INTERVISTA Le proteste e poi l’intesa sul Cnm per l’edilizia. Unia e Ssic Ticino: «Tutto sommato siamo soddisfatti»

Chiara De Carli

30/11/2022

30/11/2022 - 16:11

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Bagnovini (Ssic Ticino) e Cadenazzi (Unia Ticino) convengono soprattutto su una questione: l’intesa è stata raggiunta a seguito di una rinuncia, da entrambe le parti, di alcune richieste.

INTERVISTA Le proteste e poi l'intesa sul Cnm per l'edilizia. Unia e Ssic Ticino: «Tutto sommato siamo soddisfatti»

Dopo nove round di discussioni tra l’Associazione svizzera dei costruttori (Ssic) e i sindacati Unia e Syna, nella serata di martedì è arrivato l’accordo sul rinnovo del contratto nazionale mantello (Cnm) per il settore edile.
Negli scorsi mesi erano scesi per le strade elvetiche oltre 15 mila lavoratori, per protestare contro le richieste avanzate da parte degli impresari nei loro confronti. Tanti avevano delineato all’orizzonte l’ipotesi di un vuoto contrattuale, ma alla fine la quadra è stata trovata. Tra le diverse novità presenti nel nuovo Cnm, a partire dal 1° gennaio 2023, il salario effettivo sarà aumentato di 150 franchi e il salario minimo di 100 franchi e avrà valenza per tre anni. Saranno inoltre possibili almeno cinque giorni di compensazione all’anno e per le interruzioni dovute a caldo e maltempo saranno utilizzate le ore lavorate cumulate in altri momenti dell’anno; inoltre le ore di lavoro straordinario dovranno essere retribuite su base oraria.
L’accordo, raccontano i rappresentanti ticinesi di Ssic e Unia, è stato raggiunto grazie a un compromesso che soddisfa in parte gli impresari e costruttori e in parte i sindacati.

Nicola Bagnovini, direttore Ssic Ticino

«Salutiamo positivamente alcune semplificazioni nell’organizzazione dell’orario di lavoro – dichiara Nicola Bagnovini, direttore di Ssic Ticino, a Moneymag - anche se gli aumenti di tutti i salari di 150 franchi al mese (per 13 mensilità, dunque di 1’950 franchi all’anno) sono molto pesanti da sopportare per gli imprenditori, quelli ticinesi in particolare vista la situazione congiunturale esistente da noi».
Nonostante le condizioni diverse tra cantone e cantone, «dobbiamo adattarci alle decisioni nazionali, ma è chiaro che l’aumento di 150 franchi al mese ha un’incidenza maggiore in Ticino rispetto al resto della Svizzera in quanto la nostra media salariale è di 5’000 franchi contro quella nazionale di 5’900 franchi al mese. Anche l’aumento dei minimi salariali di 100 franchi peserà nell’ambito delle nuove assunzioni, in particolare per i lavoratori senza esperienza. Insomma, l’asticella dei salari nell’edilizia è stata ulteriormente alzata e questo inciderà inevitabilmente sui costi della costruzione. Se una parte delle imprese che lavorano con i committenti pubblici potranno ricaricare gli aumenti sulle fatturazioni del 2023, molto più difficile lo sarà per le numerose piccole e medie imprese che lavorano principalmente nel settore privato. Questi aggravi, soprattutto per i contratti già sottoscritti, si aggiungono agli accresciuti costi di molti materiali da costruzione e a quelli di energia e carburanti».

Dario Cadenazzi, responsabile settore edilizia Unia Ticino

Ripercorrendo i passi che hanno portato a un’intesa sul cnm, Dario Cadenazzi, responsabile del settore Edilizia Unia Ticino e Moesa, precisa che «Le proteste di questi mesi rientrano nella mobilitazione voluta dai lavoratori, poiché all’orizzonte si palesava una possibilità di vuoto contrattuale. Sussisteva anche una controffensiva padronale importante con delle richieste inaccettabili. Alla fine le trattative sono state impegnative, soprattutto negli ultimi tre incontri. Sono state comunque improntate alla ricerca di un consenso interno tra le parti e di un compromesso». La mediazione ha portato alla rinuncia di alcune richieste sia da parte di impresari che da parte dei sindacati. «Delle quattro istanze avanzate dai lavoratori sui miglioramenti contrattuali ci siamo concentrati soprattutto sull’aspetto salariale e sul contratto».
Tutto sommato i sindacati si dicono soddisfatti. Cadenazzi, presente a Berna come membro della delegazione per le trattative, sottolinea «che quanto ottenuto deve ancora essere sottoposto alla votazione della base. È necessario una ratifica da parte dei lavoratori, così come da parte padronale ci sarà un’assemblea, in cui la loro base si esprimerà sul pacchetto raggiunto, quindi sul contenuto delle trattative e dell’accordo. L’intesa raggiunta non renderà felici tutti i lavoratori, ma ritengo sia ad ogni modo una soluzione accettabile».
E per quanto riguarda gli aumenti dei salari dei lavoratori edili ticinesi risponde: «Anche tra i lavoratori noi agiamo su base nazionale. Le resistenze nel votare un accordo con 150 franchi di aumento ci saranno maggiormente da parte dei lavoratori di Berna o di Zurigo che hanno i salari più alti e per i quali questo aumento è leggermente minore rispetto a quanto percepito. Ricordo inoltre che questo aumento va a compensare il caro vita e che non rappresenta un aumento salariale vero e proprio. La richiesta originaria dei lavoratori consisteva in un incremento che comprendesse sia il caro vita sia un aumento vero e proprio, soprattutto dopo gli ultimi due-tre anni di grandissimi sforzi, in modo particolare dovuti al periodo Covid».

Quali saranno i prossimi passi?

«Con il nuovo Cnm, che avrà una durata di 3 anni – spiega Bagnovini –, ci sono le basi per poter discutere anche i contratti collettivi cantonali. Il Ticino, da oltre 60 anni, dispone di un proprio contratto collettivo di lavoro che definisce alcune particolarità regionali. Prossimamente, le parti contraenti ticinesi si troveranno per discutere e intavolare una trattativa per un nuovo contratto cantonale in quanto lo stesso è in scadenza il 31 dicembre 2022.
Al nostro interno dovremo discutere come integrare le modifiche nazionali nel nostro contratto. Speriamo in un approccio collaborativo dei sindacati anche se, nel caso in cui dovesse fallire la trattativa cantonale, il Ticino non andrebbe incontro ad un vuoto contrattuale ma rientrerebbe a tutti gli effetti nelle normative in vigore sul piano nazionale».

A livello nazionale attese le riunioni di sindacati e Ssic

Con il risultato delle delegazioni negoziali, le due parti hanno compiuto un passo importante verso un nuovo accordo quadro statale dopo intensi negoziati. Questo risultato deve ora essere approvato dagli organi decisionali di entrambe le parti. Dal lato sindacale, la conferenza di categoria si svolgerà il 10 dicembre 2022. L’assemblea dei delegati della Ssic deciderà il risultato definitivo per i capomastri il 13 gennaio 2023.

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