Cina, il Covid blocca la città degli iPhone, ma i lavoratori non ci stanno

Chiara De Carli

24/11/2022

24/11/2022 - 10:21

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Sono immagini inedite quelle che giungono dal cuore della Cina. Le proteste violente causate dalla frustrazione per la politica zero Covid sono continuate per tutta la notte.

Cina, il Covid blocca la città degli iPhone, ma i lavoratori non ci stanno

Telecamere di sorveglianza e finestre distrutte da centinaia di lavoratori che protestano portando con sé bastoni, transenne e quanto trovano sul loro cammino. Sono immagini inedite che giungono dal cuore della Cina, precisamente da Zhengzhou, capolouogo dell’Henan noto per la più grande fabbrica al mondo di iPhone. Ancora una volta ad accendere il malcontento per l’incapacità di Foxconn, gigante tecnologico taiwanese responsabile del 70% delle spedizioni di iPhone nel mondo, di gestire i contagi Covid. Come se non bastasse, a fine ottobre, Apple aveva imposto ai dipendenti di vivere e lavorare all’interno dello stabilimento, per evitare nuovi contagi, oltre a un eventuale rallentamento nella produzione degli smartphone di Cupertino, in vista del Natale. L’azienda che contava fino a qualche tempo fa circa 200 mila impiegati, ha assistito a una vera e propria fuga di massa che avrebbe coinvolto migliaia di operai e che ha portato Foxconn ad assumere nuovo personale. La mancata capacità della società di garantire la salute ai suoi dipendenti, lasciando che i nuovi assunti - potenzialmente infetti - lavorassero e dormissero con i vecchi lavoratori, è una delle tante ragioni che ha portato gli operai a protestare.

700 nuovi contagi a Zhengzhou

Dopo l’allentamento da parte di Pechino delle misure zero Covid, a Zhengzhou, è stato ordinato un nuovo lockdown con cinque giorni di test di massa in otto dei suoi distretti, nel tentativo di riportare sotto controllo i focolai. Secondo la Commissione sanitaria nazionale, mercoledì l’Henan ha registrato 700 nuovi contagi che costringono i residenti della città a non abbandonare l’area, se non in presenza di test Covid negativo e previo permesso delle autorità locali. Insomma, è consentito lasciare le proprie case solamente se strettamente necessario.

Dietrofront di Foxconn

Intanto il principale fornitore di Apple, giovedì ha fatto sapere che si è verificato un “errore tecnico” durante l’assunzione di nuove reclute in una fabbrica di iPhone colpita dal Covid in Cina e si è scusato con i lavoratori dopo che l’azienda è stata scossa da nuove agitazioni sindacali, scrive la Reuters.
Sui social media, i lavoratori hanno affermato che Foxconn intendeva ritardare i pagamenti dei bonus e si sono lamentanti riguardo alla strategia fallimentare sui contagi Covid previsti dalla società: sono stati costretti a condividere i dormitori con colleghi risultati positivi al coronavirus.

“Il nostro team ha esaminato la questione e ha scoperto che si è verificato un errore tecnico durante il processo di onboarding - ha dichiarato Foxconn in una nota, riferendosi all’assunzione di nuovi lavoratori -. Ci scusiamo per un errore di input nel sistema informatico e garantiamo che la retribuzione effettiva è la stessa concordata e i manifesti ufficiali di reclutamento"

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Scuse che arrivano dopo aver dichiarato mercoledì di aver adempiuto ai contratti di pagamento.
Le proteste più grandi si sono placate in queste ore, e la società – ha fatto sapere a una fonte di Foxconn a Reuters – starebbe comunicando e trovando accordi con i dipendenti impegnati in proteste minori.

Impennata di casi in Cina

Mercoledì la Cina ha registrato 31’444 nuovi casi di Covid, battendo il record dello scorso 13 aprile, quando Shangai era stata posta in lockdown per due mesi. La situazione ha fatto precipitare i titoli in borsa, con gli investitori preoccupati nuovamente per la produzione cinese.
Pechino, qualche giorno fa, aveva deciso di allentare alcune delle misure della sua severa politica Zero Covid, per evitare misure onnicomprensive e lockdown generalizzati come quello imposto sette mesi fa ai 25 milioni di residenti di Shanghai.
«I lockdown totali in stile Shangai – scrivono gli analisti di Nomurapotrebbero essere evitati, ma potrebbero essere sostituiti da blocchi parziali più frequenti in un numero crescente di città a causa dell’aumento del numero di casi di Covid». La banca stima che più di un quinto del Pil totale della Cina sia bloccato e ha anche rivisto al ribasso le previsioni di crescita per il 2023 al 4,0% dal 4,3%.

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