COVID: In Ticino arrivano gli anticorpi monoclonali

Gabriele Stentella

18 Maggio 2021 - 13:38

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Nel Canton Ticino parte la somministrazione degli anticorpi monoclonali contro la COVID-19. Cosa rende questa cura sperimentale così interessante?

Stando a quanto riferito dal Dr. Enos Bernasconi, responsabile del dipartimento di malattie infettive dell’EOC, nel Canton Ticino sono già disponibili alcune dosi degli anticorpi monoclonali contro la COVI-19. Come noto, il nostro paese ha stipulato un importante contratto con la multinazionale farmaceutica Roche, il quale prevede la distribuzione di 3.000 dosi di un preparato contenente anticorpi monoclonali.

Al momento la somministrazione di questo preparato è ancora considerata sperimentale, pertanto non è ancora possibile somministrarlo su ampia scala. Ma cosa sono gli anticorpi monoclonali e in che modo possono rivelarsi una buona arma contro il coronavirus?

Anticorpi monoclonali: cosa sono e come funzionano

Come suggerisce il nome, questi anticorpi sono ottenuti da un processo artificiale di clonazione, svolto grazie alla fusione di plasmacellule con cellule mielomatose. L’utilizzo degli anticorpi monoclonali non nasce con la pandemia di COVID-19. Questa cura è infatti utilizzata da alcuni anni nell’oncologia e nella cura di malattia infiammatorie gravi.

A differenza delle altre terapie, gli anticorpi monoclonali agiscono direttamente solo su di un determinato antigene, senza colpire quelli di differente tipologia. Nei trattamenti oncologici questi anticorpi attaccano perciò solamente le cellule neoplastiche, senza danneggiare le cellule sane e innescare le reazioni tipiche che possono verificarsi per esempio a seguito della somministrazione di determinati preparati chemioterapici.

Il preparato di anticorpi monoclonali sviluppato da Roche in collaborazione con la società farmaceutica statunitense Regeneron prende il nome di Regn-Cov2. Diversi studi portati avanti nel corso della fase III della sperimentazione hanno dimostrato un’efficacia molto alta di questa cura.

Gli anticorpi monoclonali di Roche ridurrebbero di circa il 70% il rischio di ospedalizzazione dei pazienti contagiati dal coronavirus, i quali avrebbero anche l’81% di possibilità in meno di sviluppare i sintomi della malattia da coronavirus. I pazienti che invece hanno ricevuto gli anticorpi a seguito dell’ospedalizzazione hanno reagito in tempi molto brevi, guarendo dopo una sola settimana dalla somministrazione.

Inoltre gli studi non hanno registrato reazioni avverse nei pazienti sottoposti alla cura. Un ulteriore vantaggio del preparato Regn-Cov2 è rappresentato dalla sua conservazione, che rispetto ai vaccini risulta essere meno problematica.

In Ticino anche Humabs Biomed lavora al proprio preparato monoclonale

Nel Canton Ticino la somministrazione del preparato di Roche è attualmente somministrabile solo presso la clinica Moncucco e le strutture ospedaliere di proprietà dell’EOC.

Il preparato di Roche potrebbe essere presto affiancato da un secondo composto a base di anticorpi monoclonali, elaborato dalla società farmaceutica ticinese Humabs Biomed . A differenza del preparato di Roche, quello della società ticinese conterrebbe solo un tipo di anticorpi monoclonali.

Gli studi condotti fino a questo momento sul preparato ticinese hanno evidenziato una riduzione fino all’85% della possibilità di sviluppare forme severe di insufficienza respiratoria dovute al coronavirus. In alcuni casi si sarebbe registrato un notevole miglioramento anche nei soggetti infettati dalle varianti di SARS-CoV-2. Il composto ticinese risulterebbe inoltre somministrabile per via endovenosa, il che lo renderebbe più pratico rispetto al composto di Roche.

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