Verso la parità franco-euro. Occhi puntati sulla riunione della Bce

Chiara De Carli

13/04/2022

30/06/2022 - 16:54

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Ormai più di un mese fa, a seguito dell’inizio della guerra in Ucraina, l’euro crollava e lasciava spazio alla valuta svizzera.

Verso la parità franco-euro. Occhi puntati sulla riunione della Bce

Dopo una mattinata in cui franco ed euro si sono rincorsi fino all’ultimo centesimo, la valuta svizzera passa di mano a quota 0,9891 euro rispetto al valore di 0,9905 raggiunto nella giornata di ieri e mantenuto fino a questa mattina alle 11.30.
Ormai più di un mese fa, a seguito dell’inizio della guerra in Ucraina, l’euro crollava e cedeva terreno alla valuta svizzera. Il 4 marzo il franco toccava infatti la parità, tra euforia e timori per l’economia. È risaputo: il franco tende ad avere importanti fasi di apprezzamento e la guerra non ha fatto altro che innescare questo processo.

Quali sono i vantaggi di una valuta forte?

Per ora il rafforzamento nominale della moneta ha avuto un effetto collaterale positivo, riuscendo a contenere la morsa dell’inflazione. La Banca nazionale svizzera ha infatti reso i prezzi più convenienti all’importazione, riducendo l’effetto sull’aumento dei costi. Il settore import è quindi quello più avvantaggiato, mentre il settore del commercio estero import-export rimane comunque penalizzato. Le materie prime hanno subito rialzi in tutto il mondo, ma le dinamiche di cambio rendono il loro l’acquisto meno caro.

Export penalizzato?

Per l’export la questione è ben diversa. Certo è che il commercio con l’estero ne può risentire. Sarebbe necessario trovare delle soluzioni per cercare di rendere i prodotti svizzeri unici. Edoardo Beretta, professore titolare della facoltà di Scienze economiche all’Usi qualche settimana fa commentava: «Guardiamo all’Europa: la Merkel è sempre stata una grande sostenitrice dell’euro forte. L’euro debole non serviva, perché la Germania esportava un prodotto essenziale».

Valuta forte: è un bene?

Ora come ora sì. La risposta della moneta riduce la pressione inflazionistica che invece sta imperversando in altri Stati. Negli Usa ha raggiunto i massimi storici dal 1981 all’8,9%, in Regno Unito 7%, in Germania del 6,1%. La Svizzera, dove si attesta al 2,4%, sembra essere al sicuro anche per via del tenore e costo di vita già di per sé molto elevati. Nel nostro Paese quindi le dinamiche di prezzo incidono in maniera inferiore.

La Banca nazionale svizzera

In questi giorni gli occhi sono puntati Federal Reserve che ha manifestato l’intenzione di aumentare i tassi di interesse di mezzo punto già a partire dal mese prossimo. Stando alle valutazioni degli esperti Ubs, questo potrebbe portare già di per sé il franco a indebolirsi nei prossimi mesi. Inoltre, c’è attenzione verso la riunione di domani alla Bce. Le aspettative riguardano le prossime mosse per la normalizzazione della politica monetaria, con un focus particolare sui tassi d’interesse.
Di tutta risposta gli economisti svizzeri ipotizzano un ritocco dei tassi in anche da parte della Bns, che qualche settimana fa annunciava il mantenimento a -0,75% del suo tasso guida e il tasso di interesse sugli averi a vista. Conservando una politica monetaria espansiva, garantendo stabilità dei prezzi e sostenendo l’economia svizzera.

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