese può costituire un importante precedente, che necessita certo di migliorie ma segna un percorso da seguire, per andare incontro anche alle esigenze di consumatori sempre più attenti all’ambiente. «La misura francese è così marginale nella sua portata attuale che non può avere un impatto materiale sulle emissioni - osserva Patrick Edmond, amministratore delegato della società di consulenza aeronautica Altair Advisory, sede in Irlanda - Tuttavia, possiamo guardarla come un’azione foriera di promesse e ulteriori restrizioni sull’aviazione».

L’Austria tassa i voli brevi

In linea con la Francia anche l’Austria, che nel 2020 ha salvato la compagnia di bandiera a patto che eliminasse tutti i voli sostituibili da un treno in un tragitto inferiore alle tre ore. Così, dopo Vienna-Linz già soppresso in tempi non sospetti, anno 2017, è stata tagliata la rotta Vienna-Salisburgo. Una tassa di 30 euro è stata poi applicata ai voli inferiori a 350 chilometri in partenza dagli aeroporti austriaci.

Il 62% dei cittadini vuole ridurre i voli

Altri Paesi europei sarebbero intenzionati a limitare i voli commerciali a corto raggio: un’idea che, secondo i sondaggi, sarebbe apprezzata dal 62% dei cittadini. La Spagna ha predisposto piani per ridurre i voli su tratte che un treno potrebbe coprire entro le due ore e mezzo. La deadline per attivarli è però lontana: 2050.

Le rimostranze dell’aviazione

In allarme l’aviazione, secondo cui, peraltro, sarebbero più i danni economici che i benefici ambientali. Secondo un rapporto del 2022 commissionato dalla European Regional Airlines Association, tagliare le rotte inferiori a 500 chilometri significherebbe risparmiare solo il 5% delle emissioni intra-Ue di carbonio. «Vietare i voli a corto raggio e mostrare sostegno all’industria ferroviaria è una vittoria facile per ottenere il favore del pubblico, specialmente in Europa», ha mostrato il suo disappunto Montserrat Barriga, direttore generale dell’Era, intervistato dalla Cnn.

Il vero problema: voli a lungo raggio

Sono infatti i voli a lungo raggio, insostituibili, a generare la maggior parte delle emissioni a livello globale. Se i voli inferiori a 500 chilometri, pari al 27,9% delle partenze nell’Ue, rappresentano solo il 5,9% del carburante consumato, quelli superiori ai 4mila km, 6,2% del totale, incidono per il 47% del carburante consumato. «I governi continuano a ignorare la più grande fonte di emissioni del trasporto aereo: i voli a lungo raggio, che rimangono senza prezzo e non regolamentati - osservano da T&E - I divieti di volo non dovrebbero essere usati dai governi come una distrazione dal vero problema».

Le ferrovie non collaborano abbastanza

Prezzi elevati e basse frequenze rimangono inoltre un deterrente alla rinuncia ai voli. «Su parecchie tratte la ferrovia potrebbe ottenere una quota di trasporto multimodale molto superiore a quella attuale. Gli operatori ferroviari si sono concentrati sulla massimizzazione del profitto piuttosto che sulla quota di mercato. Quest’ultimo può essere raggiunto solo gestendo le ferrovie come un servizio pubblico o introducendo una maggiore concorrenza».

L’auspicio: aerei-treni più connessi

Da auspicare anche una migliore connettività tra le ferrovie interurbane e gli aeroporti, per esempio con l’offerta di biglietti combinati. Allo scopo, la proposta legislativa "Servizi di mobilità digitale multimodale" dovrebbe essere adottata quest’anno dalla Commissione europea.

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