L’annus horribilis della borsa Svizzera. Nel 2022 lo SMI lascia sul terreno il 16%

Chiara De Carli

30 Dicembre 2022 - 14:00

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L’indice ha subito la più ampia contrazione dal 2008 a questa parte.

L'annus horribilis della borsa Svizzera. Nel 2022 lo SMI lascia sul terreno il 16%

Il 2022 passerà alla storia come un annus horibilis per il mercato azionario svizzero. L’indice SMI ha infatti subito la più ampia contrazione dal 2008, cioè dalla crisi finanziaria. Diversi valori nei portafogli degli investitori sono risultati in caduta libera, ben più del listino principale che solitamente è sostenuto dai suoi valori difensivi. Le cause sono i fattori che hanno trasformato questo anno in uno da dimenticare: guerra in Ucraina, aumento dei tassi di interesse e lo spettro del coronavirus in Cina.
La musica non cambia per i mercati europei che sono anche loro sulla buona strada per concludere il loro peggiore anno dal 2018.
Alla fine del 2021 molti credevano che il quadro generale di denaro a basso costo, che favorisce i mercati, si sarebbe mantenuto. Invece l’elevata inflazione e l’inasprimento della politica monetaria hanno martellato gli asset rischiosi in tutto il mondo. Il rincaro si era già manifestato nel 2021, con un aumento dei prezzi dell’energia e delle materie prime. Il tutto aggravato dallo scoppio della guerra in Ucraina e dai confinamenti per la pandemia in Cina.

Indice SMI: -16%

Sulla piazza di Zurigo, l’indice SMI, che comprende le 20 società più grandi, ha perso nel corso dell’anno circa il 16%, oggi a 10.800 punti. Il massimo annuale e primato è stato di 13’000 punti, registrato nel primo giorno di contrattazione in gennaio, il minimo a poco più di 10’000 punti, a metà ottobre, quando era scivolato di oltre il 22%.
«Per dirla con cautela: è stato un anno difficile - ha spiegato all’agenzia Awp Remo Rosenau, analista presso Helvetische Bank - Dal 2012 i mercati azionari sono stati trainati dai bassi tassi di interesse, che ora si sono invertiti più velocemente e più chiaramente del previsto».

Crollo moderato

Nonostante tutto, nonostante il contesto che dichiara un incombente recessione in alcune parti del mondo e le costanti difficoltà, il crollo si è mostrato moderato. Lo SMIC, ovvero lo SMI che tiene conto dei dividendi diversificati versati dalle società, è sceso del 14% circa. Per il più ampio SPI, invece, la flessione si aggira attorno al 17%. Confrontando poi con il SMIM, che tiene traccia delle 30 maggiori società, la performance è negativa di circa il 27%. Indice del fatto che molte azioni di solide aziende industriali svizzere sono cadute in disgrazia. Sika. Geberit, come pure Forbo, Dormakaba e Rieter, hanno registrato perdite superiori al 40%. Altri titoli, come Bystronic, Dätwyler o Montana Aerospace sono addirittura oltre il 50% al di sotto del livello della fine del 2021.

SMI perde più di Nasdaq

Guardano alle piazze internazionali, lo SMI si posiziona in coda rispetto al tedesco Dax (-12%), al francese Cac 40 (-10%) o all’americano Dow Jones (-10%). Il Ftse 100 di Londra si è mostrato stabile, principalmente grazie alla forte presenza di società del settore energetico e petrolifero, che hanno beneficiato della situazione critica dell’approvvigionamento in Europa.

Malissimo Credit Suisse

Fanalino di coda all’interno delle 30 azioni dello SLI, Credit Suisse con una perdita del 67% circa da inizio anno. Seguono AMS Osram e Temenos, scese del 60% sulla scia dell’indice tecnologico Nasdaq che ha perso circa un terzo nel corso del 2022 per via dell’alta reattività che hanno i titoli orientali rispetto ai tassi di interesse.
Lo SMI e lo SLI si sono difesi grazie a Novartis e Zurich che hanno guadagnato rispettivamente il 4 e il 9%. Le altre azioni con un saldo appena positivo sono state Ubs e Holcim. La quinta migliore performance la registrata Swisscom, con una flessione del 2%, mentre Nestlé si è mossa più o meno in linea con il mercato complessivo e Roche si è mostrata leggermente più debole.

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