Covid: no all’aumento delle imposte per ridurre il debito causato dalla pandemia

Laura Bordoli

19 Marzo 2022 - 08:24

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I debiti supplementari accumulati a causa delle elevate uscite straordinarie volte ad arginare le ripercussioni della pandemia di Coronavirus devono essere compensati con future eccedenze di finanziamento.

Covid: no all'aumento delle imposte per ridurre il debito causato dalla pandemia

Nella seduta del 18 marzo 2022 il Consiglio federale ha deciso che i debiti contratti per arginare le ripercussioni della pandemia di Coronavirus non verranno assorbiti mediante aumenti delle imposte o programmi di risparmio. Dovranno essere compensati con future eccedenze di finanziamento.
Grazie anche alle distribuzioni supplementari della Banca nazionale svizzera (BNS), il disavanzo potrà essere compensato entro 11-13 anni (data fissata: 2035).

L’indebitamento: i dati

Per gli anni 2020–2022, il Consiglio federale e il Parlamento hanno approvato provvedimenti di ampia portata volti ad attenuare le ripercussioni sanitarie ed economiche della pandemia di Coronavirus. Le risultanti uscite straordinarie hanno comportato un ulteriore indebitamento della Confederazione che, conformemente alle direttive del freno all’indebitamento, deve essere compensato entro sei anni.
In particolare, alla fine del 2021, l’indebitamento dovuto all’epidemia di COVID-19 ammontava a 20,3 miliardi e alla fine del 2022 dovrebbe raggiungere l’importo di 25–30 miliardi di franchi.

La strategia per ridurre l’indebitamento

Il Consiglio federale aveva definito la strategia per ridurre l’indebitamento causato dall’epidemia di COVID-19 nel corso della seduta del 23 giugno 2021.
Il debito dovrebbe essere ridotto senza ricorrere ad aumenti delle imposte o a programmi di risparmio, in modo tale da compromettere il meno possibile la ripresa economica dopo la crisi e garantire una politica finanziaria stabile.
Per ridurre il disavanzo sarà da un lato utilizzata la quota della distribuzione supplementare della Banca nazionale svizzera (BNS) destinata alla Confederazione, che attualmente ammonta a 1,3 miliardi di franchi. D’altro canto, si rende necessaria una modifica temporanea della legge. Da agosto a novembre del 2021 sono state poste in consultazione due possibili varianti.
La maggioranza si è pronunciata a favore dell’opzione che prevede di compensare soltanto la metà del debito (variante 2). Poiché il governo intende tuttavia intervenire il meno possibile nel meccanismo del freno all’indebitamento, dimostratosi finora efficace, propone la compensazione integrale del debito causato dall’epidemia secondo la variante 1, soprattutto perché questa variante può essere attuata senza misure drastiche per il bilancio federale.

Compensazione integrale del debito: tre motivi

Vi sono tre ragioni principali per una compensazione integrale del debito: innanzitutto la pandemia di Coronavirus ha dimostrato quanto velocemente il debito possa aumentare e quanto sia importante avere un bilancio solido per poter adottare rapidamente provvedimenti di ampia portata. In secondo luogo, la solidità delle finanze pubbliche è un fattore di localizzazione fondamentale per molte imprese, e accresce la competitività della Svizzera. In terzo luogo, la buona situazione politico-finanziaria esistente prima della pandemia deve essere ripristinata per poter affrontare al meglio eventuali sfide e crisi future. È probabile infatti che soprattutto l’invecchiamento della popolazione e il cambiamento climatico graveranno a lungo termine sulle finanze pubbliche.

2035: il termine

In particolare, il Consiglio federale chiede di ridurre il disavanzo sul conto di ammortamento tramite eccedenze di finanziamento future e di estendere il termine per la compensazione del debito fino al 2035. Si prevedono eccedenze di finanziamento ordinarie di circa 1 miliardo di franchi all’anno. Tali eccedenze sono dovute al fatto che normalmente le uscite preventivate non sono interamente utilizzate. Facendo capo anche alle distribuzioni supplementari della BNS, il disavanzo potrà essere compensato entro 11–13 anni.
La modica di legge dovrebbe entrare in vigore nel 2023.

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