Long-COVID: il 40% degli svizzeri ha ancora problemi dopo mesi

Gabriele Stentella

7 Luglio 2021 - 11:15

condividi
Facebook
twitter whatsapp

Chi guarisce dalla COVID-19 può portarsi dietro per molto tempo diversi problemi di salute. Uno studio ginevrino rende più semplice comprendere l’incidenza di questo fenomeno tra gli svizzeri.

Il termine inglese "Long-COVID" è usato sempre più spesso anche nel nostro paese per identificare una tipologia di individui che manifestano ancora problemi di salute nonostante la guarigione dalla COVID-19. Il malessere dei pazienti Long-COVID non è sempre invalidante, ma in alcuni casi i residui della malattia possono comunque rendere molto difficile anche lo svolgimento delle azioni quotidiane più elementari.

Dalla Svizzera Romanda giunge la notizia relativa a uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Ginevra sulla percentuale di soggetti che nel nostro paese continuano a risentire della COVID-19 anche a distanza di numerosi mesi dalla guarigione.

Quanti sono gli svizzeri che ancora hanno difficoltà a causa della malattia? Quali sono i malesseri più comuni? Analizziamo i dati dello studio ginevrino.

I sintomi più comuni nei pazienti Long-COVID svizzeri

I ricercatori dell’Università di Ginevra hanno condotto il loro studio su in campione di 410 pazienti guariti dalla COVID-19 tra dicembre 2020 e febbraio 2021. Non sono stati presi in considerazione i soggetti colpiti dalle forme più gravi della malattia come polmonite bilaterale grave e insufficienza multi organo.

I soggetti esaminati sono tutti negativizzati da almeno sette mesi, ma la percentuale di soggetti che manifestano ancora sintomi Long-COVID è risultata pari al 40%.

Il sintomo più riscontrato nel corso dello studio è stato l’affaticamento persistente (20,7% dei casi), seguito dall’indebolimento del gusto e dell’olfatto (16,7% dei casi). Anche l’affaticamento del respiro è stato riscontrato in buona parte dei soggetti esaminati (circa il 12%), al quale si aggiunge spesso anche il mal di testa persistente (10% dei casi). Nel 15% dei soggetti questi sintomi si sono manifestati anche congiuntamente almeno una volta nel corso degli ultimi mesi.

Lo studio ginevrino sembra mostrare dati molto simili a quelli che presentati da numerosi altri studi condotti all’estero sui pazienti Long-COVID.

Le donne sono le più colpite, nessuna correlazione con l’età

Stando sempre ai dati pubblicati dall’Università di Ginevra, sarebbero le donne i soggetti maggiormente interessati dal fenomeno.

Un dato sorprendente riguarda invece la correlazione tra l’età dei contagiati e i sintomi Long-COVID: le statistiche sembrano evidenziare che non vi è correlazione, o quanto meno essa è molto debole. Questo vuol dire che un soggetto più giovane non avrebbe minori possibilità di sviluppare sintomi Long-COVID rispetto a un soggetto più avanti con gli anni.

Un ulteriore dato che potrebbe destare preoccupazioni è quello riguardante il periodo in cui si possono manifestare questi sintomi, dato che alcuni soggetti Long-COVID hanno iniziato anche dopo 45 -50 giorni dal primo tampone negativo.

Iscriviti alla newsletter