Frontalieri: dal 1º febbraio stop al telelavoro. Ecco quali sono i rischi fiscali

Chiara De Carli

31 Gennaio 2023 - 15:11

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Salvo decisioni prese entro la mezzanotte del 31 gennaio, ai frontalieri italiani sarà di nuovo applicato il regime fiscale dell’accordo del 1974. Che non prevede smart working.

Frontalieri: dal 1º febbraio stop al telelavoro. Ecco quali sono i rischi fiscali

Conto alla rovescia per il telelavoro dei frontalieri. Dal primo febbraio, i lavoratori italiani residenti nelle fasce di confine, dovranno dire addio alla possibilità di lavorare dal proprio domicilio, pena la perdita dello status di «frontaliere», così come definito nell’accordo fiscale ancora in essere, quello del 1974.
L’intesa amichevole siglata tra Italia e Svizzera nel giugno del 2020, scade ufficialmente il 31 gennaio: vani sono stati gli appelli fatti da patronati e sindacati ticinesi e di oltre confine. Da mercoledì i quasi 90 mila lavoratori frontalieri coinvolti, qualora dovessero lavorare da casa, saranno assoggettati all’imposizione fiscale italiana per le ore lavorate dal proprio domicilio, perdendo di fatto lo status di frontaliere.

Interpello dell’Agenzia delle Entrate

A togliere ogni dubbio, l’Agenzia delle Entrate che settimana scorsa ha messo nero su bianco la definizione di lavoratore frontaliero, ovvero colui che ogni giorno supera la frontiera per recarsi alla sede lavorativa. Senza questo spostamento fisico, lo status viene meno. «Il rientro giornaliero in Italia - ha spiegato Samuele Vorpe, professore responsabile del Centro competenze tributarie della Supsi, durante il webinar "Telelavoro e Frontalieri" organizzato dalla Supsi - è l’elemento identificativo dello status di frontaliere». Dunque, «per consentire la trattenuta alla fonte è necessario che la persona svolga fisicamente l’attività lavorativa in territorio svizzero. Lo smart working, quindi, non è imponibile in Svizzera», anche perché «a oggi manca una normativa che parli in maniera esplicita del telelavoro». Venuto meno l’accordo amichevole, non rimane altro che fare riferimento al diritto convenzionale, per cui il reddito è imponibile nella nazione in cui viene svolta l’attività.
Tornando indietro al 22 dicembre 2022, Marco Bernasconi, esperto di diritto tributario, ha parlato di una «data funesta». Mentre i Cantoni confinanti con la Francia portavano a casa un nuovo accordo «permanente» sul regime fiscale in materia di telelavoro a domicilio, con una soglia del 40% del tempo lavorativo annuale, l’Italia non rinnovava l’intesa, sollevando grande stupore da entrambe le parti del confine. «Non si conoscono ancora del tutto le conseguenze che si verrano a creare - ha proseguito poi Bernasconi. Sul tavolo diverse questioni come la possibile diminuzione di «attrattività del lavoro in Ticino» e le auto dei frontalieri che torneranno a congestionare le strade del territorio, già di per sé al collasso.

Nel nuovo accordo fiscale non si parla di telelavoro

Le risposte a questa situazione non sono presenti nemmeno nel nuovo accordo fiscale, in attesa di ratifica al Parlamento italiano. Anche in questo caso, infatti, lo status di frontaliere viene definito dal rientro giornaliero al domicilio, come prerogativa indispensabile. Nel testo si fa riferimento a delle eccezioni, ma riguardano l’accordo sulla libera circolazione delle persone e il soggiorno massimo di 45 giorni annui nel Paese dove si esercita l’attività lucrativa. Ma di telelavoro, concretamente, non si parla. Nonostante il governo svizzero abbia firmato il nuovo accordo sull’imposizione dei lavoratori frontalieri il 23 dicembre 2020, quando la pandemia obbligava i lavoratori a svolgere le attività telematicamente da oltre confine. Forse - prima di firmare - andava fatta una riflessione.

La tassazione italiana è più del doppio

Per Bernasconi la revoca dell’accordo amichevole favorisce solo l’Italia: «Si vuole vanificare l’impegno assunto dal governo italiano, nel nuovo accordo fiscale, di diversificare nuovi e vecchi frontalieri. Ecco che alcuni dei vecchi frontalieri dovranno pagare aliquota più elevata, così come i nuovi».
Per i frontalieri si tratterebbe di un aumento notevole nella imposizione fiscale. Chi vive entro i 20 chilometri dal confine e lavora in Svizzera, gode infatti di una tassazione agevolata. «Per il Ticino si parla di circa il 10% su un reddito imponibile di 50 mila franchi», ha spiegato Michele Scerpella, Capoufficio dell’Ufficio delle imposte alla fonte e del bollo della Divisione delle contribuzioni del Cantone, durante il webinar. In Italia la storia è ben diversa. Per dei redditi che si attestano tra i 28’001 e i 50 mila euro (stipendio medio di un frontaliere, ndr), l’aliquota è al 35% e per redditi superiori a 50 mila euro balza al 43%.

Esistenza di una stabile organizzazione personale per telelavoro?

Osservate speciali quelle aziende che chiedono espressamente al lavoratore frontaliere di svolgere l’attività lucrativa dal proprio domicilio in Italia, ad esempio non fornendogli un ufficio. Questa situazione potrebbe portare queste società nel mirino dell’Agenzia delle Entrate italiane, poiché una parte dell’utile conseguito in Ticino, dovrebbe essere tassato in Italia. Andrea Ballancin. avvocato e commercialista, professore associato di Diritto tributario presso l’Università degli Studi del Piemonte Orientale, ha osservato che nel Commentario del modello Ocse viene riportato che «nella misura in cui l’impresa ha richiesto al dipendente di lavorare da casa sua in Italia in modo continuativo, può configurarsi come stabile organizzazione. Anche in assenza di richiesta formale». Il rischio dunque è di incorrere in sanzioni amministrative fino al 120% dell’imposta non dichiarata, se superiore ai 50 mila euro. «Per evitare sanzioni, il dipendente deve essere assoggetto in Italia».

Come si devono comportare le aziende?

Scerpella conclude spiegando che in questo momento di incertezza «invitiamo di comune accordo con le amministrazioni federali e la Sif, a trattenere l’imposta alla fonte sui 5 giorni lavorativi. Entro il 31 marzo dell’anno successivo è possibile contestare la quota dell’imposta online».

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