Casse pensioni Credit Suisse: il 2021 chiude in guadagno grazie alla ripresa economica

Laura Bordoli

27 Gennaio 2022 - 15:43

condividi
Facebook
twitter whatsapp

Le casse pensioni, forti della crescita considerevole dei mercati azionari, segnano un soddisfacente risultato positivo per l’anno appena concluso.

Casse pensioni Credit Suisse: il 2021 chiude in guadagno grazie alla ripresa economica

Nel 4° trimestre 2021 l’Indice delle casse pensioni di Credit Suisseavanzato di 4,39 punti (2,13%); l’evoluzione da inizio anno è quindi pari all’8,28%.
In particolare, al 31 dicembre 2021 l’indice si attesta a quota 209,84 punti, con base 100 a inizio 2000.
Il risultato del mese di ottobre (+0,82%) è stato superato dalla performance molto positiva di dicembre (+1,52%), mentre a novembre vi è stato un leggero consolidamento (-0,22%).
Il risultato positivo di Credit Suisse è stato determinato soprattutto dalla ripresa dell’economia mondiale nell’anno appena concluso, in cui i mercati azionari globali hanno infatti registrato una crescita considerevole, e sono aumentati anche i rendimenti di importanti titoli di Stato, pur rimanendo a livelli bassi.
E secondo gli esperti di Credit Suisse, la tendenza è destinata a continuare: il 2022 sarà l’anno per eccellenza della ripresa economica.

I driver del risultato positivo

L’evoluzione positiva del quarto trimestre è stata determinata principalmente dalle azioni (+1,94%). Nello specifico, il contributo alla performance delle azioni svizzere e delle azioni estere è stato rispettivamente di +1,15% e +0,79%.
Anche la classe di investimento degli immobili (+0,26%) ha favorito notevolmente la performance.
Tuttavia, le obbligazioni (incluse le obbligazioni convertibili) hanno penalizzato il risultato con un contributo di –0,20%.

Indice della remunerazione minima LPP

L’Indice Credit Suisse delle casse pensioni svizzere si colloca a lungo termine al di sopra della remunerazione minima LPP, ovvero della previdenza professionale o il secondo pilastro del sistema sociale svizzero.
In particolare, nel trimestre in esame l’indice della remunerazione minima LPP (dal 1° gennaio 2017 pari all’1% p.a.), calcolato anch’esso con base 100 punti a inizio 2000, è cresciuto di 0,39 punti (ossia dello 0,25%), attestandosi a 158,27 punti.
Nel quarto trimestre 2021 il rendimento dell’Indice è risultato quindi superiore dell’1,89% all’obiettivo LPP. Al 31 dicembre 2021 iI rendimento annualizzato dell’Indice Credit Suisse delle casse pensioni svizzere (dal 1° gennaio 2000) era pari al 3,42%, a fronte di una remunerazione minima LPP annualizzata del 2,10%.

L’influenza della pandemia

In retrospettiva economica, a inizio 2021, la crisi pandemica, che continua oggi a interessare il nostro Paese, ha provocato una contrazione nel settore dei servizi a causa delle misure di distanziamento sociale correlate, che sono state successivamente ridotte grazie al crescente numero di vaccinazioni che ha poi portato a un aumento della domanda di servizi.
Al contempo, gli stimoli fiscali hanno incrementato il reddito delle famiglie, soprattutto negli Stati Uniti, alimentando la crescita della domanda di beni.
Le misure adottate dai governi e dalle banche centrali per la gestione della pandemia hanno sostenuto l’avanzamento delle azioni globali di oltre il 20% sui mercati finanziari. Tra queste è stata particolarmente importante la politica monetaria accomodante con ampi programmi di acquisti di attivi.
Di conseguenza, l’inflazione ha registrato un marcato rialzo nella maggior parte delle grandi economie, come in Svizzera e in Germania, a causa della domanda sostenuta di beni, della scarsità dell’offerta e dei mercati del lavoro in rapida ripresa.

I tassi d’interesse

Nella seconda metà del 2021 l’accomodamento monetario è stato ridotto.
La banca centrale statunitense (Fed) ha lasciato invariato il target range del tasso di riferimento allo 0-0,25%; tuttavia, verso la fine dell’anno ha iniziato a ridurre gli acquisti di attivi e ha indicato che nel 2022 potrebbero essere operati rialzi dei tassi d’interesse.
La Banca d’Inghilterra ha concluso il programma di acquisti di attivi e ha aumentato i tassi d’interesse a fine anno. Anche diversi istituti centrali dei Paesi emergenti hanno alzato i tassi nella seconda metà dell’anno.
La Banca centrale europea, la Bank of Japan e la Banca nazionale svizzera hanno invece mantenuto una politica monetaria accomodante e hanno lasciato i tassi d’interesse a zero o negativi.

I mercati azionari

Per quanto concerne i mercati azionari delle singole regioni, le azioni di Stati Uniti e Svizzera hanno sovra-performato il mercato globale, mentre le azioni giapponesi e quelle dei mercati emergenti hanno evidenziato un andamento peggiore.
In particolare, la volatilità dei mercati azionari, ha evidenziato forti oscillazioni a breve termine, in particolare a fine gennaio e a inizio dicembre 2021, ma nel complesso è risultata inferiore ai livelli del 2020.
Nell’ambito dei titoli bancari le azioni europee hanno conseguito nel 2021 risultati migliori rispetto a quelle mondiali, soprattutto a causa della solida performance di dicembre.
Complessivamente, le azioni bancarie mondiali hanno chiuso l’anno con un rialzo del 35% superiore al 2020.
Per quanto concerne gli investimenti a reddito fisso, la maggior parte delle obbligazioni ha generato rendimenti negativi con un’elevata volatilità. Ciò riflette le aspettative del mercato di un primo inasprimento della politica monetaria da parte delle banche centrali.
Per i rendimenti in dollari USA si è ridotto il differenziale tra i titoli di Stato statunitensi a 10 e a 2 anni, mentre la curva dei rendimenti per euro e franco svizzero è più ripida.
Sul fronte dei crediti, i corporate bond globali ad alto rendimento hanno sovra-performato sia le obbligazioni societarie investment grade sia i titoli di Stato dei Paesi emergenti, che hanno entrambi espresso un rendimento complessivo negativo a causa della loro duration più lunga.
I credit spread sono rimasti compressi.

I settori migliori

A livello di settori, il migliore è stato il settore energetico con un incremento del 44%, seguito da immobili e tecnologia dell’informazione. Fanalino di coda è invece il settore dei servizi di pubblica utilità.
Inoltre, nel 2021 il Credit Suisse Commodity Benchmark è avanzato sensibilmente nonostante la volatilità del quarto trimestre, chiudendo l’anno con un +43%.
Il settore energetico (petrolio e gas) è stato il più importante settore di outperformance, in quanto le limitazioni dell’offerta dei Paesi OPEC+ e la ripresa della domanda hanno finito per comprimere le scorte petrolifere. Anche i limitati stock globali di gas e la preoccupazione per l’insufficienza delle scorte invernali hanno portato a un aumento dei prezzi.
I metalli industriali e i mercati agricoli sono cresciuti, sebbene la performance di questi settori si sia attestata al di sotto del benchmark. Il calo delle giacenze aziendali in entrambi i segmenti, i problemi nella catena di approvvigionamento e una solida domanda hanno generato una notevole pressione al rialzo sui prezzi. Per contro, i metalli preziosi hanno evidenziato un andamento negativo. Sono diminuiti i prezzi di oro e argento.

Iscriviti alla newsletter