Referendum sulle aperture domenicali: ecco cosa ne pensano commercianti e cittadini

Chiara De Carli

30 Maggio 2023 - 13:27

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Il prossimo 18 giugno, i ticinesi sono chiamati alle urne per esprimersi sulla legge sulle aperture domenicali. Abbiamo chiesto a cittadini e commercianti cosa ne pensano.

Referendum sulle aperture domenicali: ecco cosa ne pensano commercianti e cittadini

Estensione dell’orario di apertura fino alle 19, incremento del numero di domeniche lavorative da tre a quattro e innalzamento del limite della superficie dei negozi a 400 mq che, nelle località turistiche, possono rimanere aperti durante i giorni festivi. Sono questi i cambiamenti a cui si assisterebbe qualora, il prossimo 18 giugno, la popolazione dovesse votare a favore del referendum cantonale.
Era il 31 maggio del 2021, quando venne presentata un’iniziativa parlamentare volta a concedere una maggiore flessibilità operativa ai commerci del canton Ticino. L’intento era innescare un processo virtuoso a sostegno dell’occupazione e dei piccoli negozi. Il Governo poi, con un messaggio nel settembre dello stesso anno, si era espresso ricordando l’importanza dell’allineamento della legge sull’apertura dei negozi con le condizioni poste dal diritto federale per l’occupazione del personale. E il Gran Consiglio, aveva approvato le modifiche citate il 18 ottobre del 2022.
Non tutti, però, si sono mostrati concordi a quanto proposto. Tanto è vero che un comitato referendario ha voluto spingere affinché fossero i cittadini a decidere a riguardo.
Secondo i contrari, la legge in vigore attualmente concede già una grande libertà: aperture generalizzate per 3 domeniche l’anno, per i festivi non parificati alla domenica, aperture fino alle 19 e aperture 7 giorni su 7 dalle 6 alle 22.30 nelle zone turistiche - che corrispondono a circa due terzi del territorio cantonale - per negozi con una superficie sotto i 200 mq. Oltre a ciò, sono consentite aperture generalizzate anche in concomitanza di eventi quali il Black Friday e le manifestazioni locali. Stando a quanto scrivono, infine, la modifica della legge potrebbe aggravare le difficoltà dei piccoli commerci, che non potranno sostenere la concorrenza delle grandi catene di negozi.

Associazioni di categoria per il «sì»

Settimana scorsa, Federcommercio e la Società dei Commercianti del Ticino si sono riunite a Bellinzona per rendere note la posizioni dei negozianti che rappresentanto. Una opinione netta e chiara: «Vogliamo più flessibilità e maggiore libertà», hanno detto in conferenza stampa. Con loro anche Micaela Zambelli, titolare del negozio di bigiotteria La Signora degli Anelli, al numero 6 di via Cattedrale a Lugano. Secondo Zambelli è importante che questo referendum passi «per dare possibilità ai colleghi, con negozi superiori a 200mq, di aprire la domenica, soprattutto in periodi come questi, in cui l’affluenza turistica è molto elevata». La Signora degli Anelli è da diverso tempo che tiene la serranda alzata anche il settimo giorno della settimana. Racconta che inizialmente «inviava a tutti i suoi clienti un messaggio per avvertirli. In più - allora, come adesso - metto fuori un tavolino con delle brioches e con la scusa di un brunch accolgo chi passa o chi viene a trovarmi».
Insieme a lei, Michela Pagliuca della Light House Philosophy di via Torretta a Locarno. «Noi paghiamo un affitto ed è importante che possiamo aprire quando lo riteniamo più opportuno. Devo aggiungere, tuttavia, che queste settimane è passato un messaggio sbagliato, secondo cui i negozi aperti rimarranno aperti da Airolo a Chiasso 365 giorni l’anno. Non è così e lo trovo abbastanza diffamatorio nei nostri confronti». E conclude: «I commercianti di Locarno chiedono alla loro gente di sostenerli».

Pareri contrastanti tra la popolazione

Per le piazze e le strade del cantone, tuttavia, non tutti sono concordi. Giovanna, infermiera in pensione, 65 anni, sta curiosando tra alcuni capi di abbigliamento nel centro di Bellinzona. «Non sono convinta di questa modifica - confessa -. Ho provato sulla mia pelle quel che significa lavorare durante i giorni festivi. Inoltre c’è anche il rischio che il personale venga sfruttato. Dall’altro - dato il periodo - i negozianti potrebbero guadagnare qualcosa in più, ma non ne sono certa. È una questione delicata».
Poco più avanti, un’altra signora sulla cinquantina. Si chiama Paola e sta osservando una vetrina. «Sono una frontaliera. In Italia i negozi sono aperti la domenica già da anni. Penso che potrebbe essere una buona idea per attrarre più turisti e più persone nel centro anche durante i giorni festivi».
Giuseppe, più di 80 anni, cammina sotto i portici, mentre osserva i colori dei negozi del centro del capoluogo ticinese. Mi racconta di aver girato per diversi Paesi all’estero e nella sua esperienza ha visto svariate realtà, in cui i negozi rimangono aperti anche la domenica, ma fino a mezzogiorno. «Potrebbero farlo anche qui. Per i lavoratori non vedo criticità: si può optare per dei turni», afferma. «Noi ticinesi, però, non siamo abituati. C’è anche da dire che il turismo di Bellinzona è diverso da quello di Lugano e Locarno. Qui si basa su visite giornaliere».

Aperture domenicali: ne vale la pena?

Mi fermo poi tra i commerci. «Non ne vale la pena», mi confida una commessa che preferisce rimanere anonima. «Sono in pochi quelli che scelgono di rimanere aperti durante i festivi. Avrebbe più senso organizzare un’apertura concordata o in concomitanza di qualche evento, piuttosto che aprire ognuno quando meglio crede». Spiega infatti che già il sabato, in occasione del mercato settimanale, il centro di Bellinzona è pressoché deserto. «Per sapere quando qualcuno terrà aperto - conclude - dobbiamo sempre sentirci tra di noi».
Della stessa opinione lo erano stati qualche mese fa i commercianti del centro di Lugano. In questa piccola inchiesta, avevamo raccolto le loro impressioni.

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