La questione della tassazione dei patrimoni più elevati torna al centro del dibattito politico ed economico svizzero, intrecciando giustizia fiscale e urgenza climatica per finanziare la transizione verso la neutralità carbonica entro il 2050.

La Svizzera di fronte al dilemma fiscale: tassare i super-ricchi per finanziare la transizione climatica
La questione della tassazione dei patrimoni più elevati torna prepotentemente al centro del dibattito politico ed economico svizzero, questa volta con una sfumatura inedita che intreccia giustizia fiscale e urgenza climatica. Mentre la Confederazione si confronta con gli ambiziosi obiettivi di neutralità carbonica entro il 2050, emerge l’interrogativo su chi debba sostenere i costi della transizione energetica e delle politiche ambientali necessarie. La proposta di introdurre una tassazione più incisiva sui patrimoni ultra-milionari non rappresenta più solo una questione di equità distributiva, ma viene sempre più spesso presentata come uno strumento indispensabile per generare le risorse finanziarie necessarie a fronteggiare la crisi climatica. Questo approccio, che trova eco in diversi paesi europei, solleva interrogativi fondamentali sulla sostenibilità del modello fiscale svizzero e sulla sua capacità di adattarsi alle sfide del XXI secolo.
L’analisi dei dati economici più recenti rivela una concentrazione patrimoniale che ha raggiunto livelli storicamente elevati: secondo le stime dell’Ufficio federale di statistica, l’1% più ricco della popolazione svizzera detiene circa il 43% della ricchezza nazionale totale, mentre il 10% più benestante controlla oltre il 70% degli asset complessivi. Questa polarizzazione, accentuatasi negli ultimi due decenni anche a causa delle politiche monetarie espansive delle banche centrali che hanno gonfiato i prezzi degli asset finanziari e immobiliari, pone interrogativi crescenti sulla sostenibilità sociale del sistema economico elvetico. Gabriel Zucman, l’economista francese dell’Università di Berkeley divenuto uno dei principali teorici della tassazione dei super-ricchi, stima che una tassa del 2% sui patrimoni superiori ai 50 milioni di franchi potrebbe generare in Svizzera tra i 4 e i 6 miliardi di franchi annui, risorse che potrebbero finanziare una quota significativa degli investimenti necessari per la decarbonizzazione dell’economia. Tuttavia, l’implementazione di una simile misura si scontra con resistenze profonde, non solo di natura ideologica ma anche pratica: la mobilità del capitale in un mondo globalizzato rende complessa l’applicazione di tasse patrimoniali unilaterali, come dimostrato dalle esperienze francese e tedesca degli anni passati. La Svizzera, con il suo sistema federalista che consente una certa competizione fiscale tra cantoni, si trova in una posizione particolarmente delicata, dovendo bilanciare l’esigenza di mantenere la propria attrattività per gli investitori internazionali con la crescente pressione sociale per una maggiore equità fiscale. L’esperienza del Canton Ginevra, che ha introdotto nel 2010 una tassa sui grandi patrimoni poi abolita nel 2022 a causa della fuga di contribuenti verso altri cantoni, illustra perfettamente questa tensione. Nel frattempo, i costi della transizione energetica continuano a crescere: il Consiglio federale stima che gli investimenti necessari per raggiungere la neutralità carbonica ammontino a circa 387 miliardi di franchi entro il 2050, una cifra che rappresenta oltre la metà del PIL annuale svizzero.
La dimensione climatica del dibattito sulla tassazione dei super-ricchi introduce elementi di complessità che vanno ben oltre le tradizionali considerazioni di politica fiscale. Diversi studi economici hanno evidenziato come i patrimoni più elevati siano spesso associati a impronte carboniche significativamente superiori alla media, non solo per i consumi diretti ma soprattutto per gli investimenti in settori ad alta intensità energetica. Oxfam ha calcolato che l’1% più ricco della popolazione mondiale è responsabile di emissioni di CO2 pari a quelle del 50% più povero, un dato che alimenta il dibattito sulla responsabilità climatica differenziata. In questo contesto, la proposta di utilizzare i proventi di una tassa sui grandi patrimoni per finanziare la transizione verde assume una valenza quasi simbolica, collegando direttamente chi ha maggiormente beneficiato del modello economico basato sui combustibili fossili con chi deve sostenerne i costi di trasformazione. Per il Canton Ticino, questa dinamica presenta aspetti particolarmente interessanti: la presenza di numerose holding e società finanziarie che gestiscono patrimoni internazionali potrebbe trasformare il cantone in un laboratorio per sperimentare forme innovative di tassazione climatica. Tuttavia, l’esperienza ticinese con l’imposta sugli utili immobiliari e le recenti modifiche alla tassazione delle persone giuridiche dimostrano quanto sia delicato l’equilibrio tra gettito fiscale e competitività territoriale. La sfida consiste nel trovare meccanismi che incentivino comportamenti virtuosi dal punto di vista ambientale senza compromettere l’attrattività del sistema economico locale. Alcune proposte innovative, come l’introduzione di aliquote fiscali differenziate in base all’impronta carbonica degli investimenti, potrebbero rappresentare una via di mezzo tra le esigenze di gettito e quelle di competitività, trasformando il sistema fiscale in uno strumento attivo di politica ambientale.
Il dibattito sulla tassazione dei super-ricchi in chiave climatica riflette una trasformazione più profonda del ruolo dello Stato nell’economia del XXI secolo, dove le tradizionali funzioni redistributive si intrecciano con nuove responsabilità ambientali e sociali. La Svizzera, con la sua tradizione di pragmatismo politico e innovazione economica, si trova nella posizione privilegiata di poter sperimentare soluzioni originali che concilino competitività e sostenibilità. L’evoluzione di questo dibattito nei prossimi mesi, soprattutto in vista delle prossime scadenze elettorali cantonali e federali, fornirà indicazioni preziose sulla capacità del sistema politico elvetico di adattarsi alle sfide globali mantenendo le proprie specificità. Ciò che appare sempre più evidente è che il futuro della fiscalità svizzera non potrà prescindere da una riflessione approfondita sul rapporto tra ricchezza, responsabilità sociale e sostenibilità ambientale, una riflessione che potrebbe ridefinire i fondamenti stessi del modello economico confederato.
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