Gli effetti della pandemia sul benessere dei cittadini svizzeri

Laura Bordoli

22 Dicembre 2021 - 17:59

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Secondo le statistiche diffuse dall’UST la pandemia ha avuto ripercussioni sul benessere dei cittadini svizzeri a cui è stata anche raccomandata la vaccinazione di richiamo già quattro mesi dopo il ciclo di base

Gli effetti della pandemia sul benessere dei cittadini svizzeri

La pandemia di COVID-19, che ha caratterizzato l’anno ormai giunto al termine e non arresta la sua corsa nel nostro Paese, ha avuto un impatto anche sul benessere della popolazione svizzera con ripercussioni in molti ambiti della vita dei cittadini.

Tra i risultati del sistema di indicatori del benessere elaborato dall’Ufficio federale di statistica (UST), emerge in particolare una riduzione della speranza di vita degli uomini di quasi un anno.
Nonostante ciò la soddisfazione per la vita in generale è scesa solo di poco.
Sul fronte dell’economia, il prodotto interno lordo reale pro-capite è sceso del 3,1% rispetto all’anno precedente ed è aumentato invece il debito pubblico della Confederazione, dei Cantoni e dei Comuni, superando la soglia dei 300 miliardi di franchi.

La vita dei cittadini svizzeri è stata anche influenzata anche dalla campagna vaccinale, con la nuova raccomandazione sulla somministrazione della vaccinazione di richiamo già quattro mesi dopo il ciclo di base.

Il sistema di indicatori del benessere

Il sistema di indicatori del benessere elaborato dall’Ufficio federale di statistica (UST) non prende in considerazione solo il punto di vista strettamente economico, cui fa riferimento in particolare il prodotto interno lordo (PIL), ma anche altri aspetti dell’ambito sociale e ambientale.

In particolare, l’insieme degli indicatori riassume i risultati più importanti per il benessere della popolazione svizzera traendoli sia dalle diverse statistiche di base dell’UST che da alcune altre fonti.
Il sistema viene aggiornato annualmente, e quest’anno, ancora segnato dalla pandemia, presenta anche un breve capitolo dedicato al tema del benessere ai tempi del COVID-19.

Riduzione della speranza di vita

Nel 2020, per entrambi i sessi la speranza di vita è diminuita rispetto all’anno precedente.
Il calo è più marcato per gli uomini: per loro la speranza di vita alla nascita era di 81,0 anni (–0,9 anni rispetto al 2019), mentre per le donne era pari a 85,1 anni (–0,5).

In aggiunta, le persone over 65 anni d’età su hanno dovuto fare i conti con un’alta sovramortalità e il numero dei decessi è tornato superiore alle attese degli esperti.

Lieve aumento del volontariato informale

Nel 2020, a causa delle restrizioni e misure sanitarie imposte dal Governo a seguito del diffondersi della pandemia, l’accesso della popolazione al volontariato organizzato è stato fortemente limitato.
A impegnarsi nell’ambito di associazioni od organizzazioni è stato il 15,9% della popolazione dai 15 anni in su, una differenza significativa rispetto ai dati del 2016, quando la percentuale era del 19,5%.

Al contrario, si è osservato un leggero aumento delle persone che svolgevano volontariato informale, con una percentuale del 32,5%. (+0,8% rispetto al 2016).
Alcuni esempi sono l’aiuto tra vicini di casa, la custodia di bambini e i servizi di assistenza e cura di conoscenti e di parenti.

PIL e commercio estero fortemente colpiti dal COVID-19

Nel 2020, la pandemia di COVID-19 ha avuto evidenti ripercussioni anche sul settore economico: il PIL reale pro-capite è calato del 3,1% rispetto all’anno precedente.

Anche l’interdipendenza economica con l’estero si è indebolita: il grado di apertura dell’economia svizzera è passato dal 52,0% al 47,8%. L’Amministrazione federale delle dogane sottolinea che, rispetto al 2019 le esportazioni sono diminuite del 7% e le importazioni addirittura dell’11%.

Finanze pubbliche: più spese e meno entrate

Nel 2020 il debito pubblico (Confederazione, Cantoni, Comuni) ha oltrepassato la soglia dei 300 miliardi di franchi, attestandosi a 304 miliardi (+11 mia.).
Tra il 2019 e il 2020, la quota di debito complessivo rispetto al PIL è aumentata dal 41 al 43%.

Sono aumentate anche le spese per le prestazioni sociali, in particolare quelle dell’assicurazione contro la disoccupazione.

In relazione alle entrate, le imposte legate all’ambiente sono diminuite del 3,9% rispetto al 2019 e quasi l’87% di questo calo è riconducibile alle minori entrate generate dall’imposta sugli oli minerali, specialmente benzina e diesel. In aggiunta, la riduzione della domanda di carburanti ha contribuito alla diminuzione del 9,5% del consumo lordo di energia.

La soddisfazione per la propria vita attuale rimane alta, ma scende

Dalle statistiche dell’UST emergono anche gli aspetti della soddisfazione per la propria vita attuale.
Se paragonata a quella europea, la popolazione svizzera di 16 anni e molto più soddisfatta delle sue condizioni di vita generali.
Mentre, la percentuale di persone che hanno dichiarato di essere molto soddisfatte della loro vita attuale è rimasta stabile tra il 2019 e il 2020, calando però dal 39,7% del primo confinamento parziale nella primavera 2020 al 36,6% nel 2021.

Fiducia nel sistema politico svizzero

Durante il primo confinamento parziale del 2020, la percentuale di persone con un alto grado di fiducia nel sistema politico svizzero era del 54%, significativamente più alta rispetto al 2019 e alle settimane precedenti quando si aggirava intorno al 47%.
Nel 2021, la quota ha nuovamente registrato un leggero calo, attestandosi al 51%.
La percentuale di uomini con un alto grado di fiducia nel sistema politico è superiore a quella delle donne, e quella dei cittadini svizzeri è inferiore a quella rilevata per le persone straniere.

La popolazione dovrà convivere con il vaccino: richiamo raccomandato a 4 mesi

La vita dei cittadini svizzeri è stata anche influenzata dalla campagna vaccinale, sul quale la Confederazione ha voluto premere nuovamente l’acceleratore.

L’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) e la Commissione federale per le vaccinazioni (CFV) hanno raccomandato la vaccinazione di richiamo con un vaccino a mRNA Pfzier e Moderna per gli over 16 anni già quattro anziché sei mesi dopo il ciclo di base.
La raccomandazione è rivolta soprattutto alle persone anziane che possono così proteggersi da decorsi gravi e ospedalizzazioni, mentre, alle persone con grave immunodeficienza viene raccomandata una quarta dose.

La motivazione principale della raccomandazione è la riduzione della protezione della vaccinazione anti-COVID-19 dalla variante Omicron che, tuttavia, con una vaccinazione di richiamo può aumentare.
Inoltre, il vaccino rimane l’unica arma efficace nella lotta al virus potendo contribuire anche a frenare la diffusione della nuova variante Omicron.

Anche con il nuovo intervallo di quattro mesi la Confederazione dispone di un numero sufficiente di dosi di vaccino per vaccinare tutte le persone che lo desiderano.

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