Giornata mondiale dell’acqua: la siccità mette a rischio la disponibilità idrica anche in Ticino. Ecco come ridurre gli sprechi

Matteo Casari

22/03/2023

22/03/2023 - 15:08

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A causa del cambiamento climatico e della siccità, l’efficiente sistema di approvvigionamento d’acqua del nostro Cantone viene messo a dura prova.

Giornata mondiale dell'acqua: la siccità mette a rischio la disponibilità idrica anche in Ticino. Ecco come ridurre gli sprechi

Avremmo bisogno di almeno un mese di pioggia per arginare la siccità che non sembra voler abbandonarci nemmeno in questo in 2023. Una situazione al quanto rara per la Svizzera, e dunque per il Ticino, tradizionalmente considerata il bacino idrogeologico d’Europa, grazie alla massiccia presenza di ghiacciai, laghi, fiumi e torrenti. Per lo meno era così. La dura situazione climatica sta infatti mettendo a dura prova tutta la nazione, compreso l’avanzato approvvigionamento del nostro Cantone, danneggiando per primi i settori che fanno più uso della risorsa più preziosa del pianeta come l’agricoltura.

Quanta acqua consumano gli svizzeri?

In Svizzera il consumo medio d’acqua nelle case private è valutato in circa 142 litri al giorno per residente, ed è ripartito in questo modo, secondo acquapotabile.ch:

  • 28,9% sciacquone WC
  • 25,6% doccia e bagno
  • 15,5% lavello cucina
  • 12% lavatrice
  • 11,6% lavandino del bagno
  • 4,3% rubinetti all’esterno
  • 2,1% lavastoviglie
    Tuttavia, oltre a quelli domestici devono essere considerati anche altri consumi, come l’acqua utilizzata per scopi pubblici (scuole, fontane, ecc), per l’irrigazione di giardini e orti e per perdite nelle reti e nelle infrastrutture.
    Di tutta l’acqua disponibile, in media solo l’8% riguarda il consumo umano e il settore dei servizi, il 22% viene impiegato nell’industria mentre addirittura il 70% è utilizzato nell’agricoltura.

Comprendere il valore dell’acqua

Nel corso degli anni, l’utilizzo dell’acqua da parte dell’uomo è andato incontro a molteplici evoluzioni. Solo recentemente si sono sollevate preoccupazioni sull’approvvigionamento idrico e sullo spreco di acqua.
Dai consumi che nel passato si limitavano alle necessità legate all’alimentazione si è passati all’integrazione dell’acqua corrente nelle abitazioni. Nel dopoguerra con la rivoluzione nel campo dell’igiene e il benessere sempre maggiore, il consumo di acqua è aumentato notevolmente, fino a raggiungere i 700 l/g/Ab alla fine degli anni ottanta.
Al contrario, da circa 30 anni si riscontra una tendenza costante alla riduzione del consumo giornaliero dovuto ai cambiamenti strutturali nell’industria, grazie all’introduzione di impianti tecnologicamente avanzati e dotati di riciclo interno dell’acqua, alla sempre più frequente posa dei contatori d’acqua, all’abitudine di fare la doccia invece del bagno e all’uso di elettrodomestici più ecologici. Questo a seguito di diverse campagne di sensibilizzazione tendenti a promuovere il consumo responsabile dell’acqua. Soltanto nel 2012 le statistiche indicavano un utilizzo medio di 162 litri al giorno per residente.
Un altro fattore non trascurabile è la sempre più curata manutenzione delle opere che riduce le perdite d’acqua negli impianti.

Il Piano cantonale di approvvigionamento idrico

All’inizio degli anni ’90, con l’acuirsi dei problemi d’approvvigionamento idrico in diversi comuni ticinesi, per far fronte alle carenze legislative che non permettevano di intervenire adeguatamente, il legislativo cantonale ha voluto dotarsi di una nuova legge che disciplinasse nel suo complesso l’attività idrica nel Canton Ticino (Legge sull’approvvigionamento idrico (LApprI) del 22 giugno 1994).
Lo spirito di questa legge vuole scostarsi dalla politica d’approvvigionamento applicata precedentemente, che si limitava al solo contesto comunale, promuovendo una gestione globale che permetta di trovare delle soluzioni a livello regionale per ovviare ai problemi locali e per conseguire un uso parsimonioso dell’acqua in quanto bene limitato.

Il rischio siccità

Gli anni più recenti hanno però a messo a dura prova sia il sistema di approvvigionamento idrico, sia la portata dell’acqua dei bacini del nostro Cantone. Così come nelle regioni dell’Italia settentrionale, il 2022 è stato un anno fortemente condizionato da anomalie climatiche. Gli ultimi due inverni insolitamente caldi e con precipitazioni sporadiche non hanno reso vita facile all’ecosistema, in particolare ai corsi d’acqua e ai laghi in queste regioni. Dopo un autunno caratterizzato da temperature elevate, queste sono tornate a condizionare anche l’ultima parte d’inverno. Nell’anno da poco concluso è stata protagonista l’alta pressione, colpevole dei lunghi periodi senza piogge.
Infatti, il 2022 è stato un anno record per la scarsità idrica in tutto il territorio. Secondo il Notiziario statistico di Idrologia in Ticino sono stati misurati nuovi valori minimi assoluti, sia annuali sia mensili, nella quasi totalità dei corsi d’acqua, da Bedretto a Chiasso. Solo a settembre e ottobre nel Sottoceneri i valori osservati sono stati prossimi alla media.

Record negativi anche per i livelli del lago: nuovi valori minimi assoluti sono stati misurati per il lago di Lugano da marzo a giugno e per il lago Maggiore da ottobre 2021 a fine 2022. Per quest’ultimo la situazione sembra particolarmente critica, dato che non era mai accaduto che per 365 giorni consecutivi il livello restasse inferiore al livello medio. Il lago di Lugano, invece, grazie alle dimensioni più ridotte, è riuscito a mantenersi su livelli negativi, ma comunque vicini alla norma.

L’agricoltura la prima a risentirne

Oltre a minare l’equilibrio dell’ecosistema, la principale vittima della siccità è l’agricoltura, dato che è il settore responsabile del consumo di oltre i due terzi delle risorse idriche disponibili. L’acqua è ovviamente il nutriente fondamentale di ogni tipo di coltura, e la difficoltà nel suo approvvigionamento può portare gravi conseguenze al settore.
Omar Pedrini, presidente della Società agricola Alta Leventina, aveva già dichiarato a MoneyMag le sue preoccupazioni esistenti e imminenti per il settore: «Dove si fanno colture in campo aperto occorre servirsi dell’irrigazione, e la mancanza d’acqua si sta già sentendo. In più, questa carenza di precipitazioni sta creando problemi con le riserve d’acqua, anche per le sorgenti sugli alpeggi. Durante la stagione estiva potrebbero esserci grosse difficoltà».

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