Svolta nelle indagini per il crollo della funivia: tre fermati

Claudia Mustillo

26 Maggio 2021 - 09:14

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C’erano malfunzionamenti e per evitare ancora disservizi hanno deciso di lasciare la "forchetta", ossia il divaricatore che impedisce il funzionamento dei freni di emergenza. La svolta nelle indagini è arrivata questa mattina all’alba.

La svolta nelle indagini per il crollo della funivia Stresa-Mottarone è arrivata questa mattina all’alba, dopo una notte di interrogatori. A distanza di tre giorni dal tragico incidente che ha causato la morte di 14 persone, iniziano a delinearsi sempre più chiaramente le dinamiche e le responsabilità. Già le prime ipotesi avevano paventato la possibilità di "un errore umano", dal momento che la cabina caduta aveva il sistema dei freni manomesso.

Il freno è stato manomesso

Sono tre i fermati: Luigi Nerini, il proprietario della società che gestisce l’impianto - Ferrovie Mottarone s.r.l. - il direttore e il capo operativo del servizio. Il fermo è stato disposto dalla procuratrice della Repubblica di Verbania, Olimpia Bossi. E secondo quanto è stato dichiarato dal tenente colonnello Alberto Cicognani, i tre hanno ammesso che il freno, della cabina che è caduta, non è stato attivato volontariamente.

«C’erano malfunzionamenti nella funivia, è stata chiamata la manutenzione, che non ha risolto il problema, o lo ha risolto solo in parte. Per evitare ulteriori interruzioni del servizio, hanno scelto di lasciare la “forchetta”, che impedisce al freno d’emergenza di entrare in funzione».

Spiega il tenente colonnello Alberto Cicognani ai microfoni della Rai.

Già l’analisi dei reperti aveva permesso di accertare che la cabina precipitata aveva il sistema dei freni manomesso. Gli inquirenti avevano spiegato come la "forchetta", ossia il divaricatore che distanzia le ganasce dai freni e che viene utilizzato durante la manutenzione della funivia, non era stato rimosso. Questo ha infatti causato il crollo della funivia dal momento che proprio le ganasce dei freni avrebbero dovuto bloccare il cavo portante in caso di rottura del cavo trainante della cabina.

Un gesto, quindi, "materialmente consapevole" per evitare nuovi disservizi o blocchi della funivia, che già in passato aveva avuto problemi.

Da giorni la funivia viaggiava in quel modo

Il procuratore Olimpia Bossi ha spiegato come "era da più giorni che viaggiava in quel modo e aveva fatto diversi viaggi". Gli interventi tecnici erano stati richiesti, ma non avevano risolto il problema per questo si è pensato di non rimuovere il "forchettone".

Le indagini continueranno per confermare quanto emerso dagli accertamenti, ma anche per valutare eventuali coinvolgimenti di altre persone.

Intanto, spiega sempre la procuratrice, per i tre fermati si prospetta "un quadro fortemente indiziario", dal momento che si tratta di persone che avevano «dal punto di vista giuridico ed economico, la possibilità di intervenire. Coloro che prendevano le decisioni».

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