Lavoro e COVID: l’USS torna a chiedere il salario minimo di 22 Franchi all’ora

Gabriele Stentella

21 Aprile 2021 - 13:27

condividi
Facebook
twitter whatsapp

Anche in Svizzera, come nel resto del Mondo, la pandemia ha aumentato le diseguaglianze salariali e occupazionali. L’Unione Sindacale Svizzera torna a chiedere misure per contrastare il fenomeno, tra le quali un salario minimo di 22 CHF l’ora.

In tutti gli stati del Mondo la pandemia di COVID-19 ha rappresentato per i governi una duplice sfida: da un lato si è dovuto far fronte all’affaticamento delle strutture sanitarie, per non parlare del dramma legato ai decessi, ma dall’altro ci si è trovati a fare i conti con la crisi economica e occupazionale causata da SARS-CoV-2.

A differenza di altre realtà europee, come la vicina Italia, la Svizzera è riuscita ad affrontare meglio la situazione, seppur siano aumentate anche nel paese i divari retributivi e occupazionali.

L’Unione Sindacale Svizzera (USS) chiede alle autorità di mettere in campo misure per migliorare le condizioni dei lavoratori dipendenti, e fra esse non manca la proposta di un salario minimo pari a 22 Franchi orari.

Peggiorano occupazione e salari: il quadro dipinto dall’USS non è buono

Nel corso di una conferenza stampa, Il Presidente dell’Unione Sindacale Svizzera Pierre-Yves Maillard è tornato a sottolineare i disagi che la crisi pandemica sta riservando a una folta schiera di lavoratori dipendenti.

Maillard afferma che la riduzione dell’orario di lavoro ha risparmiato il licenziamento di molti lavoratori, ma di contro non ha stimolato una ripresa forte del mercato del lavoro. Le nuove offerte di lavoro sono infatti calate drasticamente negli ultimi tre mesi.

I soggetti più danneggiati da questa situazione sono ancora una volta i più giovani e gli over 50, assieme a quei lavoratori impiegati in mansioni non altamente qualificate (spesso stagionali). Quanti sono invece riusciti a mantenere il proprio impiego devono spesso far fronte a un progressivo abbassamento del loro salario.

Stando alle statistiche rese note dall’USS, i lavoratori a basso reddito (che percepiscono fino a 4000 CHF lordi mensili) hanno mediamente perso circa 300 CHF al mese a causa della COVID-19. Paradossalmente, chi percepisce uno stipendio lordo superiore ai 10.000 CHF al mese ha visto aumentare il proprio potere d’acquisto di circa 300-400 CHF. Per Pierre-Yves Maillard questo è la testimonianza che la crisi ricade in maggior misura sui ceti meno abbienti.

UNIA: condizioni lavorative in peggioramento

Anche Vania Alleva, Presidente del sindacato Unia, ha ribadito che le condizioni lavorative in Svizzera starebbero peggiorando in maniera progressiva. Chi è riuscito a mantenere il proprio impiego deve sempre più spesso far fronte ad un’enorme pressione da parte del datore di lavoro, fino a sfociare, nei casi più gravi, in veri e propri episodi di Mobbing.

Alleva aggiunge che l’estensione delle tutele previste dai Contratti Collettivi di Lavoro (CCL) aiuterebbe a contrastare un fenomeno che desta sempre più preoccupazioni. Per quanto riguarda invece il lavoro ad orario ridotto, l’Unia torna a proporre l’indennizzo del 100% per i lavoratori con guadagni fino a 5000 Franchi lordi mensili.

Salario minimo di 22 Franchi orari: la proposta dell’USS per aiutare i più fragili

Alla luce di segnali così negativi, l’USS avanza la proposta di un salario minimo pari ad almeno 22 Franchi all’ora, a favore sia di chi è già occupato che dei futuri occupati.

Secondo le parole di Maillard, il governo federale dovrebbe inoltre rivedere le proprie politiche di austerity (che favorirebbero l’aumento della disoccupazione) in favore di politiche che rafforzino maggiormente il potere d’acquisto tra i cittadini.

Iscriviti alla newsletter