Quando i frontalieri abbassano il tasso di disoccupazione, ma del loro Paese

Chiara De Carli

18/07/2023

19/07/2023 - 10:09

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In Ticino, per esempio, mentre nel 2022 la percentuale di persone senza lavoro era pari al 6,5%, in Lombardia si attestava al 4,9%. Lo hanno mostrato i dati diffusi dall’Ufficio federale di statistica.

Quando i frontalieri abbassano il tasso di disoccupazione, ma del loro Paese

Nei giorni scorsi l’Ufficio federale di statistica (Ust) ha diffuso uno studio comparativo che ha messo a confronto i tassi di attività professionale nelle 11 Grandi Regioni europee limitrofe alla Svizzera con quelli delle Grandi Regioni svizzere confinanti. Neanche a dirlo è risultato che i valori registrati nel 2022 nelle zone di oltreconfine erano inferiori a quelli delle delle regioni elvetiche confinanti, ma superiori ai rispettivi tassi nazionali.
La prova del nove è il tasso di disoccupazione che, ai sensi dell’ILO, in queste zone erano più contenuti rispetto alla media nazionale dei rispettivi Paesi e a volte inferiori rispetto a quelli delle regioni elvetiche limitrofe. Insomma, in Svizzera sono impiegati 373 mila frontalieri stranieri, l’impatto positivo del mercato del lavoro svizzero è stato definito dall’Ust come «lampante».

Manodopera in arrivo da regioni ricche

Dobbiamo ricordare che i frontalieri arrivano da regioni confinanti molto produttive già di per sé. Basti pensare che a Nord la Svizzera confina con la Baden-Württemberg tedesca che da sola nel 2022 ha raggiunto un Pil da 573 miliardi di euro in crescita dell’1,4%. A Ovest con la Francia, più esattamente con la regione del Rodano-Alpi spinti dalla città di Lione, il cui Pil si attesta a circa 240 miliardi di euro. Al Sud con la Lombardia, che con circa 368 miliardi di euro di Pil, costituisce circa il 22% di quello italiano.
Dai dati raccolti dall’Ust, è emerso che nel gruppo di Paesi formato dalla Svizzera e dai suoi cinque vicini, la percentuale di persone attive nel mondo del lavoro in una fascia di età compresa tra i 15 e i 64 anni era maggiore in Svizzera, pari all’83,5%. Mentre in Germania (79,4%), Austria (77,8%) e Liechtenstein (78,0%), il tasso era più alto di quello dell’Unione Europea (UE: 74,5%), mentre in Francia (73,6%) e in Italia (65,5%) era più basso.

Tassi di attività professionale superiori a quelli nazionali

Osservando i dati più da vicino, emerge inoltre come il mercato del lavoro transfrontaliero incida sulla disoccupazione locale. Nelle regioni oltreconfine, i tassi di occupazione erano inferiori a quelli delle regioni svizzere confinanti, ma superiori alle rispettive medie nazionali. Per esempio, nelle regioni di Friburgo (81,7%) e Tubinga (82,3%), il tasso di occupazione erano al di sopra della media tedesca. Per quanto riguarda l’Austria, in Tirolo è stato addirittura registrato il tasso più alto del Paese (80,4%), seguito da quello del Vorarlberg (79,4%). Nelle regioni francesi confinanti con la Svizzera, Rodano-Alpi e Alsazia, sono state registrate rispettivamente la seconda e la terza quota di persone attive più elevata (risp. il 76,2% e il 75,9%). Più alta della media nazionale anche la quota registrata in Franca Contea (75,1%). In Italia la partecipazione al mercato del lavoro nelle regioni confinanti con la Svizzera ha superato nettamente il livello medio nazionale (tasso di attività spaziante tra il 71,0% del Piemonte e il 75,8% della provincia autonoma di Bolzano).

Tassi di disoccupazione più bassi fuori dai confini

Di pari passo, emerge che i tassi di disoccupazione delle regioni confinanti sono inferiori ai rispettivi nazionali. Osservando i dati ai sensi dell’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO) nelle regioni di Friburgo (2,3%) e Tubinga (2,2%) erano inferiori alla media tedesca (3,1%). Situazione riscontrata anche nelle altre regioni confinanti: i tassi di disoccupazione in Franca Contea (5,9%), Rodano-Alpi (6,6%) e Alsazia (6,7%) erano inferiori al tasso medio registrato in Francia (7,3%); lo stesso dicasi per l’Austria (Vorarlberg e Tirolo: entrambi del 3,2%; tasso nazionale: 4,8%) e l’Italia (Piemonte: 6,5%, Valle d’Aosta: 5,4%, Lombardia: 4,9%; provincia autonoma di Bolzano: 2,3%; tasso nazionale: 8,1%).
In alcuni casi il livello di disoccupazione nelle regioni di confine è stato addirittura più contenuto di quello delle regioni svizzere limitrofe: nella Regione del Lemano al 6,9%; nella Svizzera orientale al 3,1%; e nella Svizzera nordoccidentale al 4,3%. In Ticino il tasso di disoccupazione nel 2022 si è attestato al 6,5%.

Fino all’8% di persone frontaliere nelle regioni limitrofe

La direzione quale sarà? Nel corso di questi mesi le associazioni di categoria hanno lanciato un allarme: negli anni a venire la carenza di manodopera manderà in crisi l’assetto economico. Ecco dunque perché è importante importare forza lavoro dall’estero. Una strategia che pare necessaria, ma non trova consenso unanime. In Svizzera nel 2022 lavoravano complessivamente 373 mila persone in possesso di permesso G. Mentre le persone residenti che hanno esercitato un’attività lavorativa fuori dal Paese erano solo 29 mila. Un terzo di quest’ultime lavorava in Liechtestein.

Un’unica grande regione iper produttiva

Considerando complessivamente la Svizzera, le 11 regioni europee limitrofe e dal Liechtenstein, nel 2022 qui vi vivevano 25 milioni di persone in età lavorativa. Il tasso di occupazione si è attestato al 76,8%, più simile a quello della media dell’Unione Europea del 74,5% (in Svizzera era dell’83,5%). Il tasso di disoccupazione ai sensi dell’ILO, pari al 4,9%, si avvicinava più a quello svizzero (4,3%) che a quello dell’Ue (7,2%).

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