Ad agosto KOF e quotidiano Neue Zürcher Zeitung (NZZ) hanno intervistato economisti delle università svizzere sulla riforma "AVS 21". Ecco che cosa hanno risposto
Tra pochi giorni, il 25 settembre, i cittadini svizzeri saranno chiamati ad esprimersi sulla revisone dell’età pensionabile e su altre novità contenute nella proposta AVS21.
Il senso della riforma
L’intento è elevare l’età della pensione per uomini e donne a 65 anni, un anno in più rispetto a quanto attualmente si applica alle contribuenti donne. Inoltre, AVS-21 prevede che il passaggio dalla vita lavorativa al pensionamento debba essere reso più flessibile, fornendo incentivi più forti per stimolare il proseguimento dell’attività lavorativa oltre l’età pensionabile.
Inoltre, con AVS-21 l’imposta sul valore aggiunto verrà aumentata di 0,4 punti percentuali, raggiungendo l’8,1% in modo da rinforzare le casse dell’AVS.
L’opinione degli esperti
Ad agosto, sui contenuti della riforma "AVS 21" l’istituto di ricerca KOF e il quotidiano Neue Zürcher Zeitung (NZZ) hanno interpellato 906 economisti, ottenendo risposta da 133 esperti di 17 istituzioni.
L’importanza della riforma
Nel 2021 l’AVS ha ricevuto circa il 73% dei suoi finanziamenti da contributi di assicurati e datori di lavoro, il 20% da sussidi del governo svizzero, il 6% da entrate dell’imposta sul valore aggiunto e l’1% da altre entrate. L’Ufficio federale delle assicurazioni sociali (UFAS) prevede che, in assenza di riforme, le spese dell’AVS supereranno le sue entrate a partire dal 2025.
Uno dei motivi è che il tasso di dipendenza degli anziani – definito come il numero di individui di età pari o superiore a 65 anni ogni 100 persone di età compresa tra 20 e 64 anni – salirà da 32 a 46 nei prossimi 25 anni.
Innalzamento dell’età pensionabile
Per bilanciare questo scostamento e riportare l’AVS in equilibrio finanziario, il 63% degli economisti intervistati ritiene che l’innalzamento dell’età pensionabile legale sia la misura più appropriata. La seconda e la terza misura più frequentemente citata riguarda l’aumento delle entrate ritoccando i contributi del governo federale o le entrate IVA (14%) o elevando i contributi sui salari (12%). I tagli alle pensioni, invece, sono stati messi meno in discussione.
Primo e secondo pilastro
La previdenza di vecchiaia in Svizzera si basa sia sul sistema pay as you go (base del primo pilastro, AVS), che sul sistema a capitalizzazione (base del secondo pilastro, cassa pensione). Il 63% degli economisti intervistati ritiene che le attuali ponderazioni di questi due elementi siano quasi ottimali. L’opinione prevalente tra gli altri economisti è che la cassa pensione dovrebbe essere rafforzata a spese dell’AVS.
Seguire il meccanismo automatico
Nel secondo pilastro (cassa pensione) l’aliquota di conversione minima determina quanto del denaro risparmiato viene versato ogni anno come rendita al raggiungimento dell’età pensionabile legale. Nella parte obbligatoria questa aliquota è del 6,8% e attualmente può essere modificata solo per legge. Una maggioranza del 70% degli economisti sarebbe favorevole al tasso di conversione minimo secondo un meccanismo automatico che tenesse conto di fattori come l’aspettativa di vita e il tasso di interesse tecnico.
Limiti anagrafici
Anche l’età pensionabile è fissata dalla legge. Per cambiare questa situazione, i Giovani Liberali della Svizzera hanno lanciato un’iniziativa (attualmente pendente in parlamento) chiedendo che l’età pensionabile venga adeguata automaticamente nel tempo all’aspettativa di vita della popolazione residente in Svizzera. Mentre il 59% degli intervistati sarebbe d’accordo in linea di principio su un adeguamento basato su regole, il 41% preferirebbe un adeguamento legale.
Banca Nazionale Svizzera e AVS
Un’altra iniziativa riguardante l’AVS è attualmente in fase di raccolta delle firme. L’iniziativa della BNS lanciata dalla Federazione sindacale svizzera richiede che se la Banca nazionale svizzera (BNS) realizza un grande utile distribuibile, una parte di esso dovrebbe essere destinata al Fondo di stabilizzazione AVS. Le distribuzioni attualmente assegnate alla Confederazione e ai Cantoni rimarrebbero inalterate. Una maggioranza del 63% degli intervistati rifiuterebbe questa iniziativa per motivi economici. Il 30%, invece, considera l’iniziativa vantaggiosa e il 7% è indifferente.
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